Sono molte le difficoltà che alcune famiglie si trovano a dover affrontare per cause diverse, specie in questo periodo di crisi socio-economica. E a farne le spese sono spesso i bambini, che vanno a tutti i costi tutelati, magari riuscendo ad evitare loro il ricovero in istituti che non si avvicinano neanche all’idea di famiglia. Una famiglia che, temporaneamente, non può dare loro le dovute attenzioni e cure. La temporaneità è appunto il concetto chiave per comprendere il complesso mondo degli affidi, tema del convegno promosso dall’Associazione Mogli Medici Italiani, sezioni di Ragusa e Modica, tenutosi nel pomeriggio di ieri nei locali dell’Ordine dei Medici nel capoluogo ibleo. Un’iniziativa di notevole impatto, quella dell’Ammi, che ha fatto luce sugli aspetti sociali e legislativi dell’affido, pratica ancora non molto conosciuta a livello locale. A presentare i lavori, il presidente dell’Ammi Ragusa, Elisa Marino Criscione.
“Il nostro progetto – ha detto – nasce dall’esigenza di porre l’attenzione sui minori che vengono affidati ai ricoveri o agli istituti e che, una volta compiuti 18 anni, sono lasciati a se stessi mentre cercano di reinserirsi nella società. È necessario, invece, che si trovi per loro un ambiente più caloroso e familiare e che vengano seguiti anche una volta terminato l’affido, per restituirli con serenità alla loro famiglia d’origine, quando questa potrà tornare a prendersene cura”. Padre Salvatore Giaquinta, viceparroco di San Pietro Apostolo a Ragusa, ha ringraziato le organizzatrici dell’evento incoraggiandole a “proseguire in questa missione e in questo cammino di responsabilità umana e cristiana”. La dirigente dei Servizi sociali e Pari opportunità del Comune di Vittoria, Francesca Pannuzzo, ha introdotto il lavoro della sociologa Elena Pirillo, che ha fatto entrare nel vivo i lavori del convegno. La sociologa ha puntato i riflettori sulle caratteristiche legislative e sociali dell’affido temporaneo, sottolineandone la maggiore difficoltà rispetto all’adozione: “Nel caso dell’affido – ha spiegato Pirillo – la famiglia deve preventivamente seguire un corso di formazione in modo da farsi trovare preparata quando le verrà affidato un minore. Possono prendere in affido un bambino anche coppie conviventi, coppie senza figli o persone singole. Nel distretto socio-sanitario di Vittoria-Comiso-Acate e Asp, in cui si svolge la nostra attività, abbiamo trovato sei famiglie disponibili all’affido: un grande risultato”.
Non è mancato l’intervento di Francesco Cannizzo, consulente del settore sociale per il Comune di Vittoria, che si è così espresso: “Bisogna ridistribuire la spesa anche nel sociale, per passare più agevolmente da un welfare state ad un welfare di comunità. La crisi, per me, è un fattore positivo quando contribuisce ad evitare gli sprechi di denaro e di intelligenze, utili per una gestione più razionale della spesa”. Il convegno è stato intervallato da due brevi spezzoni del film di Carlo Verdone “Il bambino e il poliziotto”. I filmati hanno suscitato riflessioni e sorrisi sul tema degli affidi temporanei, essendo la pellicola la storia di un bambino che viene affidato ad un commissario di polizia. A conclusione dell’interessante incontro, Marianna Mare, psicologa e collega di Elena Pirillo, ha illustrato i risultati ottenuti sul territorio comunale di Comiso: “Grazie ad un continuo lavoro di promozione presso parrocchie, negozi, medici di base, pediatri e ginecologi, le famiglie che si sono messe a disposizione per l’affido sono quattro. Speriamo di avere risultati sempre migliori, continuando a lavorare in rete”. La sociologa Pirillo ha, infine, posto l’accento sui doveri della famiglia affidataria nei confronti del minore, ovvero il suo mantenimento, la sua educazione, la sua istruzione e, fondamentale, il mantenimento dei rapporti con la famiglia di origine, per rendere meno traumatico il distacco temporaneo.