CERIMONIA DI COMMEMORAZIONE DEL XX ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI RINO GIUFFRIDA

 

Pozzallo ha commemorato Salvatore Giuffrida. Per sottolineare la valenza del personaggio, l’etnoantropologa Grazia Dormiente, nel suo intervento ha voluto riportare, non a caso, l’auspicio espresso dal prof. Luigi Rogasi nel libro “Pozzallesi del XX secolo” (2003):“Per ricordarlo alle nuove generazioni, la città potrebbe intitolargli una “via”. A venti anni dalla morte la Giunta municipale, presieduta dal sindaco Luigi Ammatuna, nei locali della scuola elementare “Giacinto Pandolfi” di via Garibaldi, ove il maestro Salvatore Giuffrida, chiamato Rino, insegnò per anni, dopo l’inaugurazione della lapide, ha deliberato di intestargli Piazza Studi. “Il ricordo di Rino Giuffrida – ha aggiunto Grazia Dormiente – che non ho conosciuto de visu, ma attraverso mie ricerche sui segni identitari della città di Pozzallo, si configura come esito di ben quattro differenti sguardi: fotografico, testuale, biografico e pedagogico-culturale”. Dopo i saluti del primo cittadino che si è detto onorato di presiedere la manifestazione organizzata in onore di un illustre figlio di Pozzallo, il dirigente scolastico Carmela Casuccio ha sottolineato l’importanza di fare memoria per esaltare le doti umane, professionali, sociali e politiche di un grande educatore pozzallese, che ha lasciato un profondo  messaggio di vita per le generazioni future. Significativo il discorso del cugino Giuseppe Barone che ha avuto momenti di commozione. Del compagno Rino Giuffrida ha reso importante testimonianza il “nobile vecchio” della politica locale: l’on. Natalino Amodeo. “Le interrogazioni da lui presentate – ha detto l’ex deputato nazionale – rappresentano una produzione senza precedenti e mai sfiorata da altri ai giorni nostri. Pur parlando a braccio, non c’era un solo intervento che non fosse frutto di ricerca e di gran lavoro. Rino, uomo di cultura e politico illuminato, lottò con passione per l’affermazione dei valori socialisti e per la crescita del nostro Paese”. Toccante, coinvolgente, romantico, impreziosito di emozionanti sfumature umane, l’intervento di Nicola Colombo, autore del libro “Ritratto di un insegnante elementare”, scritto per ricordare il “maestro di scuola e di vita”. A pag. 11 del suo racconto si legge:” Sono promosso. Anzi tutti siamo promossi. “Una scuola che boccia, boccia se stessa”. Lo avrebbe scritto chi di nuovi metodi di insegnamento e di didattica innovativa ne doveva capire abbastanza. Semplicemente il maestro Giuffrida anticipa – suppongo senza saperlo ma molto consapevolmente – questo suo radicato e incrollabile convincimento. Un convincimento rivoluzionario!”

 

  

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