MA QUALE PACIFICAZIONE NAZIONALE?

Il governo Letta è un governo “di necessità” nato in mancanza di alternative, per dare risposte a problemi urgentissimi del Paese.

E’ stato il frutto dell’adesione ad un invito alla responsabilità che il PDL ha formulato fin dall’indomani delle elezioni che hanno certificato l’impossibilità di una “maggioranza organica”; Letta ha imposto un percorso per la formazione del Governo che escludesse i “falchi” per evitare per quanto fosse possibile le ripercussioni all’interno della compagine governativa delle fibrillazioni che immancabilmente sarebbero arrivate.

Ed ecco puntuale la prima: la corte d’appello ha confermato la condanna a 4 anni (più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici) per frode fiscale nei confronti di Berlusconi.

Questa vicenda giudiziaria avrà ripercussioni nei confronti del governo?

C’è da notare con un certo interesse che tra le prime reazioni non si registra nessun intervento “inopportuno” da parte di membri del governo, il che lascia intendere che la gestione politica della vicenda giudiziaria di Berlusconi non metterà a rischio immediato l’esecutivo.

Anche l’atteggiamento del leader del PDL con riferimento alla famosa “convenzione” per le riforme testimonia, al di là delle dichiarazioni piccate o piene di sufficienza che il centrodestra non reputa le elezioni una strada da perseguire nonostante i sondaggi risultino rassicuranti.

Invece tutti i big del PDL si sono affrettati a “sostenere” il capo con il solito repertorio sulla persecuzione giudiziaria, sui giudici prevenuti etc.

Ma questo atteggiamento è compatibile con il reclamato clima di “pacificazione nazionale”?

La pacificazione nazionale può e deve riguardare esclusivamente il livello del dibattito politico e può anche essere auspicabile che la contrapposizione tra gli schieramenti politici si svolga in un clima di dialettica anche dura, ma che abbia come cornice il reciproco “riconoscimento”, ma non può e non deve trascendere questo ambito; non può essere inteso come pretesa di una qualche forma di immunità o peggio di impunità della politica o di alcuni suoi esponenti.

E’ notizia fresca che il CSM ha nominato un magistrato gradito al centrodestra come primo presidente della Corte di Cassazione, e non credo che sia casuale che alla seduta del CSM abbia partecipato il presidente Napolitano che di questo percorso di pacificazione nazionale è l’ispiratore e il garante.

E’ un atto che si deve porre in linea con il clima di “rasserenamento” istituzionale?

E’ auspicabile che alcune cariche di grande prestigio e responsabilità vengano assegnate in riferimento alle capacità e al curriculum degli aspiranti e non seguendo logiche di appartenenza, ma non c’è dubbio che a fronte di questo nuovo clima non può essere consentito il disconoscimento e la delegittimazione delle decisioni della magistratura.

La pacificazione nazionale ha come corollario il ripristino di corrette relazioni tra i poteri dello Stato, quindi il PDL per dimostrare che la strada intrapresa non è strumentale ad “ammortizzare” la sconfitta elettorale, deve rivedere l’atteggiamento di contrapposizione nei confronti della magistratura.

Senza il riconoscimento del primato della legge e dell’autonomia del potere giudiziario non è pensabile nessuna pacificazione nazionale!

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