I VESCOVI DI BROOKLYN E SALT LAKE CITY IN VISITA A RAGUSA

I religiosi, accompagnati da John Kavin Appleby, direttore del settore Migratorio della Conferenza americana dei Vescovi cattolici, hanno fatto una prima tappa al Cara di Mineo per poi giungere nel territorio ragusano

Il sistema di accoglienza in Sicilia e in Italia al centro della visita dei vescovi di Brooklyn e Salt Lake City Nicholas Anthony Di Marzio e John Charles Wester. I religiosi hanno scelto di trascorrere la giornata di sabato in alcune strutture di accoglienza della provincia di Ragusa. A guidarli nel loro percorso di studio è stato il presidente della Fondazione San Giovanni Battista, Tonino Solarino. “Lavoriamo da anni – spiega Solarino – nel settore dell’accoglienza e dell’integrazione dei richiedenti asilo attraverso la gestione di progetti facenti capo al Sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati. Ringraziamo i nostri ospiti per la loro presenza e ci auguriamo che possano portare negli Stati Uniti elementi utili tra quelli visti a Ragusa”.

“Siamo venuti fin qui – afferma Di Marzio – perché come membri della Conferenza americana dei Vescovi cattolici volevamo rappresentare la situazione dei migranti al governo americano. È difficile fare arrivare notizie in America sul tema. Dopo la chiusura del Centro di Lampedusa, infatti, manca il clamore mediatico che ci permetteva di monitorare la situazione”.

Dal Cara di Mineo al centro della rete Sprar “Accoglienza Casmenea” di Torre di Canicarao a Comiso gestito dalla Fondazione San Giovanni Battista. Tappe di due differenti modelli di accoglienza.

“Il sistema Sprar – sottolinea Appleby – è quello che più somiglia al sistema americano che predilige accogliere direttamente i rifugiati dopo averli riconosciuti tali nel loro paese di origine”. “Vogliamo osservare – aggiunge Wester –come l’Italia e l’Europa trattino i migranti africani che attraversano il Mediterraneo e le modalità di identificazione e riconoscimento dello status di rifugiato. Può essere interessante capire se tale modello può essere riportato negli Stati Uniti”. 

Prima di proseguire il viaggio verso il Centro di primo soccorso ed accoglienza di Pozzallo, i religiosi hanno incontrato il Prefetto, Annunziato Vardé ed il vescovo di Ragusa, monsignor Paolo Urso.

“La nostra realtà – ha specificato il Prefetto – è teatro di un numero crescente di approdi. Le cifre registrate quest’anno ci inducono a parlare di emergenza strutturale. Dopo Mare Nostrum e con l’attuale operazione Triton possiamo dire che il sistema di soccorso in mare funziona. Dagli Stati Uniti possiamo imparare molto perché è lì che si sperimenta un modello consolidato di integrazione”.

La presenza della rappresentanza statunitense onora Ragusa ma le affida grandi responsabilità.

“La caratteristica di questo territorio – spiega il vescovo Urso – è l’accoglienza. Quando si verificano fenomeni di resistenza verso lo straniero, sono solo episodi minimi e sporadici. È comprensibile che i nostri amici statunitensi abbiano scelto di venire proprio a Ragusa  per verificare sul campo la situazione che vivono tanti migranti, ma anche gli operatori dell’accoglienza. Siamo i primi a soffrire, tuttavia, quando ci rendiamo conto che le attuali contingenze economiche non permettono di fornire in pieno le risposte che desidereremmo dare”.

 

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