AGRICOLTURA, RAGUSA RISCHIA IL TRACOLLO

“Piove sul bagnato. Come se non bastassero tutti i guai con cui già si confronta l’agricoltura del nostro territorio provinciale, facciamo i conti, adesso, con due gravi questioni che rischiano di abbattere il comparto”. Ha esordito così, questa mattina, in conferenza stampa, il presidente provinciale di Confagricoltura, Sandro Gambuzza, facendo riferimento alla mancata proroga degli sgravi contributivi per le zone svantaggiate e alla pesante verbalizzazione da parte dell’Inps. L’appuntamento di oggi è stato un momento unitario perché nella sede di Confagricoltura c’erano il presidente della Cia, Giuseppe Drago, il componente di direttivo della Coldiretti, Giuseppe Adamo, i segretari provinciali di Fai-Cisl, Giovanni Fracanzino, Flai-Cgil, Salvatore Carpintieri, e Uila-Uil, Concetta Di Gregorio, che hanno condiviso il tenore delle preoccupazioni. “Siamo all’emergenza – hanno detto i rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole e dei sindacati dei lavoratori – e se il comparto agricolo sarà colpito così duramente è chiaro che tutta l’economia della provincia di Ragusa ne risentirà”. E’ stato lamentato che, in ordine alla mancata proroga della fiscalizzazione degli sgravi contributivi, il Governo nazionale, per gli allevatori del Nord Italia, con riferimento alla vicenda delle quote latte, abbia seguito tutt’altra linea, penalizzando in maniera pesante gli operatori agricoli del Meridione. Ma vicenda ancora più complessa, e certamente pesante, alla luce dei numeri comunicati in conferenza stampa, sembra essere quella dei controlli Inps. “Purtroppo, alla luce dei fatti – hanno chiarito i rappresentanti di Cia, Coldiretti e Confagricoltura – piuttosto che concentrare la propria attenzione sul lavoro nero, sul lavoro senza regole, sul lavoro basato su retribuzioni forse mai erogate, alcune Amministrazioni, probabilmente, hanno scelto la via dei numeri, dei budget, degli obiettivi, da raggiungere attraverso facili e poco trasparenti scorciatoie”. Il risultato è che le aziende che pensavano di aver chiuso la partita con l’Inps mediante la ristrutturazione dei propri debiti previdenziali, si ritrovano, per quello stesso periodo, a dover contrastare le cartelle esattoriali contenenti importi milionari (gli importi sono stati triplicati rispetto a quelli risultanti dai verbali per effetto delle “sanzioni come per legge”). Gli ispettori Inps hanno ritenuto di rilevare e contestare alle ditte, senza alcun contraddittorio e senza sentire i lavoratori: che avrebbero fatto svolgere agli operai dipendenti un orario pari a quaranta ore di lavoro settimanali a fronte delle 39 ore settimanali previste dal Contratto collettivo nazionale di lavoro; che le ditte stipulanti contratti di graduale allineamento al programma di riallineamento retributivo avrebbero previsto retribuzioni inferiori a quelle previste dal programma di riallineamento sottoscritto dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dalle associazioni datoriali di categoria facenti parte integrante del contratto integrativo di lavoro della provincia di Ragusa. Questi i numeri, stimati per difetto, a testimonianza dell’entità della questione: aziende ispezionate trecento circa, verbali notificati cinquecento circa, numero di giornate rappresentate circa 1.200.000 annue, numero di lavoratori rappresentati circa 13.000, produzione lorda vendibile (fatturato) 500.000.000, ammontare dei verbali elevati 30.000.000, ammontare delle cartelle esattoriali 60.000.000, lavoratori in nero irregolari: zero. “Se non verrà ricomposta a soluzione la problematica – hanno detto Cia, Coldiretti e Confagricoltura – le conseguenze non potranno che essere pesantissime ed irreparabili. Alle aziende saranno precluse: ogni forma di accesso al credito, il rilascio del Durc, la partecipazione ai bandi del Psr e alla fruizione della Pac. Il fallimento di molte aziende agricole, tra le più strutturate, di più antica tradizione e maggiormente rappresentative del territorio appare, allo stato, una ipotesi non irreale; che porterebbe gravi conseguenze al sistema di coesione sociale della provincia”.

 

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