I MITI DI GLAUCO E DI CERERE E LIBERA

Questa volta si tratta di due racconti mitici ed entrambi riguardano la Sicilia; li ho scelti per questo. Uno tratta di Glauco, (ce ne sono diversi eroi con questo nome, prossimamente parlerò di Bellerofonte che è figlio di un altro Glauco e nipote di Sisifo) e l’altro tratto da una versione di latino che parla di Cerere e la figlia Libera (Proserpina), e del rapimento di quest’ultima da parte di Plutone.

Glauco, figlio di un pescatore della Beozia, notava che  quando metteva i pesci che catturava sopra un certo tipo di erba, questi tornavano vivi e guizzanti.

Pensò bene, allora, di provare a mangiare di quell’erba e si trovò immortale e divenne una divinità.

Si innamorò perdutamente della bellissima Scilla e fu ricambiato, ma il padre di lei non ne voleva sapere di lasciarli sposare. Allora Glauco, si rivolse a Circe, perché provvedesse con una delle sue magie. Ma mal gliene incolse, perché la maga si era invaghita di lui e gelosa di Scilla, la trasformò in un mostro orrendo.

Ora, l’altro racconto. Prima la versione in latino, per chi fosse interessato o incuriosito, e poi la traduzione in italiano:

Traditum est insulam Siciliam totam esse Cereri et Liberae consecratam. Nam et natae esse hae deae in iis locis et fruges in ea terra primum repertae esse feruntur. Narrant autem raptam esse Liberam, quae etiam Proserpina vocatur, ex Hennensium nemore, qui locus, quod in media insula est situs, umbilicus Siciliae nominatur. Cum filiam investigare et conquirére Ceres vellet, dicitur infiammasse taedas iis ignibus qui ex Aetnae vertice erumpunt. Henna autem, ubi ea, quae dico, gesta esse memorantur, est loco perexcelso atque edito, quo in summo est planities aquis perennibus abundans: tota vero ex omni parte directa est. Circa eam lacus lucique sunt plurimi atque laetissimi flores omni tempore anni, ut locus ipse raptum illum virginis declarare videatur. Etenim prope est spelunca quaedam infinita altitudine qua Ditem patrem ferunt repente cum curru extitisse et virginem secum asportasse et subito penetrasse sub terras.

Si racconta che tutta l’isola della Sicilia fosse consacrata a Cerere e a Libera. Infatti si narra che queste dee siano nate in questi luoghi e che in quella terra per la prima volta siano state trovate le messi. Raccontano, invero, che Libera, che è chiamata anche Proserpina, sia stata rapita dal bosco di Enna, il quale luogo, che si trova nel mezzo dell’isola, è detto ombelico della Sicilia. Quando Cerere decise di ricercare e rintracciare la figlia, si narra che accendesse le fiaccole con quei fuochi che erompono dalle cime dell’ Etna; le quali non appena quella si mostrò a lei, si sparsero per tutto il mondo. Enna, dove si racconta siano accaduti questi fatti che sto raccontando, è un luogo eccelso e collocato molto in alto sulla sommità del quale vi è una grande pianura con acque perenni: ma è da tutti i lati scoscesa. Intorno ad essa ci sono moltissimi laghi e boschi e rigogliosissimi fiori in ogni stagione dell’anno, tanto che lo stesso luogo sembrava render noto quel rapimento della vergine. E infatti vicino vi è una certa grotta di infinita profondità dalla quale dicono che il padre Dite sia improvvisamene venuto fuori con un cocchio e abbia portato via con sé la vergine e all’improvviso sia penetrato sotto terra.

 

 

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