È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
SERRICOLTURA: STRATEGIE PER RIDURRE EFFETTI NEGATIVI DI IMPATTO AMBIENTALE
22 Ago 2010 20:02
L’espansione delle colture protette lungo la fascia costiera del ragusano, che si sviluppa per circa 5.216 ettari, ha comportato una trasformazione del territorio con effetti negativi di impatto ambientale dal punto di vista dell’assetto territoriale, idrogeologico ed ecologico. La diffusione delle serre nell’area costiera ha provocato l’apertura abusiva di cave di sabbia e la radicale trasformazione del territorio passando da un ecosistema dunale, a vegetazione mediterranea, ad un sistema orto-serricolo multivalente. Inoltre, determinati suoli non idonei alla serricoltura a causa della presenza di roccia affiorante sono stati adattati apportando uno strato di terreno di riporto. La mancanza di rotazione sugli appezzamenti, coltivati per lo più con solenacee, l’impiego continuo di antiparassitari e fertilizzanti, il periodico rinnovo dei teli di polietilene hanno comportato fenomeni di inquinamento ambientale e atmosferico, inoltre l’alta densità serricola ha determinato un eccessivo sfruttamento delle falde acquifere, con rischio di intrusione marina. Quanto detto rende evidente la necessità di mettere in atto interventi strategici volti a ridurre l’impatto ambientale delle serre e ritornare a condizioni sostenibili che permettano uno sviluppo in equilibrio col paesaggio circostante che contribuisca a rendere l’area fruibile dai turisti, senza perdere la redditività della serricoltura. Un primo intervento potrebbe essere l’attuazione di un Piano Regolatore che stabilisca le aree territoriali di sviluppo della serricoltura, consentendone la realizzazione solo in zone vocate dal punto di vista pedo-climatico e della disponibilità idrica, in modo da evitare trasformazioni di terreni non idonei a tali colture. Un’altra opportunità per la riduzione dell’impatto ambientale delle serre potrebbe essere il recupero delle acque piovane, mediante apposite opere di convogliamento delle stesse, dai tetti delle serre ad invasi creati appositamente anche al servizio di più aziende, la realizzazione di reti di drenaggio, l’obbligo di adottare idonei sistemi di irrigazione che riducano i consumi idrici, ecc.. Ma soprattutto si dovrebbe prevedere la possibilità per le aziende di usufruire di incentivi volti a sostenere interventi di riqualificazione ambientale che favoriscano la diffusione di metodi come la coltivazione biologica, l’uso di substrato inerte o la coltura idroponica, o ancora, si potrebbe dare un sostegno alle aziende per trasferire le serre dalla fascia limitrofa al mare (circa 2.000 ha di serre ricadono nei primi 500-1000 metri) verso l’area più interna. Il trasferimento delle serre dovrebbe essere collegato alla possibilità per le aziende di usufruire di incentivi per realizzare miglioramenti fondiari e accorpare la base aziendale, che in molti casi, risulta frammentata. In quest’ottica si dovrebbe incentivare la realizzazione di serre sistemate secondo un determinato orientamento, con strutture metalliche da sostituire alle tradizionali serre in legno, ormai obsolete, dotarle di tutti quegli impianti in grado di migliorare la qualità delle colture e sfruttare i vantaggi offerti dall’introduzione delle energie rinnovabili, in particolare del fotovoltaico, il quale consentirebbe di abbattere i costi dell’approvvigionamento energetico fornendo anche un reddito alternativa all’agricoltore. Se da un lato la presenza delle strutture serricole nella fascia trasformata ha ostacolato fino ad oggi l’invasione antropica impedendo l’espansione delle strutture turistico-ricettive e di abitazioni abusive come è avvenuto in alcune zone della Sicilia, dall’altro, un piano regolatore che preveda lo spostamento della fascia trasformata verso l’entroterra ne consentirebbe, dopo opportuna sistemazione volta alla valorizzazione dell’area, la fruizione dal punto di vista turistico e ambientale. Pertanto, sostenere le aziende produttrici nello sviluppo di sistemi di gestione “sostenibili” dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, contribuirebbe a fornire una soluzione ai problemi di compatibilità architettonica e paesaggistica. (Martina Celestre)
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