ATTENTO RENZI!

Le vicende ultime relative alle riforme pongono una serie di problematiche che suscitano una serie di riflessioni ineludibili sia per le implicazioni che esse hanno sul quadro politico generale, sia per i possibili sviluppi che potrebbero avere sul nostro sistema democratico…

Non credo di aver mai ceduto a inutili allarmismi, ma la situazione attuale pone più di una ansia.

Renzi si trova in una situazione oggettivamente complicata, ha catalizzato tante attese che gli permetterebbero oggi agevolmente di avere la meglio nelle urne (dal giorno delle primarie il PD ha guadagnato il 5% nei sondaggi), ma teme che una prospettiva di un anno di governo Letta rovini questa “luna di miele” anche perché da segretario del PD, essendo l’azionista di riferimento della maggioranza, sa che gli verranno addebitate le performance di questo governo,  di un governo “anomalo” in cui non c’è una sinergia di interessi tra i tre partiti alleati (atteso che NCD non fa mistero del fatto che le elezioni lo vedranno “di nuovo” alleato di Forza Italia).

Posta questa condizione, giustamente Renzi punta l’attenzione sulle riforme cercando di tenere alta la tensione e contemporaneamente di qualificarsi come leader capace di imporre la propria agenda di priorità con percorsi nuovi e diversi dalle vecchie liturgie partitiche; ecco allora il riconoscimento unioni civili, la revisione Bossi-Fini,  il “job act”, le riforme istituzionali (abolizione o rivisitazione provincie e senato), ma “in primis” la riforma elettorale entro il mese di gennaio! 

E secondo me da questo fronte viene l’insidia più pericolosa; andiamo con ordine, tra i 3 sistemi proposti da Renzi (Mattarellum corretto con premio di maggioranza, doppio turno di coalizione o sindaco d’Italia, e sistema “spagnolo”) ci sono grandi differenze: i primi due privilegiano con diversa gradualità le coalizioni, il terzo privilegia nettamente i partiti maggiori.

Proprio per questo la vera partita si gioca su questo punto e proprio per questo Renzi e Berlusconi si trovano in sintonia su questo modello: sia FI che il PD hanno sperimentato il “potere di interdizione” di alleati piccoli ma determinanti che hanno condizionato pesantemente l’azione del governo.

Il problema incontrare o meno Berlusconi è strumentale, la legittimazione democratica di un leader la da il consenso di cui gode, quindi dei meccanismi elettorali è normale che si discuta con il leader del secondo partito d’Italia, il vero problema è istituzionale (si vuole privilegiare la “complessità” del sistema politico favorendo le coalizioni o semplificare il quadro politico privilegiando i partiti maggiori) e di affidabilità politica (Berlusconi ha dimostrato sempre, e D’Alema ne sa qualcosa, una certa spregiudicatezza nel condurre trattative capitalizzando per se e lasciando l’interlocutore con il cerino in mano).

Il problema dell’affidabilità di Berlusconi come interlocutore si ripropone prepotentemente, è infatti palese che gli alleati di governo (NCD, Scelta Civica e UDC) non staranno a guardare mentre i 2 partiti maggiori scelgono un sistema che li condanna al “diritto di tribuna

Il rischio è che per evitare l’accordo PD – FI i partiti minori scatenino la crisi per andare al voto con la legge elettorale che ha rimodulato la Corte Costituzionale praticamente un sistema proporzionale con macrocollegi, voto di preferenza e soglia di sbarramento. Il risultato sarebbe praticamente un “pantano” parlamentare senza possibilità di maggioranza che perpetuerebbe la necessità delle grandi intese realizzando così le condizioni ideali per il gioco al “tanto peggio tanto meglio” di Grillo.

Renzi (e con lui l’Italia) è disposta a correre questo rischio? 

Una volta intrapreso il percorso con Berlusconi, Renzi si ritroverà contro i propri alleati attuali, ma anche potenziali (SEL), e se Berlusconi lo abbandonasse poi a metà del guado sarebbe un disastro politico dagli esiti inimmaginabili perché in una situazione di profonda crisi come quella attuale ,la sfiducia nella democrazia può creare danni irreparabili (Weimar docet). 

Se il percorso invece fosse portato rapidamente a termine non c’è dubbio che Renzi farebbe “bingo” i piccoli alleati perderebbero interesse ad andare alle elezioni perchè ne verrebbero danneggiati, fra un anno le elezioni semplificherebbero il quadro politico consegnando a chi vince le elezioni una maggioranza più omogenea e capace di governare con maggiore autorevolezza.

 

                                                                              

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it