CREMAZIONE, IL PIÙ MODERNO DEGLI ANTICHI RITI

Ieri, 29 marzo, il Palazzo della Cultura di Modica ha ospitato la conferenza “La cremazione in Sicilia”. Presenti in sala il Presidente So.Crem della provincia di Ragusa, Giorgio Iabichino, il Responsabile So.Crem della Sicilia, Augusto Bricoli, il Sindaco di Modica, Ignazio Abbate e il parroco Don Umberto Bonincontro.

Scopo principale della conferenza la sensibilizzazione e l’informazione sul delicato tema della cremazione.

Il trattamento delle proprie spoglie post mortem deve essere una scelta libera, un diritto inalienabile della persona.

“Mentre noi come So.Crem” – afferma Iabichino – “abbiamo il dovere di informare, le Istituzioni hanno l’obbligo di dare ai cittadini la possibilità di poter avere gli stessi diritti che hanno coloro i quali optano per questa scelta”. 

Il Presidente Iabichino si è però detto soddisfatto dello scambio di opinioni avvenuto con il Servizio Cimiteriale di Modica ed è stato, inoltre, rassicurato dal Sindaco Abbate riguardo ad una piena collaborazione fra la Società e l’Amministrazione.

Molti, comunque, gli ostacoli a cui gli associati So.Crem della provincia di Ragusa hanno dovuto far fronte, dalla mancanza di forni crematori in zona o il loro mal funzionamento, fino alla diffidenza, legata spesso alla cattiva informazione, ma questo non ha impedito la crescita, se pur lenta, del numero degli iscritti all’associazione. Situazione che è cambiata soprattutto nell’ultimo anno, segno che qualcosa si sta muovendo.

Un’ulteriore difficoltà nel delicato compito di sensibilizzazione è data dalla convinzione comune che la Chiesa non ammetta la cremazione, poiché dal 1886, anno in cui la massoneria fece della cremazione il proprio vessillo, fino al 1963, anno del Concilio Vaticano II, vietò questo trattamento post mortem con l’unico scopo di ostacolare il movimento massonico.

“Il pensiero della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II” – afferma Padre Bonincontro – “è quello di accettare anche la cremazione, poiché non è vista come qualcosa che intacchi la credenza di una risurrezione”.

Quella della cremazione è una scelta che deve essere fatta in vita, per iscritto, attraverso un documento notarile o una volontà olografa, comunicando alla moglie e ai figli le proprie intenzioni, i quali dovranno poi certificarle all’Ufficiale di Stato Civile, oppure, iscrivendosi presso un’associazione cremazionista che alla morte del socio attesterà la volontà espressa.

“In seguito alla legge n.130 del 2001” – spiega Bricola – “è stato sancito che l’appartenenza ad una associazione cremazionista riconosciuta, costituisce prova della volontà del defunto di essere cremato”.

Negli ultimi tempi in Sicilia importanti passi sono stati fatti in questa direzione.

“A Messina, entro maggio partirà il forno crematorio, che è già in fase di prova” – afferma Pippo Gurrieri, uno dei soci dell’Associazione So.Crem – “avviato un progetto anche a Misterbianco e uno studio di fattibilità a Ragusa”.

Per quanto riguarda la conservazione, la dispersione o l’affidamento delle ceneri, la legge prevede chiaramente la sistemazione delle urne nel cimitero della città, nelle tombe di famiglia, inumate nella terra, affidate ad un familiare o disperse nei “Parchi della Memoria”, zone di piccole dimensioni, che non richiedono grosse spese, adibite alla dispersione delle ceneri. Un percorso di riflessione in cui ricordare le persone care.

Interessante, inoltre, il dibattito tra i relatori e il pubblico, che ha messo in evidenza il bisogno di poter scegliere liberamente il trattamento post mortem.

Un convegno dallo spirito costruttivo, che pone solide basi per sostenere un diritto riconosciuto ad ogni individuo, la scelta di disporre delle proprie spoglie mortali.

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