RICERCA TELETHON SCOPRE LA PROTEINA RESPONSABILE DELL’IPERTENSIONE

 Nei paesi industrializzati la principale causa di morte è ssociata alle patologie cardiovascolari determinate in massima parte dall’ipertensione (una condizione di pressione alta costantemente pari o superiore a 140/90 mmHg); rappresenta uno dei fattori di rischio principali per infarto, ictus ed aneurismi. In Italia soffrono di pressione alta il 33% degli uomini e il 31% delle donne.

Uno studio internazionale, coordinato dal dr. Luca Rampoldi dell’Istituto Telethon Dulbecco del San Raffaele di Milano, ha effettuato una importantissima scoperta, individuando la proteina responsabile di far aumentare il rischio di sviluppare l’ipertensione. Si tratta della proteina più abbondante nelle urine, l’uromodulina (o THP, glicoproteina di Tamm-Horsfall), conosciuta da più di 50 anni  ma sulla cui funzione biologica non c’è ancora chiarezza.

Partendo dallo studio di una rara patologia renale, causata da difetti nel funzionamento del gene dell’uromodulina, i ricercatori sono arrivati ad associare le varianti di questo gene ad un rischio maggiore di sviluppare ipertensione e danno renale nel corso della vita.

Rampoldi spiega: «Analizzando decine di biopsie renali e centinaia di campioni di urine di persone con pressione arteriosa e funzionalità renale normali, abbiamo osservato che i livelli di uromodulina variavano in base a precise sequenze nel DNA. In particolare, le persone che avevano delle varianti in grado di metterle “a rischio” di pressione alta o danno renale producevano molta uromodulina, viceversa i portatori delle varianti protettive. Ci siamo quindi chiesti in che modo un alto livello di espressione del gene dell’uromodulina potesse portare a un aumento del rischio di sviluppare ipertensione o danno renale nel corso della vita». «La nostra ipotesi è che questa proteina favorisca il riassorbimento di sale e acqua a livello renale, con un meccanismo che abbiamo parzialmente identificato. Alti livelli di espressione provocano un maggiore riassorbimento di sodio, potenziando l’azione di una specifica proteina di trasporto localizzata nel rene: questo si traduce in un aumento della pressione sanguigna. La prova del nove? Somministrando un potente diuretico che ha come bersaglio proprio questo sistema di riassorbimento, abbiamo riscontrato un maggiore effetto del farmaco sulla pressione» nei ‘superproduttori’ di uromodulina.

Il dr. Paolo Manunta, nefrologo del San Raffaele: «Aver localizzato queste varianti geniche ci permette di sfruttare un farmaco già utilizzato nei casi di scompenso cardiaco: la furosemide, diuretico potente», per cui in pazienti ipertesi e portatori di queste varianti, il farmaco furosemide ha ridotto la pressione in modo significativo. «In questo modo ci avviciniamo sempre più a una medicina personalizzata, di cui si fa un gran parlare ma che si applica, almeno finora, raramente. A pazienti con pressione alta e danno renale potremo dare trattamenti modulati in base alle loro caratteristiche anziché cure generalizzate. E magari anche consigli dietetici  su misura, per esempio consumare meno sale. Indicazione che vale sempre, ma in special modo per gli ipertesi in cui le varianti genetiche dell’uromodulina portano a eliminare il sodio dall’organismo in modo meno efficiente».

In accordo con una versione sempre più personalizzata della medicina, questo lavoro mostra come la genetica possa aiutare nella scelta di terapie mirate per l’ipertensione arteriosa, più efficaci e con meno effetti collaterali.

Rampoldi conclude: «Il nostro studio rappresenta non solo un contributo significativo alla comprensione del funzionamento dei nostri reni, ma contribuisce a chiarire quali siano i complessi meccanismi alla base di malattie comuni quali ipertensione e malattia renale cronica, suggerendo interessanti applicazioni su ampia scala: apre infatti la strada allo sviluppo di farmaci per l’ipertensione che abbiano come bersaglio l’uromodulina o altre molecole coinvolte nel meccanismo regolato da questa proteina, su cui c’è ancora molto da scoprire».

                                                                                                    

 

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