I VOTI A SCUOLA E I LORO EFFETTI

Dedico questo articolo agli insegnati della scuola elementare (oggi scuola primaria di primo grado) e a un particolare compito che li riguarda, ovvero la valutazione dei propri alunni.

Di recente mi è capitato di sfogliare i quaderni di due bambini che frequentano classi elementari diverse, con insegnanti diverse e di riscontrare in entrambi votazioni che mi hanno colpito, tanto da approfondire e scoprire che oltre ai classici voti, “Bravo”, “Bene”, Bravissimo”, esistono i voti personalizzati, cosa per altro in uso già da tempo. Esempio di questi voti sono: “Straordinario”, “Sei Super”, “Meraviglioso”, “Campione”, nei quaderni che ho visionato e di cui prima dicevo, oltre a questo tipo di voti, ho visto che, a questi superlativi in taluni casi, erano stati aggiunti anche dei “più”, in questo modo: “Eccellente + + +”. Parlando con un’insegnante mi è stato spiegato che spesso la ragione di questi voti è spronare l’alunno a fare di più, comprendo quindi che alla base del metodo vi siano buone ragioni. Ciò che con questo articolo però mi preme evidenziare è se questo sia effettivamente possibile e quali effetti psicologici potranno avere sul bambino voti di questo genere. Il bambino è un piccolo individuo che si sta formando, che cioè sta sviluppando la propria personalità e, all’interno di questa, la propria autostima e i voti ricevuti a scuola, insieme a molte altre informazioni che egli ottiene su se stesso in altri contesti di vita, hanno effetto proprio sulla sua autostima. Il parametro di riferimento per garantire un buon effetto sull’autostima in formazione di un bambino è che ogni informazione che egli riceva sia autentica, ovvero realistica. Nel dare un voto, quindi l’autostima di un bambino non va mortificata, ma neanche esaltata. Se il risultato che il bambino consegue è negativo non serve a nulla, se non a mortificare la stima che egli ha di sé, scrivergli sul quaderno “Male”, mentre invece sarebbe utile riportare un giudizio che spieghi il perché del rendimento negativo (per esempio: “Occorre che ti eserciti di più”). Naturalmente ci sono tanti insegnati che fanno già così, ma ve ne sono altri che scrivono ancora quel terribile “Male”. Se invece il risultato è buono, avrà effetti benefici riconoscerlo con un buon voto “Bravo”, “Ottimo” o “Bravissimo”, premiarlo con voti esagerati non produrrà alcun beneficio, anzi c’è il rischio potenziale di fare male al bambino. Paradossalmente, ricevere voti elevati, sempre nuovi e sempre più straordinari, potrebbe generare nel bambino un senso di insoddisfazione, come se il magnifico voto ottenuto oggi non possa del tutto appagarlo perché è certo che domani ne avrà uno ancora migliore, che però sarà inferiore a quello del giorno dopo, tutti voti “dopati” però, come dopata sarà la sua autostima e quindi sofferente. Per di più, in questi casi, come sa bene chi ci lavora, quelle rare volte in cui questi bambini riportano un voto inferiore al loro solito, è un dramma. Vi sono casi di bambini che piangono disperatamente per un “Bravo”, in quanto si discosta dai soliti voti straordinari. Sarebbe auspicabile che il bambino ricevesse voti normali e che apprezzasse con grande soddisfazione un bel voto come lo è “Bravo”, sarebbe psicologicamente fonte di grande benessere se quando riceve il voto “Bravo” si sentisse contento e sul suo visino spuntasse un sereno sorriso. Sarebbe auspicabile che le maestre e i maestri abbandonassero il metodo dei voti “straordinari”, perché creano grande confusione e illusione nella mente dei bambini. Aggiungo solo che questi voti alimento un narcisismo patologico e la tendenza a una competitività insana.

     

Dott.ssa Sabrina D’Amanti psicologa e psicoterapeuta

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Studio di psicoterapia a Vittoria e Ragusa

 

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