Adozioni interna- zionali: tante storie d’amore andate a buon fine

Nel primo semestre del 2010 in Sicilia sono state avanzate 85 richieste di adozione internazionale mentre sono ben 126 i minori per i quali è già stata rilasciata l’autorizzazione per l’ingresso in Italia con destinazione la nostra isola. Negli ultimi dieci anni sono stati 1.882 i bambini adottati dalle famiglie siciliane. Il dato emerge dal rapporto della Commissione Nazionale Adozioni che analizza il numero di adozioni e di richieste nel nostro Paese.

Lo scorso anno in tutta la nazione sono stati adottati 3.964 minori stranieri (a fronte dei 3.977 dell’anno precedente), e l’Italia è nel mondo seconda solo agli Stati Uniti. Le coppie italiane che hanno portato a termine un’adozione nel corso dei primi sei mesi del 2010 sono state 1.418, mentre nel primo semestre del 2009 erano state 1.468. Nel corso del primo semestre del 2010 vi è stata dunque una flessione di 50 unità. Il dato del primo semestre 2010 è comunque superiore al dato del primo semestre del 2008 (anno che fece registrare il massimo storico delle adozioni internazionali in Italia), quando nello stesso periodo le coppie adottanti furono 1.323.

Statistiche dunque incoraggianti che mostrano prospettive positive e rincuorano quanti sono impegnati nei progetti di cooperazione internazione. Tra questi anche gli operatori dell’associazione onlus La Dimora, nata a Ragusa dieci anni fa e che fin da subito, con sedi dislocate in varie regioni d’Italia, ha operato nell’assistenza alle famiglie che avanzavano richiesta di adozione. Secondo i dati nazionali, la provincia di Messina, con un tasso medio annuo del 23,2%, è la provincia siciliana in cui si adotta di più rispetto alla popolazione residente (stima su coppie coniugate 30-59 anni).

In termini prettamente numerici, in assoluto è stata la provincia di Palermo ad aver adottato più bambini negli ultimi dieci anni (440). A seguire è Messina (234 bambini adottati) e poi Catania (224 bambini adottati). In provincia di Ragusa sono arrivati 45 bambini ma vi sono già numerose altre famiglie in attesa del decreto da parte della Commissione Nazionale Adozioni. Nel capoluogo ibleo il prossimo 31 ottobre si terrà un convegno di studi a carattere nazionale che, analizzando i vari dati che hanno riguardato l’adozione internazionale in Sicilia e in Italia, tenterà di sensibilizzazione l’opinione pubblica sul valore e la coscienza dell’accoglienza.

“L’adozione è un istituto giuridico che – spiega Giuseppe Iacono, componente del direttivo La Dimora – si trova disciplinato, o comunque di fatto praticato, sin dai tempi più antichi proprio perché famiglia, società e Stato sono le forme ineludibili di organizzazione della comunità in cui un bambino abbandonato e bisognoso di cure e protezione deve trovare accoglienza per diventare un adulto compiuto. Da sempre questo ‘bisogno” si è coniugato con il “bisogno/desiderio” di una donna sterile di essere madre, di una famiglia priva di figli di avere un erede ed è in questo incontro che due entità possono colmare due mancanze.

La convenzione de l’Aja è l’espressione massima dei contenuti etici che ogni adozione deve poter esprimere in qualunque parte del mondo venga realizzata, e qualunque sia la cittadinanza delle persone che adottano. L’etica dell’adozione impone comportamenti leali, trasparenti, rispettosi del dettato legislativo a tutti i soggetti interagenti, siano essi operatori sociali, sanitari o giudiziari, enti autorizzati all’adozione.

Il valore primario che deve trovare riconoscimento in ogni adozione è, da una parte, la persona bambino, rispetto alla quale deve misurarsi ogni intervento, e dall’altra, la famiglia, intesa come risorsa primaria e insostituibile per la crescita equilibrata del soggetto minore di età. La nostra associazione si impegna da anni affinché questi vuoti si colmino.

Da una parte aiuta le famiglie prive di figli a trovare la prole tanto desiderata, dall’altra, quando tutte le iniziative e le soluzioni per aiutare il bambino nel proprio Paese sono spirate, dà aiuto ai minori trovando loro una collocazione stabile, presso famiglie italiane dove possono essere accolti con amore e dignità”. (c.c.)