IL DREAM TEAM

La situazione politica italiana denota principalmente una carenza di competenze e una buona dose di incapacità da parte degli attori principali, non a caso il paese è a rischio di una implosione, sociale ed economica in particolare, che non ha precedenti nella storia della Repubblica.

In questi casi, di solito è la stampa, non solo quella libera e indipendente, a segnalare, con tempestività, le criticità per allertare gli addetti ai lavori e l’opinione pubblica.

Complice anche la concomitante festività della Pasqua, anche molti giornali hanno dei riflessi ritardati che non si possono nemmeno spiegare con una sorta di rispetto istituzionale.

L’impasse politica per la formazione del nuovo governo dopo l’elezione del Parlamento occupa, da diversi giorni, le prime pagine dei giornali. Metodi e soluzioni, almeno per gli addetti ai lavori, dovevano essere corredo minimo dell’attività giornalistica di questo periodo. Invece le reazioni vengono fuori in ritardo e, alcune, inducono alla riflessione per la loro delicatezza.

Succede, invece, che ieri, dopo lunga attesa, il Presidente della Repubblica, dopo le consultazioni affidate a Bersani senza che fossero state raggiunte positive soluzioni, esce fuori con una prassi inedita per sbloccare una impasse invero altrettanto inedita, sia pure scaturita dl risultato elettorale.

Mentre, di solito l’incarico per formare un nuovo governo, per andare a consultazioni con le forze politiche per trovare o fare in modo che si ottenga una maggioranza, sia pure risicata, si affida ad un altro politico, o a un tecnico, o a una figura istituzionale che possa essere considerata al disopra delle parti per le sue competenze, il prestigio e l’autorevolezza, ieri Napolitano è venuto fuori con quello che un quotidiano, di sinistra, ha definito, sarcasticamente, il dream team, una doppia formazione di presunti esperti, o saggi che dir si voglia, che debbono sbrogliare la matassa, debbono trovare, cioè, quelle convergenze necessarie a formare un governo tramite la segnalazione di alcune emergenze programmatiche che debbono costituire anello di congiunzione fra le forze politiche per avviare la legislatura, dando vita ad una maggioranza solida, ancorchè temporanea, per risolvere i nodi più importanti che assillano il paese, fra cui la legge elettorale e alcuni provvedimenti di carattere economico, presentando ai mercati un governo che possa dare le minime garanzie all’Europa e ai mercati finanziari.

Anche i profani avevano avuto sensazione che la prassi identificata si potesse prestare a riserve di vario tipo, ma una forma di rispetto reverenziale per il Presidente e l’incapacità a credere che dalle stanze del Quirinale fosse uscita una soluzione anche minimamente debole, hanno fatto propendere per l’ennesimo riconoscimento al Capo dello Stato per la sua imparzialità e il suo rigore nella ricerca di soluzioni aderenti, prima di tutto, alla Costituzione e alla sua funzione di notaio sommo dello Stato.

In prima battuta si sono sprecate le lodi per l’ennesima encomiabile azione di Napolitano al servizio della nazione. Oggi fanno capolino riserve, anche autorevoli, di ogni tipo e anche dalla parte politica di provenienza dello stesso Presidente, a cui è inevitabile andare con il pensiero per valutare ogni sua decisione, soprattutto quando si pensa possa favorire, anche solo inavvertitamente e in buona fede, la sinistra.

 

Su una cosa Pd e Pdl sembrano essere d’accordo: la scelta dei saggi fatta dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, purtroppo non risolverà i problemi. A dirlo sono il democratico Dario Franceschini e il pidiellino Renato Brunetta. Franceschini aggiunge: “I cosiddetti ‘saggi’ ”sono una soluzione utile, che può aiutare, ma che non può essere sostitutiva del luogo in cui certe decisioni si devono prendere, ovvero il Parlamento”.

Berlusconi vede nelle mosse del bolscevico Napolitano, come lo chiama in privato, l’intenzione di allontanare le elezioni, di far nascere un governo debole dove il PDL conti poco e di mettere fuori gioco lo stesso partito per la partita del Quirinale.

 

Paolo Becchi, professore di filosofia del diritto, vicino al Movimento 5 stelle, pure ideologo della prorogatio al governo Monti, nel giudicare bene la strategia, non esita a giudicare di basso profilo i nomi scelti che, a detta sua, produrranno un governo che , in ogni caso, sarà considerato irricevibile dal M5S.

Smorzati gli entusiasmi dei Cinque Stelle sulla soluzione di Napolitano, da Grillo i saggi vengono definiti «badanti della democrazia», meglio «ridare al Parlamento la sua centralità».

 

Contrario anche Fabrizio Cicchitto del PDL che ritiene inutile l’azione dei saggi se non concretizzata in uno stretto ambito temporale, giudicando inopportuna la proroga di legittimazione al governo Monti che risulta essere un governo che non ha ricevuto la fiducia dall’attuale parlamento.

Più decisa Giorgia Meloni, deputato e fondatore di Fratelli d’Italia, che spiega: «Con tutto il rispetto per il presidente Napolitano, di cui non metto in dubbio la buona fede, stiamo ripercorrendo gli stessi errori che hanno consentito la nascita del governo Monti».

Altri muovono critiche al Capo dello Stato per una mossa di puro stampo presidenzialista.

Emblematico il titolo a tutta pagina del fattoquotidiano.it : “I SAGGI DELLA NOMENKLATURA, Emblema del fallimento di Napolitano – Allo tsunami 5 Stelle il Quirinale risponde con la vecchia politica: 10 persone per riformare le istituzioni. Niente donne né giovani: quella del Colle è una restaurazione.”

Ma le critiche più severe si levano intorno a interrogativi precisi, perché, secondo qualcuno, in Italia le commissioni si insediano quando si vuole prendere tempo invece che risolvere il problema.

Perché Napolitano aveva fatto trapelare intenzioni di dimissioni in caso di mancate soluzioni e ha, invece , cambiato idea repentinamente ? Lo stesso ritardo nella comunicazione delle decisioni lascia immaginare scenari atipici.

Non si è trattato, forse, della stessa situazione che si verificò in occasione dell’insediamento di Monti studiato per sbarrare la strada alle elezioni chieste da Berlusconi ?

E’ in linea con la Costituzione la scelta delle due commissioni ?

C’è un riconoscimento della teoria di Grillo che si può governare senza governo perché basta il Parlamento?

Non sono scelte finalizzate a far riprendere fiato al PD che esce pur malconcio dalla situazione ma avrà tempo per riorganizzarsi e presentare, per esempio, Renzi, certo avversario più probante per il centro destra in confronto a quello che ha saputo esprimere Bersani ?

Come mai, ufficialmente, non è stato ritirato il mandato esplorativo affidato a Bersani ?

Gli interrogativi lanciati si esauriscono nella constatazione che il governo Monti, notoriamente gradito ai potentati economici nazionali ed europei, potrà continuare a controllare le leve economiche del Paese in mesi complicati e decisivi, cosa che induce a pensare anche a mosse, quasi da colpo di stato, per congelare gli inaspettati otto milio­ni di voti raccolti dal centro­destra e imbrigliare la volontà popolare.

Non sono quesiti di poco conto.

 

Principe di Chitinnon

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it