NON SONO PREOCCUPATO PERCHÉ HA PERSO, MA PERCHÉ SI VUOLE RIFARE !

Chi ha frequentato i tavoli da gioco, dalle sale di casinò alle bische di paese, sa che il vero giocatore si vede quando perde. Quando si vince tutto scorre liscio: allegria, disponibilità, sfoggio di maestria per malcelare quello che è l’unica divinità che decide  se farti vincere o perdere, sorrisi  a 32 denti  inquadrati da ostentata signorilità che vuole anche dare l’idea della poca considerazione rivolta alla cifre vinta, sintomo quest’ultimo, inequivocabile, che distingue il giocatore delle feste di natale dal ‘professionista’.

Quando si perde è necessario un bagaglio di qualità che pochi posseggono e, ancora di meno, si portano appresso.

La prerogativa più importante di un giocatore è il saper accettare la sconfitta, la perdita al tavolo da gioco, e mantenere la calma, innanzitutto non cercando di rifarsi subito. Valga a questo proposito la massima, forse addirittura nata dalle nostre parti, del ‘massaro’, quindi uno con scarpe grosse ma cervello fino, che, a chi gli chiedeva se fosse assai dispiaciuto perché il figlio aveva perso una grossa somma al tavolo da gioco, rispose serafico: “non sono preoccupato per quello che ha perso, ma, piuttosto, perché si vuole rifare”.

Inutile sottolineare che, in aggiunta, quando si perde, è indispensabile restare calmi, non lasciarsi trascinare dall’ira, mantenere un atteggiamento signorile e, soprattutto, non mostrare astio o fastidio nei confronti del vincitore o di chi, per le fasi del gioco, può aver causato la tua mancata vincita. E, soprattutto, usare la testa per continuare.

Nella vita di ogni giorno sono tante le occasioni per stabilire un parallelo con i comportamenti del giocatore di carte: prima di arrivare alla politica, possiamo fare un esempio con la nostra maggiore industria automobilistica, la Fiat, di proprietà di una nota famiglia di imprenditori che, accumulati e accantonati i guadagni incamerati negli anni, sono resti a recitare la parte degli investitori, preferendo, come hanno fatto negli anni, a chiedere aiuti di stato o piangere miseria. Per far questo si sono affidati ad un manager che ha risanato, forse, l’azienda da un punto di vista finanziario con operazioni su altri mercati, ma stenta a mantenere le vendite su livelli accettabili, anche per merito di scelte del tutto opinabili, che in questa sede non è il caso di analizzare.

Ma lasciano perplessi le trovate di alcuni maghetti del marketing per cercare di alimentare le vendite: per esempio, nei giorni scorsi, in occasione della festa della donna, tirano fuori un’operazione di scarso buon gusto, senza parlare della limitata disponibilità della stessa. A tutte le esponenti del gentil sesso che avrebbero acquistato un auto, nel giorno della festa, in regalo i sensori di parcheggio, identificando nella donna l’incapacità a parcheggiare.

Ma le menti degli strateghi del marketing sono un vulcano: ecco, allora, che, pochi giorni dopo, si cerca di trasformare il mare di studenti che ci sono in Italia in apprendisti venditori.

Ogni studente che lo vorrà, riceverà dalla casa un codice che potrà essere presentato in concessionaria da un acquirente di una vettura, teoricamente convinto all’acquisto dallo studente. A operazione conclusa sarà riconosciuto a quest’ultimo un premio massimo di 100 euro. Ogni 5 vetture lo studente riceverà, inoltre, in regalo un Ipad mini.

Una iniziativa ridicola, sia perché limitata fino al 15 maggio, sia per l’iniquo standard premiale che vede la stessa ricompensa per chi ‘vende’ una Panda e chi riesce a far comprare un’Alfa C8, senza dire che oggi, anche se nessuno lo ammetterà, se chiedi un ‘regalo’ in cambio della vendita di certe vetture, ti fanno diventare socio dell’autosalone.

Ma quando ci sono difficoltà, è difficile rimanbere lucidi.

Figurarsi cosa accade in politica, è in questo Gargamella, secondo il nomignolo appioppato da Grillo a Bersani, è un oggetto di studio.

Ascoltare parole di ammissione della sconfitta è una pura utopia.

Anche solamente ad un accenno all’opportunità di farsi da parte, nemmeno a parlarne.

Tentativi estremi di imporre le proprie convinzioni per affermare un potere che non è più del suo partito, ma meno ancora del suo segretario. C’è da pensare che la scelta di Laura Boldrini a Presidente della Camera, sarà deleteria per entrambi. Fatte salve le qualità della Boldrini, sia politiche che di competenze incastonate in una figura elegante e incantevole, il partito pagherà lo scivolone verso l’estrema sinistra, perdendo consenso dall’area moderata, consenso tanto faticosamente conquistato. Sarà forse perché la Boldrini è esperta di profughi e Gargamella pensa al futuro suo e dei suoi più stretti consiglieri.

Ostinato nel proseguire nella linea ostentatamente antiberlusconiana, volutamente non si avvede dei segnali che indicano il muro alla fine della strada senza sbocco.

Ha fatto professione di europeismo e ora cerca di allearsi con chi vuole il referendum per uscire dall’Europa.

Non ha capito che le politiche che ha cercato di portare avanti, o meglio di non portare avanti, hanno convinto la gente che tanto vale votare per i grillini.

Ha cercato di controbattere la rottamazione di Renzi concedendo deroghe ai dinosauri e cercando, addirittura, di posizionarne qualcuno ai vertici dello stato.

Talmente obnubilato per la sconfitta, da non capire che solo una legge elettorale nuova, partorita da un governissimo, potrebbe limitare l’ascesa dei grillini al 51 %.

La politica non deve essere il proscenio per attori dedicati all’interesse personale nel breve termine, ci vogliono persone lungimiranti, disponibili a lasciare il posto quando è il momento, veri statisti, non mezze figure.

In ogni caso, quando il giocatore si vuole rovinare, lo fa a danno dei suoi beni. Gargamella gioca con l’Italia e gli italiani.

 

Principe di Chitinnon

 

 

 

 

 

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