“HO TROPPA RABBIA PERCHE’ NON SONO RIUSCITO A SALVARLI TUTTI”

Il nostro mare e le nostre spiagge non ci hanno mai messo davanti ad uno spettacolo tanto agghiacciante, eppure il buon cuore di Davide, bagnino della Società Nazionale di Salvamento Sez. Ispica – Pozzallo, e di altri due bagnanti, lunedì 30 settembre hanno fatto l’umanamente possibile per salvare tante vite umane. 

Ecco il racconto di Davide Roccasalva di quel tragico 30 settembre:

“Dopo aver trascorso tutta la stagione estiva senza entrare mai in acqua per dover effettuare alcun salvataggio, perché si è sempre fatta una buona sorveglianza, ma soprattutto prevenzione, mi viene difficile pensare che proprio l’ultimo giorno di lavoro, doveva accadere qualcosa, visto e considerato che la spiaggia era oramai quasi vuota di bagnanti. Purtroppo non è stato così.”

Un quarto d’ora circa dopo l’apertura del lido “Pata Pata” di Sampieri, il bagnino Davide Roccasalva era solo in una spiaggia di circa 1,5 km, quando all’improvviso, a circa una distanza di 800 metri avvistò davanti a lui, in mezzo alle onde di un mare forza 4 , con onde alte causate dal vento di scirocco, un barcone di circa 15 metri pieno zeppo di persone, tutte di colore. Evidentemente clandestini. Secondo Davide ad una prima occhiata il barcone trasportava all’incirca duecento o trecento clandestini, ma comunque un numero elevatissimo di persone da mettere in salvo per un bagnino solo. Senza nessun ripensamento, ma soprattutto senza confondersi “la prima cosa che ho fatto e pensato è stata quella di mettere in pratica gli insegnamenti del mio maestro di corso, Fabio Biagio Fidone, Direttore SNS Sezione di Ispica-Pozzallo. Ho chiamato subito la Capitaneria di Porto comunicando quello che mi trovavo davanti agli occhi, subito dopo ho afferrato il mio baywatch e ho cominciato a correre per circa 1 chilometro, che era la distanza tra me e il posto dello sbarco.” La scena che Davide si trovò davanti fu evidentemente agghiacciante: decine e decine di persone erano in mare e tante di loro annaspavamo cercando di rimanere a galla. Non sapevano nuotare e dovevano pure cercare di lottare contro le onde alte e la corrente che non dava tregua. “Ci ritrovammo in tre, ci buttammo in acqua senza esitazione e incominciammo a cercare di portare sul bagno asciuga quante più persone possibili. Inizialmente cercai di portare in salvo donne e bambini che si trovavano proprio davanti a me e poi cercai di avvicinare gli uomini che si trovavano poco più in la, ma purtroppo tutte le volte che portavo in salvo un clandestino, altri due annegavano sotto i miei occhi.”

La forte corrente che trascinava lontano dalla riva verso il mare aperto, le onde, il vento di scirocco hanno reso le operazioni di salvataggio molto complicate. “Dopo tre ingressi in acqua e dopo aver recuperato alcune persone ero sfinito, ma non mi davo per vinto, infatti sono entrato altre quattro volte. Sono riuscito a salvare 3 persone e questo mi avrebbe dovuto dare una certa soddisfazione, ma non è stato così. Ho troppa rabbia dentro, non ho pace, perché non sono riuscito a salvare tutti. Nella mia mente ho ancora vivo il ricordo di quelle persone che non riuscivano a lottare più per la stanchezza e si lasciavano tirare dalle corrente in balia delle onde. Quando cercavo di recuperarli afferrandoli come potevo, vedevo quegli occhi ancora spalancati che mi fissavano, occhi pieni di sofferenza. Non e’ giusto che così tanti ragazzi, anche della mia età, sono morti. Non è giusto!”Davide ha ricevuto telefonicamente i complimenti dal Presidente della Società Nazionale Salvamento, il Dott. Prof. Marino Giuseppe, ma nonostante i complimenti e l’ammirazione, Davide ha voluto lanciare un appello: “bisogna addestrare e preparare tutti i bagnini, sopratutto quelli del sud, per affrontare nel modo migliore queste situazioni anche e soprattutto a livello psicologico, perché sono situazioni d’emergenza differenti dai classici salvataggi, sono situazioni molto più complesse, ed è risaputo che molte volte la prevenzione e la giusta preparazione possono salvare molte più vite, se non tutte.”

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