COPPIE DI TESTA, DI CUORE, DI PUBE

Quale forza misteriosa porta due persone solitamente sconosciute a unirsi superando tanti ostacoli, per iniziare quella avventura esistenziale così complessa com’è la formazione della coppia? Quale alchimia particolare fa sì che due persone si trovino in uno stato di grazia che li fa elevare fino ad essere al di sopra dei “comuni mortali”?

Già Platone, nel Simposio, riportava come risposta il mito dell’androgino, quell’essere composto dall’unione di un uomo e di una donna: “Era allora l’androgino, un sesso a sé, la cui forma e nome partecipavano del maschio e della femmina, ora non è rimasto che il nome che suona vergogna. In secondo luogo, la forma degli umani era un tutto pieno: la schiena e i fianchi a cerchio, quattro bracci e quattro gambe, due volti del tutto uguali sul collo cilindrico, e una sola testa sui due volti, rivolti in senso opposto; e così quattro orecchie, due sessi, e tutto il resto analogamente (…) Possedevano forza e vigore terribili, e straordinaria superbia e attentavano agli dèi. Zeus per indebolirli tagliò quest’essere a metà.

Ognuno di noi è dunque la metà di un umano, due pezzi che provengono da uno solo, e da allora è sempre in cerca della propria metà, per il mondo, e se per caso esse si incontrano, giungono a quello stato di fusione totale e di piena completezza.

Più attuale, meno mitica e con valore terapeutico è la metafora dei gemelli siamesi usata dallo psicoterapeuta argentino Canevaro per descrivere alcune coppie: come tutti sanno, i gemelli siamesi sono bambini nati con una malformazione che li unisce in diverse parti del corpo, più o meno vitali, più o meno separabili chirurgicamente. La sfida del chirurgo è quella di separarli senza che nessuno dei due muoia, in modo che entrambi possano vivere autonomamente.

Anche nelle coppie si può manifestare questa “malformazione”, così che ci sono quelle coppie che sono unite per la testa e separate dal resto del corpo; queste sono persone razionali, intellettuali, cresciute insieme, con gli stessi interessi e affinità intellettuali, pronti a combattere per le stesse cause, che si capiscono al volo ma che non vibrano né affettivamente né sessualmente; ci sono coppie che invece sono attaccate per il cuore, esse sono tenere e affettuose fra loro, di solito bravi figli e bravi genitori, ma sono separate sia dal punto di vista intellettuale che sessuale, in quanto hanno sacrificato intimità e felicità coniugale. Infine ci sono le coppie unite per il pube, con grandi intese sessuali ma lontane da tutto il resto, che vivono in un litigio continuo, opponendosi in tutto.

Quella appena descritta è una metafora destinata a farci vedere come quel mostro simbiotico che ha “unito” la coppia, contemporaneamente la separa. Canevaro conclude dicendo che la vera sfida dello psicoterapeuta (come quella del chirurgo) sarà proprio quella di sconfiggere quel mostro simbiotico che ha apparentemente unito i due partner, separandoli nelle loro competenze coniugali e permettendo a entrambi una vita individuale e non di dipendenza. Solo così potranno eventualmente unirsi.

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