LA CINA ALLA CONQUISTA DEL MERCATO DEL VINO

 

Nell’immaginario comune degli italiani e in generale degli occidentali quando si parla di prodotti cinesi si pensa sempre a prodotti economici di scarsa, se non scarsissima, qualità. Questo pregiudizio avrà sicuramente i suoi motivi, ed è indubbio che spesso ci si imbatte in prodotti cinesi veramente mediocri, che certe volte si possono rivelare anche pericolosi.

Il potenziale cinese però non può essere compreso appieno, se ci si limita a un giudizio così poco approfondito e superficiale. In fin dei conti certi prodotti, a cui gli italiani sembrerebbero non poter più rinunciare, come cellulari e tecnologia, sono assemblati in Cina. In particolare quelli di un noto marchio, che molti definiscono indistruttibili.

Assieme alla crescita economica, si sta formando in Cina una classe media, che consuma di più rispetto al passato e, sebbene molto lentamente, inizia ad esigere maggiore qualità.

Tra gli indici che indicano un imborghesimento, ovviamente non generico, della società cinese, vi è senz’altro il vertiginoso aumento del consumo di vino, tanto da aver spinto il governo a incentivare la produzione locale di vino. Sembra incredibile, ma la Cina oggigiorno ha scavalcato l’Australia e occupa la settima posizione per quantitativo di vino prodotto.

Certo sicuramente il livello qualitativo è indiscutibilmente dozzinale, ma ciò non vuol dire che sarà sempre così. Basta fare un confronto tra un vino cinese prodotto verso la fine degli anni Novanta e uno prodotto oggigiorno, per rendersi conto che vi è stato un grande salto qualitativo. Ed è evidente che la situazione enologica cinese, a scanso di qualche evento imprevedibile, dovrebbe avviarsi a un crescente miglioramento.

Sono tre i motivi che fanno pensare a un miglioramento complessivo del vino cinese. Da un parte il governo cinese sta offrendo viaggi studio ai propri concittadini in Europa sia in ambito di formazione enologica, sia nell’ambito dell’analisi e critica del vino.

Un secondo fattore importante è l’apertura che sta dimostrando il governo cinese verso gli stranieri che vogliono aprire aziende vitivinicole in Cina. Sono tanti i nomi conosciuti di aziende di vino europeo che già possiedono aziende in paesi dove la manodopera costava o costa di meno, come in passato l’America Latina, il Maghreb e oggi  l’Europa dell’Est e la Cina.

Terzo fattore è la prospettiva lavorativa che offre questo paese ai professionisti specializzati europei. Non saranno ancora tantissimi, ma sicuramente sono sempre di più i giovani enologi italiani, francesi e così via, che accettano di lavorare in Cina sia per l’impossibilità di trovare un lavoro nel proprio paese di origine, sia perché non sempre si viene correttamente retribuiti.

Nonostante gli annunci di un presunto miracolo cinese in ambito enologico, ancora non si è assistito a nulla del genere. Ciò però non significa che il vino cinese si è mantenuto mediocre costantemente allo stesso modo, né tantomeno che lo sarà sempre.

Di certo non si verificherà nessun miracolo, ma bensì un costante miglioramento che porterà in futuro la Cina non solo tra i maggiori produttori di vino in senso quantitativo, ma anche ad occupare una posizione importante nell’ambito della moderna enologia. Forse la Cina non produrrà mai un vino come un tradizionale Brunello di Montalcino, ma è indubbio che sarà in grado molto presto di produrre vini nella stessa lunghezza d’onda dei Super tuscan, con in più il prezzo a loro favore.

 

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