L’AMORE PER LA SICILIA GLI FA GIRARE IL MONDO PER PROMUOVERE L’OLIO “BUONO”

Abbiamo intervistato il dott. Sebastiano Salafia, 32 anni,  giovane addetto marketing di una impresa della nostra provincia.

E’ giusto descriverti solo come un addetto marketing?-

< La mia formazione è in “marketing ed economia nel sistema agroalimentare”, però in una piccola azienda non ci sono delle funzioni ben delineate… Ci si occupa in genere di tutte le diverse funzioni. Nel mio caso mi occupo di vendita. La vendita è marketing, è promozione, è logistica, è trattativa… Quindi seguo in genere tutta la contrattazione dall’inizio fino alla fine.>

– Come unisci la passione per il marketing e l’amore per la nostra terra? –

< La passione per il marketing è venuta solo dopo l’amore per la nostra terra. Le mie radici sono nella mia terra e nella mia famiglia. In genere, più le radici sono solide, più “l’albero cresce” e si espande verso l’alto, verso l’esterno e verso l’estero in questo caso.

Il marketing del territorio e di un prodotto diventa quindi la connessione tra la passione per la terra e l’amore verso l’estero.> 

– Come viene visto il nostro olio “buono”  all’estero? Perché è di questo che ti occupi…

< Assolutamente sì. Mi occupo della vendita di olio prodotto sui Monti Iblei. Per quanto riguarda l’estero, nel contesto dei negozi, piuttosto che dei ristoranti di altissimo livello, l’olio che viene prodotto sui Monti Iblei è visto come uno dei migliori oli al mondo, sia per le valutazioni ottenute nei vari concorsi internazionali, ma soprattutto perché viene molto apprezzato dai consumatori anche meno preparati e dagli chef, perché è un olio di cui, dopo averlo provato, non si riesce più a fare a meno. Ha un sentore unico nel suo genere, un sentore spiccato di pomodoro verde e di erba fresca, che sta benissimo su molti piatti. A differenza di tanti altri oli non ha un sapore aggressivo, ma si armonizza bene con gli altri ingredienti. Per questo è apprezzato anche dagli chef dei ristoranti più importanti. Molti hanno paura che un olio troppo intenso vada a coprire o a dare fastidio ai sapori. Ma non è il caso dell’olio prodotto sui Monti Iblei. >

Domanda di rito: dopo una giornata tra impegni e clienti internazionali, sei felice?-

< Il lavoro occupa il 90% del mio tempo e ne sono contento perché non potrei fare un mestiere ripetitivo o in cui non poter mettere un po’ di me stesso. Sicuramente non è tutto nella vita ma il lavoro che faccio mi lascia spesso soddisfatto perché mi permette di esternare l’amore per la nostra terra.

E’ anche vero che per l’economia è un periodo non facile. I rapporti commerciali non sono sereni come tre o quattro anni fa, perché c’è molta più pressione da parte dei mercati, i tempi sono sempre più veloci e inoltre, data la crisi economica e finanziaria, anche i clienti più importanti tendono o a pagare il più tardi possibile o a fare ordini più piccoli, così da non esporsi tanto. Quindi l’aumento del lavoro non sempre corrisponde ad un aumento dei volumi di rendita. Certamente non è il beneficio economico che dà la felicità in un lavoro, ma l’impegno che ci si mette, le soddisfazioni e i feedback. Ogni giorno, tra le mail di complimenti che ricevo, piuttosto che dai successi nei vari concorsi, torno a casa assolutamente soddisfatto e felice del lavoro che faccio.>

-Ti offendi quando i politici parlano di “bamboccioni” o di “choosy”?-

< Personalmente mi offendo, perché c’è una visione distorta della realtà. E’ vero che ci sono giovani in Italia che non sono disposti al sacrificio e, abituati ad ottenere tutto con il minimo sforzo, pensano che anche il mondo del lavoro funzioni così. Fortunatamente non rappresentano la mia generazione. Conosco tanti ragazzi che fanno il difficile passo di lasciare la propria terra e i propri affetti e andare fuori a cercare la propria realizzazione. C’è chi è più coraggioso e cerca di rimanere e di mettersi in gioco qua. C’è anche chi torna e cerca di realizzare qua le proprie ambizioni, cosa ancora più difficile perché ci si ritrova a fare i conti con un sistema economico, politico, sociale che tutti conosciamo. Quindi fondamentalmente la cosa che mi offende è che un ristretto gruppo di giovani cresciuti in un contesto iperprotettivo rappresentino tutta la categoria di giovani.>

Irene Difalco

Referente Giovannella Galliano Giornalista

 

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