“Accuso mio suocero per vendetta”. La confidenza di Veronica Panarello ad una vicina di cella

Si terrà domani  a Catania presso la Corte d’Assise, la prossima udienza del processo di appello  a carico di Veronica Panarello accusata dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere del figlio.

La donna è stata condannata a 30 anni di reclusione dal Gup di Ragusa Andrea Reale il 17 ottobre dello scorso anno a conclusione del processo col rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica.

Intanto la trasmissione televisiva Quarto Grado rivela le confidenze che avrebbe ricevuto proprio dalla Panarello una sua vicina di cella.

L’accusa al suocero di aver avuto un rapporto e di avere ucciso il nipote? Ha detto che l’ha fatto apposta perché il marito l’aveva abbandonata in carcere e quindi lei si stava vendicando».

Tra le ‘confessioni’ ascoltate in prigione anche quella in cui Veronica dice di «avere messo le fascette ai polsi del piccolo perché non voleva andare a scuola». Poi sarebbe stato il bambino a mettersi una fascetta al collo mentre lei parlava al telefono con il padre di Loris.

E sarebbe il marito, colpevole di ‘averla abbandonata‘, al centro della vendetta di Veronica: «gli avevo chiesto gli occhiali che sono a casa e non me li ha portati, e io sto reagendo a modo mio: ho messo in mezzo suo padre dicendo che ha ucciso lui il piccolo Loris».

Le dichiarazioni rese dall’ex compagna di carcere di Veronica Panarello «non suscitano alcun interesse» nel collegio di difesa della madre di Loris, che ritiene inoltre che «non hanno alcuna valenza probatoria».

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