Si rinnova l’appuntamento con la tradizionale “calata ra Maronna” che vedrà l’intera comunità chiaramontana pronta a riaccompagnare nel suo santuario il simulacro della Madonna Maria S.S.di Gulfi. Come ogni anno dopo nove giorni di permanenza, della statua nella chiesa Madre, il mercoledì viene portata a spalle dai suoi portatori verso la propria chiesa. Momento triste per i chiaramontani perché dovranno aspettare il prossimo anno per ospitarla tra loro. Durante la mattinata verrà scesa dall’altare per essere vestita a festa e posta sul suo azzurro “baiardo”. Intanto la piccola statua di S. Vito verrà accompagnata dalla banda con i suoi portatori nella chiesa omonima. Ora bisognerà aspettare le prime ore del pomeriggio, esattamente le 14:30 quando il simulacro uscirà dalla porta centrale con il viso rivolto verso l’esterno e poi fatta girare così da far guardare alla Madonna la chiesa che sta per lasciare. Da qui si incamminerà per il “cuncurso” accompagnata dagli stendardi. Come vuole la tradizione andrà a salutare il figlio, ovvero verrà portata nella chiesa del S.S. Salvatore per poi proseguire la sua discesa. Sostando per il cambio degli angeli sostituiti dalle lanterne. Ecco che i chiaramontani scendono in festa mentre i vecchietti dalla finestra salutano la madonna al suo passaggio chiedendosi se il prossimo anno rivedranno a “Bedda Madri”. Una volta scesi al santuario qui verrà posta davanti la chiesa ed i sacerdoti ricorderanno a tutti l’importanza di Maria e della Patrona. Inoltre, come da tradizione tutte le donazione delle famiglie lontane e vicine verranno rese pubbliche a tutti i presenti e verrà fatto anche il totale delle somme che ha ricevuto in dono durante questo novenario. Ed ecco intonare le note della marcia N.11 sempre più forte ed incalzante che segnerà gli ultimi attimi in cui “a Maronna “ e tra i fedeli. Qui il tradizionale “Trasi e niesci” acquista un valore più forte per i tanti fedeli che vedono il volto di Maria perdersi dentro la chiesa ed illuminarsi con il sole quando la vedono riaffiorare fuori, fino a quando verrà definitivamente posta nel suo maestoso baldacchino tra le colonne tortili.