I NUMERI DELLA CASTELLO NEL DIBATTITO SULL’IMU

 

Qualche giorno fa «La Sicilia» ha dato notizia di un dialogo a distanza tra l’ex sindaco Antonello Buscema e Ignazio Abbate che gli è succeduto nella carica. Buscema, insieme a Giuseppe Sammito, sosteneva che oggi Modica può contare su risorse importanti grazie al lascito della sua amministrazione. Si riferiva al fatto di avere chiesto lui, Antonello Buscema, il mutuo di 64 milioni alla Cassa Depositi e Prestiti, e al fatto che l’ingente somma giunse alla disponibilità dell’Amministrazione quasi immediatamente all’insediamento di Abbate. Suggeriva di pagare i debiti cui il mutuo era (ed è) vincolato e di utilizzare i trasferimenti regionali e le altre entrate in modo parsimonioso, per non generare nuovi debiti che potrebbero rivelarsi letali per l’ente.

La risposta di Abbate è stata sibillina: un mutuo per pagare i debiti contratti dalle precedenti amministrazioni non è una bella eredità, per cui non debbo dire grazie ad alcuno. L’amministrazione Buscema ha lasciato Modica con molti debiti, una multa di 5 milioni per aver violato il patto di stabilità e un disavanzo di 7 milioni di euro. Una persona così non può dare lezioni né consigli, era l’implicito. Io, dopo un anno, posso vantare due risultati:

 

-ho chiuso con un avanzo di 7 milioni;

-ho rispettato il patto di stabilità.

 

Sento il bisogno di intervenire in questo dibattito perché la gente può essere indotta in errore dalle dichiarazioni del sindaco Abbate.

Buscema ha voluto solo consigliare di non eccedere in spese perché il Comune è in pre-dissesto. Le spese improduttive che tutti conosciamo bene sono all’origine dell’odierna crisi economica. Le riforme istituzionali, in qualche modo, tendono a prevenirle. Che c’è da ridire su un consiglio così argomentato? E’ inevitabile contrarre le spese voluttuarie e limitarsi ai servizi essenziali. Significa che prima di ogni spesa voluttuaria (le luminarie, le feste di quartiere) occorre aver riguardo alle più importanti necessità della città.

Che intende dire Buscema quando vanta il merito di aver inoltrato lui la istanza di mutuo alla Cassa Depositi e Prestiti? Semplicemente che Abbate, se non fosse stata disponibile la somma ex D.L. 35 del 2013, avrebbe dovuto pagare parte dei debiti comunali con le entrate ordinarie, sottraendole alle scerbature e agli altri servizi di cui mena vanto. E’ fuor di dubbio, quindi, che egli raccoglie, pur casualmente, i frutti dell’attività svolta da Buscema. Tutto qui.

 

La verità purtroppo e spero che Abbate mi possa smentire, ma coi numeri e il danaro avanzato in mano, è un’altra. Il sindaco ha fatto in modo di accrescere le previsioni d’entrata e in particolar modo quelle dell’Imu.           

Secondo lo schema della finanza locale (leggasi del Ministero degli Interni), che il Sindaco ha volutamente ignorato, il gettito lordo dell’IMU, stimato ad aliquota base, è di circa 9 milioni di euro; se da esso si sottrae la quota da trattenere per alimentare il Fondo di solidarietà comunale, prevista in quasi 3 milioni di euro, così come per legge (Decreto legge 6 marzo 2014, n. 16), si ha il gettito totale netto che ammonta a quasi 6 milioni e mezzo di euro. Sono stime elaborate espressamente per Modica dal Ministero degli Interni di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).

A questo punto il sindaco avrebbe dovuto accertare, per il 2013,  la somma come da schema della Finanza locale, anche per la ragione che l’imu è un’imposta (autoliquidata) il cui gettito reale può conoscersi solo a fine dicembre; ove, poi, tale incasso fosse stato inferiore al previsto, la differenza avrebbe dovuto iscriversi al bilancio di previsione 2014 in corrispondenza della voce IMU anni pregressi, dopo verifica e riaccertamento. Sin qui le regole di legge. I fatti storici, tuttavia, sono ben altro. Il sindaco, anziché prendere atto delle stime della finanza locale e adottarne le cifre, ha gonfiato i sei milioni e mezzo previsti a 10; indi, fermo restando l’incasso reale a 5,5 milioni, ha portato a residui attivi i 4 milioni e mezzo restanti. Si sono determinati, così, due risultati fittizii: 1°) è stato rispettato il patto di stabilità; 2°) è stato determinato un avanzo di amministrazione considerevole e tale da coprire la quota di disavanzo prevista nel piano di riequilibrio. Un ulteriore vantaggio, ma favorevole solo per chi impiega il denaro pubblico per propaganda elettorale, consisterà nell’aumentare la disponibilità dell’anticipazione di cassa a partire dal 1° gennaio 2015 calcolata sulla base delle entrate accertate nel penultimo consuntivo approvato.

In definitiva dei sei milioni e settecentomila dell’avanzo addotto dal sindaco, tre milioni e mezzo sono il prodotto di una magia contabile e non esistono. L’artificio consiste in una piccola, quasi invisibile, operazione: aumentare il gettito imu previsto per il 2013. Abbiamo così due soggetti pubblici, il Ministero e il sindaco; il primo che si aspetta un gettito di poco meno di 6,5 milioni di euro e il sindaco che ne vorrebbe uno di 10 milioni. In realtà l’incasso è stato di 5,7 milioni di euro. In breve, il Ministero dell’Interno ha svolto previsioni realistiche; il sindaco quelle che gli convengono.

L’avanzo tanto vantato dal sindaco si trasforma in disavanzo considerando gli impegni, volutamente non presi, e l’iscrizione di residui attivi inesistenti.                                                                      

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