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CHIRURGIA CONSERVATIVA DELL’ANCA E TERAPIA ORTODONTICO-CHIRURGICA
22 Set 2013 14:49
Approfondimento su tematiche di grande interesse e che sono sempre più presenti nell’attività medica sia della sanità pubblica che in quella privata. Ieri una doppia giornata di studio per i due appuntamenti scientifici che hanno rappresentato l’occasione per un confronto tra esperti alla presenza di centinaia di medici. Il primo appuntamento, coordinato dal dott. Giorgio Assenza, ha riguardato il tema della “Chirurgia conservativa dell’anca e la prevenzione delle infezioni in sala operatoria”. Il convegno è stato organizzato dalla Clinica del Mediterraneo in sinergia con l’Asp, l’Ordine del Medici, la Federazione italiana medici di medicina generale e la Società italiana di medicina generale. Tra i relatori sono intervenuti il prof. Alessandro Massè dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Torino e il prof. Vittorio Salvi, specialista in ortopedia e traumatologia. Massè ha parlato della chirurgia conservativa dell’anca: “E’ una chirurgia alternativa all’intervento protesico, di recente innovazione che guarda ad indicatori specifici ma che in pazienti giovani può portare a un miglioramento clinico anche duraturo e dunque ritardare il più possibile gli interventi sicuramente affidabili ma invasivi come l’inserimento delle protesi. Questo tipo di chirurgia si applica a giovani pazienti in cui si manifesta sostanzialmente la pubalgia che va legata a condizioni patologiche dell’anca. Dunque è fondamentale anche il rapporto con il radiologo per capire il tipo di danno. La patologia è frequente visto che si pensa che il 10-15% di giovani uomini ha questa condizione patologica che in futuro li costringerà alla protesi dell’anca. Dunque è importante intercettare questi pazienti per sottoporli preventivamente a dei trattamenti prima che il danno sia più grave. In questo modo si potrà invece prolungare la durata funzionale delle articolazioni”. E per avere un quadro completo, al convegno si è parlato anche delle possibili infezioni dovute all’inserimento delle protesi: “Un tema particolare – ha spiegato il coordinatore del convegno, dott. Giorgio Assenza – perché è un problema ancora non risolto visto che è possibile che si creino delle infezioni dopo gli interventi di protesi nonostante l’alta qualità dei materiali usati”. E su questa osservazione il prof. Salvi ha ricordato che “occorre fare assolutamente prevenzione analizzando attentamente il paziente, ricercando eventuali facilità alle infezioni. Questo non significa che non si può operare di protesi ma i pazienti devono comunque essere avvisati sul fatto che all’insorgere di complicazioni devono subito farsi controllare dai medici i quali, a loro volta, dovranno dare il giusto peso alla segnalazione avviando una serie di analisi. Del resto l’inserimento di protesi è risolutivo da una parte ma ci rende soggetti più deboli dall’altra. Ecco perché diventa importante tenere presente ogni aspetto”.
Il secondo convegno, organizzato sempre dalla Clinica del Mediterraneo in collaborazione con l’Ordine dei Medici e l’Associazione nazionale dentisti italiani, ha focalizzato il tema della “terapia orotodontico-chirurgica delle dismorfosi dento-facciali” e ha visto come relatori il dott. Corrado Toro e il dott. Sergio Sambataro. Toro è tra l’altro a capo della divisione medica specializzata in maxillo-facciale, presente all’interno della Clinica del Mediterraneo e convenzionata col sistema sanitario. E’ l’unica struttura di questo tipo presente in provincia. “La patologia delle dismorfosi dento-facciali – spiega il dott. Toro – riguarda una nicchia di pazienti. Sono patologie molto complesse nella quali vi è una deformità del terzo medio inferiore del volto che necessita spesso di un trattamento chirurgico. Parliamo di pazienti nei quali le implicazioni sono sicuramente di tipo funzionale, vedi l’apparato masticatorio o anche la respirazione, ma hanno delle importanti implicazioni estetiche in quanto si tratta di patologie congenite che si manifestano nella fase dello sviluppo, quindi nei ragazzi in età adolescenziale dove l’impatto di una deformità è a volte terrificante. Va dunque pianificato l’intervento con esattezza, spesso insieme agli ortodontisti, perché seguono i movimenti che noi imprimiamo alle ossa facciali coordinandole con la nuova posizione dei denti. Per tale ragione si chiama trattamento ortodontico-chirurgico”. Si tratta di interventi chirurgici piuttosto complessi ma che ormai sono divenuti rutinari in reparti come quello coordinato dal dott. Toro. Soddisfatto per l’esito dei due momenti di approfondimento il dott. Salvatore Pacini, direttore della Clinica del Mediterraneo: “Nel caso del convegno sull’ortopedia abbiamo affrontato un tema decisamente particolare come quello della terapia conservativa della patologia dell’anca, un approccio diverso non ancora diffuso che permette di evitare la protesizzazione del paziente almeno in alcuni casi. Abbiamo anche affrontato l’aspetto ancora irrisolto delle possibili infezioni che possono arrivare proprio dall’innesto di protesi, un problema a cui ancora la medicina moderna non ha dato del tutto risposte ma su cui è necessario lavorare mediante specifici accorgimenti. L’altro convegno è quello dedicato alla chirurgia maxillo-facciale che prende sempre più piede anche nella nostra realtà iblea grazie all’unico reparto presente appunto presso la nostra clinica, convenzionato con il sistema sanitario e che sta diventando punto di riferimento nella Sicilia del Sud Est grazie all’impegno del dott. Toro e della sua equipe”.
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