EU-ROPA

 

Può darsi che i giorni venire consegnino alla nostra valutazione politica  degli argomenti riguardanti il voto che dobbiamo esprimere il prossimo 25 maggio e che i candidati che sperano di ottenerlo ricordino a loro e a noi che dobbiamo eleggere parlamentari europei. Fono ad ora non si è nello specifico parlato e discusso se non di fatti, seppure importanti, ma che di europeo hanno ben poco a che vedere.

Gli eleggenti candidati ci debbono parlare di Europa, della sua politica economica e del ruolo che debbono assolvere mezzo miliardo di cittadini europei nell’ambito dei rapporti di collegamento con il resto del mondo. L’economia mondiale è cambiata. I cinesi a quanto pare e con qualche anno d’anticipo rispetto alle previsioni registrano una considerevole crescita del loro pil che li porterà a superare gli americani. Gli esperti del settore hanno calcolato che il mondo sì detto ricco possiede la metà del pil globale  ma che dello stesso ne fruisce solo appena un quinto della popolazione mondiale. Ma pur di fronte a questi dati  nell’immediato non è dato sapere quale sarà al riguardo la posizione che intende o dovrà assumere questa nostra Europa ove in atto pare che sia sola la Germania a doverne subire contraccolpi negativi. In questo quadro oltremodo semplificato perché questa tecnicamente è materia di esperti i futuri parlamentari europei italiani, almeno per la loro parte, ci dovrebbero dire in modo a noi tutti comprensibile quale tipo di politica ritengono opportuno perseguire visto che in tal contesto ci siamo anche noi.

Continuiamo, invece, a ritenere di vitale importanza quegli 80 euro che il governo nazionale intende mettere in busta paga a diversi milioni di italiani e non perché ciò non sia importante o meno a seconda delle diverse opinioni, ma perché in Europa di altro si dovrà parlare e discutere.

L’Europa dovrà avere una sua politica economica e sociale: Dovrà continuare ad essere solo un continente geografico ove ognuno recita e svolge la pratica che più gli interessa oppure un’entità che tenga conto e tuteli quel  mezzo miliardo di cittadini di cui si è accennato.

In caso contrario continuerà ad aumentare il numero dei disoccupati e dei poveri. Dobbiamo pur prendere atto che un problema da risolvere per i tempi che verranno per ogni singolo individuo non potrà essere quello di stabilire se è preferibile acquistare la carta igienica mono o a doppio velo.

Evidentemente non di questo dettaglio ci dovrebbero parlare i candidati del prossimo 25 maggio, ma non possono però far finta che i problemi  accennati appartengono agli abitanti di un mondi immaginario.

Il politico è tale quando riesce a prevedere oltre quello che il singolo cittadino per incultura o incapacità non riesce a prevedere in futuro o non è in grado di interpretarne il vicino accadimento.

Chissà a quante persone sia caduta una mela in testa e pensò di essere sfortunate. Solo uno ne capì il perché. Ciò non significa che ogni politico deve essere un genio, ma che deve comportarsi, esprimersi od operare in modo diverso di ciò che accade ai più è una caratteristica che deve pur poter possedere.

Coloro che saranno eletti in ambito europeo, almeno per la maggior parte, faranno parte o del Ppe o del Pse. Di questo, fra l’altro, ci dovrebbero parlare i candidati illustrandocene le differenze e le prospettive per consentire all’elettore di aver consapevolezza e coscienza di quale sarà la destinazione della sua scelta.

Ogni elettore, anche se personalmente interessato, vorrà sapere in che modo i competenti organismi europei possono intervenire per evitare che migliaia di lavoratori si trovino dall’oggi al domani senza un reddito minimo per campare se il suo datore di lavoro decide, talvolta e non di rado all’improvviso, di trasferire la sua azienda all’estero e questo estero molto spesso fa parte della stessa Europa. Le delocalizzazioni non sono dettate da esigenze climatiche o di improvvisa attrazione alla storia politica e culturale del paese scelto. Sono il risultato di accurati studi che coinsentono al capitale investito di apportare più utili. Non bisogna culturizzare come danno assoluto tali scelte. Esse fanno parte e devono parte del principio della libertà d’impresa, ma quel mondo che divideva, talora in maniera prepotente e ostile, gli uomini in due parti fra di loro distinte e che vedeva da una parte i ricchi e dall’altra i poveri è per il bene comune concettualmente e politicamente superato da almeno un secolo e mezzo.

Le democrazie essenzialmente si fondano nella mediazione fra i due sistemi e sulla costante ricerca di soluzioni intermedie che tengano conto di questi opposti interessi permeando questi ultimi di quei valori che con i soldi non si possono comprare.

Non sembri strano, ma è da ritenere assolutamente sincero quanto dichiarato da un operaio che preferiva non un sussidio a vita ma continuare a lavorare, come faceva duramente da venti anni.

I nostri candidati, a prescindere della loro appartenenza politica, ci debbono parlare senza slogans, scambiati per idee, quale sarà la loro scelta operativa per conciliare gli interessi opposti e in che modo l’Europa potrà evitare di essere compressa fra due grandi economie planetarie che pur non parlando la stessa lingua si avvalgono principalmente di mezzi economici e produttivi che potrebbero sopraffare la nostra Europa se non riesce a diventare una sola ma essenzialmente unita parte.

 

                                                                          Politicus

         

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