LA MIA ISTANBUL

Istanbul è una delle città più affascinanti ed emozionanti che conosca, un ponte tra Europa e Asia: Bosforo, lo stretto che divide la parte europea e quella asiatica, e il ponte che le unisce. L’ho sempre amata, ho condiviso gli odori, le essenze e le suggestive atmosfere che trascinano i sensi. E’ un forte connubio con l’anima. Per questo ritorno sempre. Approfittando delle occasioni più propizie. La mia emozione più forte.

Sirkeci, ad esempio è una straordinaria stazione aperta che nel 1890 come capolinea dei 3mila km dell’“Orient Express” partiva dalla “Gare de l’Est” di Parigi. Adoro le viuzze tranquille, con la gente che passa l’intera giornata per strada, i venditori ambulanti, gli scorci con le discese ed il Bosforo sullo sfondo, che richiamano quelli delle città mediterranee. E poi la più grande delle moschee ottomane, con i suoi sei minareti. La Seicentesca Moschea Blu, per il colore prodotto dalle piastrelle azzurre dell’interno. Di fronte, più antica di oltre un millennio, Agia Sofia (Santa Sapienza), la magnifica Basilica bizantina terminata per volere di Giustiniano nel 537 d.C., per mille anni sede del Patriarcato di Costantinopoli.

Istanbul è un vero e proprio museo “a cielo aperto”.

Un’esplosione di rabbia. Si perché in queste settimane la Turchia ha protestato. I giovani hanno protestato.

Ad Ankara nella notte la polizia ha sparato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere decine di migliaia di manifestanti che si sono radunati nella John F. Kennedy street, non lontano dall’ambasciata statunitense e dal Parlamento. La strada è stata già teatro di scontri nei giorni scorsi tra i deputati dei partiti di opposizione e le Forze dell’ordine. Una folla si è riversata nelle strade non lontano da piazza Taksim contro il potere autoritario di Erdogan e la brutalità della polizia a Gezi Park, che resta vuoto e presidiato dagli agenti. Un attacco feroce – dicono gli attivisti – che ha fatto 800 feriti, fra cui bambini. Per denunciare la dura repressione attuata contro i manifestanti anti-Erdogan, i principali sindacati turchi, Kesk e Disk, hanno proclamato a partire da oggi lo sciopero nazionale.

Un milione in piazza per Erdogan. Anche se ufficialmente si tratta di un raduno per le elezioni dell’anno prossimo, il messaggio di questa piazza è tutto nei numeri. E i primi destinatari sono i media stranieri, accusati da Erdogan di sostenere il complotto organizzato dagli avversari dell’opposizione. Il premier lo scrive sul suo account twitter, cita le tv internazionali che, secondo lui, nascondono il vero volto della Turchia e soprattutto pensa che ci sia un complotto internazionale.

 Una notizia positiva: rilasciato oggi il fotografo italiano Daniele Stefanini ferito ma finalmente libero come molti operatori dell’informazione.

Ma i ragazzi nel pomeriggio scendono nelle piazze indossando delle maschere bianche e manifestando silenziosamente il loro dissenso. Una manifestazione che invoca la pace, quella pace che la suggestiva Istanbul merita sicuramente.

 

 

 

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