A RISCHIO LA RAGUSA-CATANIA

A pochi giorni dai festeggiamenti per l’avvenuta firma da parte del presidente del Consiglio sullo schema di convenzione per il bando di gara della Ragusa – Catania nubi fosche provenienti da Bruxelles mettono seriamente a rischio la realizzazione dell’infrastruttura. Una volta ottenuta la firma sulla delibera del Cipe si pensava infatti fosse solo questione di tempo l’avallo da parte della Corte dei Conti che avrebbe permesso di avviare l’iter di indizione del bando vero e proprio.

A sparigliare le carte giunge l’allarme suonato da Salvo Ferlito, presidente regionale dell’Ance Sicilia, circa una nuova interpretazione normativa comunicata dalla Direzione generale Competitività dell’Unione europea, che considera i finanziamenti alle opere infrastrutturali delle regioni del Mezzogiorno Obiettivo 1 al pari di “aiuti di Stato” e come tali da passare al vaglio di una lunga e rischiosa procedura. Perché? Perché capaci di generare nelle martoriate e deficitarie regioni del sud squilibri e concorrenza sleale nel libero mercato. Oltre il danno, la beffa. Secondo Ferlito si tratterebbe di “un gravissimo precedente che rischia di fare arenare tutti i progetti in fase di istruttoria da parte delle altre competenti Direzioni generali dell’Ue, come l’interporto e le opere per l’area industriale di Termini Imerese e la Catania-Ragusa. Esiste persino il pericolo che si debbano restituire i finanziamenti per gli aeroporti di Comiso, Fontanarossa e Punta Raisi”.

Il caso è stato posto a proposito del progetto del porto Hub di Augusta, inserito nella programmazione strategica dei trasporti europei in quanto si integrerà con la rete portuale e ferroviaria a servizio del corridoio Helsinki-Palermo. La scheda progettuale dell’opera, cofinanziata da ministero delle Infrastrutture, Autorità portuale di Augusta e Pon trasporti per 116 milioni di euro, era già stata esaminata dalle Direzioni generali Regioni e Trasporti dell’Ue; ma quella della Competitività, per la prima volta nella storia dell’Unione, ha assimilato il finanziamento pubblico di un’infrastruttura per la mobilità ad un “aiuto di Stato” e come tale intende valutarlo. La singolare interpretazione normativa pone a rischio non solo le grandi opere siciliane, ma quelle di tutte le regioni meridionali dell’Obiettivo 1 che scontano una debolezza politica, economica e territoriale. Le nostre imprese non possono attendere tempi lunghi, se perdessero anche queste opportunità prospettate come bandi imminenti, non avrebbero alternativa alla chiusura.