MICHELE GIARDINA RACCONTA E SI RACCONTA NEL SUO ROMANZO “VUOTI D’ARIA”

 “ ‘Vuoti d’aria’ di Michele Giardina  è  un  libro attraversato da uno stile  tipicamente giornalistico, investito, però, dell’impronta romanzesca: frasi brevi, dirette, ma realistiche,  e caratterizzato  da  contenuti che rimandano a fatti realmente accaduti e vissuti dal narratore- autore: con queste parole Domenico Pisana ha aperto la serata che il Caffè Letterario Quasimodo di Modica  ha dedicato lo scorso sabato al giornalista scrittore pozzallese Giardina. Un evento culturale che ha visto la presenza del  sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, e dell’assessore alla cultura del Comune di Modica Orazio Di Giacomo, e che è stato caratterizzato dal puntuale e preciso intervento di Giovanni Criscione che ha tracciato un breve exscursus di tutte le opere di Giardina: “Cronache e riflessioni di un giornalista di provincia”(2004), cui sono seguiti i romanzi “La risacca” (2009), “Mare forza 7” (2010) e “L’uomo  di borgata” (2011).   Brillante l’intervento di Uccio Barone che ha colto il rapporto tra il protagonista del romanzo, Tony Speranza, e l’autore del libro, il quale fa della sua Pozzallo, “Perla di mare”, il centro di un racconto autobiografico, racconto nel quale Pozzallo da città di emigranti si trasforma in città di migranti e di accoglienza.

Michele Giardina è quel Tony Speranza del romanzo, che  vive a “Perla di mare” (la sua Pozzallo), “che odora di sale e di mare. Di cui conosce pietre, strade, quartieri, luoghi. Rubini di memoria , rilucenti di personaggi, piccoli, grandi, semplici, passionali, naif. Che ha conosciuto. Che conosce. Attori, dell’umana vicenda”.  Da questa “fetta di terra mediterranea”, Tony “sente il bisogno di volare alto”, grazie allo straordinario aiuto del cielo e del mare”,  e così Tony narra e si narra,  basandosi  su episodi reali a cui egli stesso ha preso parte o che gli sono stati raccontati. E così nel suo reportage letterario c’è Memo Nocera, “allammicatu ri fimmini”; ci sono i migranti con il centro di accoglienza; ci sono i matrimoni  portati, c’è il mito della famiglia, il dolore, la malattia, i dialoghi con il padre, con Sal Giunta, pozzallese che ha combattuto nel Vietnam; c’è il caso del giovane Luca morto di overdose, ci sono storie di emigranti, tra cui quella di Giovanni Carandola, del quale lo scrittore descrive la parabola ascendente e discendente, fino al racconto della morte. 

Per narrare tutto questo Michele Giardina  guarda da un lato al giornalismo e alle sue tecniche, dall’altro alla letteratura e al suo impianto narrativo, oltre che ai procedimenti analitico-descrittivi tipici della scrittura saggistica.

Molto sentite e toccanti  anche le parole dell’autore rivolte al pubblico intervenuto, parole che hanno fatto toccare con mano il pathos interiore di Giardina, il cui “libro – come ha affermato Pisana a conclusione della serata – descrive, indaga, racconta, contiene dati e denunce, spunti lirici e riflessioni teoriche. Ciò che viene narrato dall’Autore può essere discusso, confrontato con dati di fatto diversi e nuovi, può essere anche  contraddetto. E quando un  reportage di narrativa letteraria è ben fatto, come in questo caso, siamo dentro l’orizzonte del romanzo  e la lettura diventa avvincente e consigliabile”.

 Hanno arricchito la serata gli intermezzi musicali del M° Lino Gatto, le affabulanti letture del noto attore Carlo Cartier e la degustazione del cioccolato di Modica curata del Consorzio di tutela del cioccolato modicano.

 

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