MARK TWAIN

 Samuel Langhorne Clemens, il vero nome  di  Mark Twain, nacque a Florida (Missouri) il 30 novembre 1835 e morì a Ridding  (Connecticut) il 21 aprile 1910 e fu un grande scrittore, umorista e docente americano. La madre era calvinista, mentre il padre ebbe una vita molto avventurosa.

Crebbe  ad Hannibal nel Missour ambiente che utilizzò nel romanzo Le avventure di Tom Sawyer.

Dovette lasciare gli studi molto giovane  quando, nel 1847, il padre morì di polmonite e dovette trovarsi un lavoro per guadagnarsi da vivere e aiutare le famiglia. Lavorò per qualche anno come tipografo e copista presso la giornale del  il fratello Orione. Questo mestiere lo avvicinò alla letteratura  e iniziò scrivendo novelle per  i giornali.

Dopo la Guerra Civile  girò in lungo e in largo il suo Paese facendo svariati mestieri e conoscendo usi e costumi e modi di parlare tipici.

In seguito ottenne il brevetto come pilota per i battelli a vapore che navigavano sul fiume Mississippi.

Negli anni  dal 1857  al 1861 visse sui battelli del fiume e da questa esperienza nacque lo pseudonimo con cui è conosciuto come scrittore: Mark Twain. Si dice che  derivi dal grido  in uso nella marineria fluviale  per segnalare la profondità delle acque: by  the mark, twain (da segno, due) sottintendendo due tese che era la profondità di sicurezza, circa m. 3,7.

Fu proprio in questi anni  che caratterizzarono la sua vita e lasciò in lui tracce profonde (morì il fratello Henry che aveva chiamato presso di sé a lavorare sul battello a vapore).

Scrisse in seguito le sue avventure sul fiume,  in un libro intitolato Vita sul Mississippi.

 Il suo primo libro fu una raccolta di novelle intitolato Il ranocchio saltatore del contado di Calavera (1865)

Mark Twain decise di andare in cerca di fortuna e si trasferì in California dove fece il cercatore d’oro (con scarsissimi risultati), il minatore, il giornalista a San Francisco. Visitò le Isole Hawaii, viaggiò in Africa, Francia e  anche in Italia.

Da queste sue esperienze scrisse  il suo secondo libro: Gli innocenti all’estero.

Nel 1870, dopo il successo dei suoi primi libri sposò Olivia Langton, ad Hartford nel Connecticut e fu in questo periodo, soprattutto, che tenne conferenze e lezioni  nelle università americane e inglesi.

Le più celebri opere letterarie di questo scrittore furono tra le altre: Le avventure di Tom Sawyer, Il principe e il povero, Un americano alla corte di Re Artù, Le Avventure di Hukleberry Finn, e moltissimi altri.

La sua  fu quella che fu definita una tipica letteratura americana. Egli, sottile umorista, seppe anche  denunciare la società dell’epoca, l’ipocrisia e le ingiustizie sociali e il razzismo. Addirittura  molti dei suoi lavori sono stati soppressi perché ritenuti ‘indegni’ e pubblicati postumi.

Scrisse molti aforismi e ne trascrivo un paio per darne un’idea:

Che cosa sarebbe l’umanità, signore, senza la donna? Sarebbe scarsa, signore, terribilmente scarsa.

Che strano, tutti parlano del tempo, ma nessuno fa niente per cambiarlo.

Gli ultimi anni della sua vita furono funestati da lutti (morirono tre di suoi quattro figli e l’amata moglie) e rovesci finanziari. Con l’aiuto dell’amico industriale  Henry  Huttleston Rogers, che lo aiutò a rimettere in sesto le sue finanze disastrate. Con lui promosse l’istruzione fondando molte piccole scuole  rurali e istituzioni  di educazione superiori nel Sud degli USA per il miglioramento della condizione sociale e l’educazione dei neri.

Nel 1907 ricevette il titolo dottore  honoris causa dall’Università di Oxford (Regno Unito).

Piccola curiosità, un anno prima di morire nel 1909 ebbe a dire: Sono arrivato con la cometa di Halley nel 1835. Tornerà l’anno prossimo e io me ne andrò con lei. E così avvenne.

Credo di avere letto la maggior parte dei libri di Mark Twain, ma quello che amo di più e che ho letto spesso anche a scuola ai miei alunni è: Il diario di Adamo ed Eva.

E’ breve, divertente, acuto e si legge in poche ore.

Tratta di un immaginario diario tenuto dai nostri progenitori, Adamo ed Eva, appunto.

Le descrizioni sono molto belle, il linguaggio di facile comprensione, ironico e divertente, e soprattutto racconta con sottile psicologia la tipica tipologia maschile e femminile. Le difficoltà iniziali e il modo di pensare, i luoghi comuni, fino a che con la convivenza e l’esperienza, gli apprezzamenti aumentano, l’ammirazione che sorge l’uno per l’altro, sono  veramente belli, poetici. Straordinariamente moderno se si considera che è un testo ultracentenario.

Non  trascrivo nulla per non rovinare la lettura. Dico solo che alla fine mi commuovo ogni volta…

 

 

 

 

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