UCCISA DALL’HOMO DEMENS L’ORSA DANIZA COLPEVOLE DI ESISTERE

E’ stata vilmente, ciecamente e stupidamente uccisa l’orsa Daniza che la Guardia Forestale stava assurdamente cacciando dopo che, a Ferragosto, mamma orsa aveva difeso i suoi 2 cuccioli da un cercatore di funghi nei boschi di Pinzolo, in Trentino. La Provincia (che aveva beccato dalla Unione Europea  12 milioni di Euro per il ripopolamento) aveva assicurato che “l’abbattimento sarebbe stata la soluzione estrema”, ma, fanno ipocritamente sapere che l’orso “non è sopravvissuto alla narcosi che è stata effettuata nella notte per catturarla. Solo tre giorni fa Claudio Groff (resp. “Grandi carnivori” del servizio Fauna e Foreste della Provincia di Trento), dichiarava alla stampa nazionale che  i “proiettili narcotizzanti, possono essere pericolosi”. Chi dunque ha ordinato l’esecuzione a colpi di proiettili narcotizzanti?
Ecco il comunicato dell’ HOMO DEMENS: “In ottemperanza all’ordinanza che prevedeva la cattura dell’orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi” si legge sul sito della Provincia di Trento. “L’intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l’orsa che, tuttavia, non è sopravvissuta. E’ stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo (e aggiungo io condannarlo a morte assieme al fratellino), anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare al fine di assicurarne il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d’emergenza. Dell’episodio sono stati informati il Ministero dell’Ambiente, l’Ispra e l’Autorità giudiziaria. Già in giornata l’animale sarà sottoposto ad analisi autoptica”.
Queste le reazioni dell’HOMO SAPIENS in cui spero tutti noi ci  riconosciamo.                                               L’Ente nazionale protezione animali, definisce la morte dell’orsa Daniza un animalicidio e chiede le dimissioni del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Ciò che è accaduto all’orsa Daniza non è un incidente né un fatto casuale: è un animalicidio in pieno regola. Nei giorni e nelle settimane passata avevamo più volte chiesto di lasciare in pace l’animale, arrivando a diffidare le autorità locali: questo è il risultato della caccia alle streghe, del clima di terrore scatenato contro il povero plantigrado”, dice in una nota la presidente nazionale dell’Enpa Carla Rocchi, che preannuncia una vera e propria mobilitazione legale da parte dell’associazione.    Nessuna fatalità, Daniza è stata uccisa. Per questo denunciamo per violazione dell’articolo 544 bis del Codice Penale – reato di animalicidio che prevede fino a 2 anni di reclusione – il Presidente della Provincia di Trento Rossi, il Vice Presidente Olivi, l’Assessore-veterinario alla caccia Dalla Piccola e ogni altro responsabile di questa vera e propria esecuzione. Lo pretende giustamente la LAV, la Lega Anti Vivisezione.                                                                                                                                        La LAV ( Lega Anti Vivisezione) chiede “al Procuratore Capo della Repubblica Amato – che ha colpevolmente cestinato tutti gli esposti a tutela degli orsi presentati nelle ultime settimane – l’immediato sequestro probatorio del cadavere di Daniza, e il sequestro preventivo dei suoi cuccioli – troppo piccoli per sopravvivere senza la mamma – nonché di tutti gli Orsi del Trentino, per la loro messa in sicurezza evitando così nuove esecuzioni. Ed inoltre afferma che “ Non si tratta di un errore, ma di una esecuzione avallata proprio dalle Istituzioni che dovrebbero tutelare la Fauna selvatica, in primis il Ministro dell’Ambiente Galletti le stesse che prima hanno voluto e avallato i progetti di reintroduzione degli Orsi, con tanto di operazioni di marketing e beneficiando di 12 milioni di fondi UE, per poi organizzare una scandalosa caccia all’orso al primo presunto “fastidio”, senza alcuna sensibilità ambientale e senza alcuna considerazione per l’opinione pubblica anche trentina (ma ormai mondiale aggiungo io), dalla parte di Daniza, degli animali, della civiltà”.

Homo sapiens è anche homo demens – ha scritto Morin – ovvero l’uomo è una commistione, un ibrido di ragione ed emozione, saggezza e follia, ordine e disordine, calma e irrequietezza, crisi e progetto, rigore ed eccesso e, persino, santità e delirio. In lui vivono in modo interdipendente elementi svincolati e caotici ed elementi ordinati e strutturati, Dioniso e Apollo. Non riuscendo e non potendo concepire il sapiens senza il demens pedagogicamente  non resta che costruire il sentiero per una loro più efficace integrazione e per un loro più proficuo indirizzo, per il bene del singolo e per il bene comune.

“Siamo soliti ritenerci ragionevoli dimenticando che la ragione è una piccolissima zattera su cui galleggiamo finché la furia delle onde non la travolge. E allora è la follia e non la ragione il nostro habitat abituale, a cui l’umanità ha cercato di porre degli argini prima con i riti, poi con le religioni, infine con regole di convivenza, leggi, istituzioni. Finché queste strategie tengono” (Galimberti, 2009). Una condizione fragile e dinamicamente instabile che può facilmente essere sospesa dalla tutto sommato semplice messa in discussione delle fondamenta assiologiche su cui basiamo, per lo più inconsapevolmente, il nostro modo di agire, la nostra interpretazione di cosa significhi uomo, cultura, società. Questa commistione continua tra follia e saggezza, amore e odio, violenza e socievolezza: l’inscindibilità del nostro essere complessi, camaleontici, proteiformi, caleidoscopici.                                                                                                         “La nostra mente produce a un tempo l’errore e la correzione dell’errore, l’accecamento e la chiarificazione, il delirio e l’immaginazione creatrice, la ragione e la sragione. Più profondamente, dobbiamo sapere che ‘homo’ è ad un tempo ‘sapiens’ e ‘demens’, che la relazione tra questi due termini non è soltanto di opposizione ma anche di indissociabilità, di complementarietà e di ambiguità […]. Ed effettivamente è nel suo stesso principio che la conoscenza è forte e debole, sana e inferma, vigorosa e fragile, audace e timida, irrispettosa e rispettosa, lucida e cieca. È nel suo principio che essa racchiude il vero e il falso […]. (Morin E. (1993). La conoscenza della conoscenza. Milano: Feltrinelli)

Poveri noi, figli del CAOS…

 

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