“FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI” : UN RITO LIBERATORIO PER SCONGIURARE IL FEMMINICIDIO

Riflettere sul femminicidio con un testo “Finchè morte non ci separi” di Francesco Olivieri, scritto per combattere la violenza sulle donne. Da questo testo lo spettacolo  messo in scena dalla Compagnia Godot a Ragusa e in Italia in altre 30 città  da altrettante compagnie per un progetto che vuole dare voce a tutte quelle donne che ora hanno smesso di vivere perché uccise dal marito, dal compagno, dal  padre, dal fidanzato. Sul palco due attrici del calibro di Federica Bisegna, nei panni di Federica Mellori e Tiziana Bellassai in quelli di Ipazia Fiorentini,  uccise dai loro rispettivi compagni. La mano furiosa e folle di un uomo fa dire a queste donne  a denti stretti “Caro Lui”,  mentre in effetti  maledicono il loro assassino, con una descrizione quasi   liberatoria della loro morte e della loro vita. Una eco che arriva da altre donne  accomunate dallo stesso destino: “ Io vi lascio signori miei: una ragazza, una donna, una femmina, ammazzata, ancora una volta”. La stessa eco che ieri, per la Giornata mondiale  contro la violenza sulle donne, ha rimbombato in tantissimi teatri . Interpretazione impeccabile per tutte e due le attrici in scena, con la professionalità che le contraddistingue sulla scena. Entrambe, quasi col sorriso sulle labbra, con la pace nel cuore di chi adesso solo in Paradiso può aver trovato, commentano il loro funerale con un pizzico di nostalgia camuffata per non essere ancora li con i parenti e con gli affetti più cari. Una pace che le due attrici hanno magistralmente resa visibile con la loro perfetta dizione ma soprattutto con la consapevolezza che quelle donne, quelle vere,  adesso erano al riparo da qualsiasi pericolo. E di grande effetto anche l’interpretazione corale, quasi da dramma antico, delle giovani  Monica Firullo, Giulia Guastella, Aurelia Lo Presti, Anita Pomario, Gessica Trama che aggrappate a delle colonne con i loro vestiti di “sangue” ed i segni della violenza subita, hanno aperto le porte del Paradiso alle due protagoniste .Anche loro hanno sentito molto il tema trattato e a qualcuna è spuntata in viso anche qualche lacrima di commozione.  Il pubblico, anche se non molto numeroso,  ha gradito il tema, il contesto rappresentativo e la professionalità della Compagnia Godot che ha usufruito anche dell’impeccabile voce del regista Vittorio Bonaccorso per un incipit importante fatto di nomi veri di donne vere che ora sono morte. Quel destino che ha accumunato queste donne ieri  sul palco  è stato quasi scongiurato con una sorta di rito comune, una piccola formula magica che ripetuta in coro da tantissime donne si spera possa allontanare da  tutte quella mano assassina.

 

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