Il “caso Mare Jonio” ha visto oggi un’ulteriore udienza preliminare a Ragusa. Gli imputati, tra cui Pietro Marrone, Alessandro Metz (in qualità di armatore Idra Social Shipping), Giuseppe Caccia, Luca Casarini, Agnese Colpani e Fabrizio Gatti, sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato dal fatto di averne tratto profitto. Marrone, Caccia, Casarini e Metz devono rispondere anche dell’inosservanza di provvedimenti dell’autorità e di irregolarità in merito al rispetto del Codice della navigazione. Georgios Apostolopoulos, tecnico armatoriale, risponde di favoreggiamento, ma la sua posizione è stata stralciata per difficoltà nella notifica degli atti.
Il processo si concentra sul principio dell’obbligo del salvataggio in mare e sull’applicazione del cosiddetto decreto Cutro, che sembra mettere sempre più in difficoltà il soccorso in mare. Peppe Scifo, segretario generale della Cgil provinciale di Ragusa, presente in aula al fianco di Mediterranea e dell’equipaggio, ha ribadito la necessità di contrastare questa tendenza, soprattutto considerando il continuo aumento del numero di morti in mare.
Luca Casarini ha confermato l’intenzione di tornare in mare con la nave Mare Jonio, attualmente ferma a Trapani, entro qualche settimana. Ha espresso preoccupazione per la situazione nel Mediterraneo, descritto come luogo di incontro tra culture trasformato in una fossa comune. Ha inoltre sottolineato la necessità di risposte alle istanze riguardanti le violazioni al diritto di difesa.
Durante l’udienza, il giudice Eleonora Schinina si è ritirata in camera di consiglio per decidere sul materiale inserito nella copia forense da espungere, che non sarà quindi considerato nell’eventuale processo sul caso “Mare Jonio” a Ragusa. Le difese hanno richiesto una definizione puntuale dello stesso, incluso il trattamento della messaggistica che coinvolge conversazioni considerate ‘vietate’, come quelle con difensori e parlamentari, citando una recente sentenza della Cassazione riguardante il ‘caso Renzi’.
In aula erano presenti solo due degli indagati, Luca Casarini e Peppe Caccia, mentre il pm è il sostituto procuratore Santo Fornasier. La definizione dell’ambito dell’incarico per il perito Pietro Indorato di Palermo deve essere completata prima del suo conferimento.