Il momento attuale richiede un deciso rinnovamento spirituale, una grande Riforma Spirituale della vita sociale e politica all’insegna di una svolta nel costume e nella formazione e selezione delle élites dirigenti. Si tratta di dissociare la fede cristiana dalla conservazione del costume pagano, sociale e politico e di sostituire ad una atmosfera di falso perbenismo, di accomodante diplomazia e di generale tatticismo, un clima di rigorosa e leale testimonianza e di autentica conversione pubblica passando dalla copertura della malevolenza alla pratica della benevolenza. La benevolenza in politica non è in atto un segno dei tempi, ma è tuttavia una ispirazione e una vocazione necessaria della fede da parte dei cristiani cattolici. In questo senso è invocata come un salutare segno del cielo. La benevolenza viene dallo Spirito, è opera dello Spirito Santo ed è il frutto di una fede libera e incarnata, testimoniata a livello personale e di gruppo cristiano nella pratica del bene comune e nella edificazione di strutture di bene nelle relazioni interpersonali, nella comunicazione mediatica, nel vissuto della società e nella vita delle istituzioni. Non è una tecnica di persuasione occulta né l’azione cinica di alcuni furbi e scaltri disinvolti mestieranti ma il bisogno profetico di una corale benevolenza. Come esiste la costruzione e la diffusione sociale della malevolenza e della devianza, così esiste pure o dovrebbe maggiormente esistere la costruzione sociale, spirituale e politica della benevolenza come virtù pubblica e non solo rara pratica privata. I cattolici sono uniti dal fine apostolico di una politica di bene comune elaborata insieme in luoghi spirituali e vitali comuni, sotto il primato dello spirituale e della Parola. Non è l’unità attorno a un partito o ad uno schieramento ma quella attorno a un progetto di benevolenza, di benefattura, di rendimento di grazia che fa la differenza e crea uno spazio di incontro e di dialogo e di testimonianza. In questo senso vale l’affermazione di Roberto Saviano nel dialogo con Al Gore sul senso della testimonianza della verità: «Scrivere la verità ci rende liberi». Per i cristiani si scrive la verità nella vita se si è pronti a “fare la verità nella carità”. Solo allora la verità ci rende più liberi, più uguali e più solidali, cioè veri architetti del bene comune come auspicava il santo Sindaco G. La Pira. Il compito specifico dei cristiani in politica quindi prima della predica è la pratica della benevolenza, la sintesi cioè di compassione, spirito altruistico e servizio generoso. La loro politica del fare non riguarda tanto le cose, quanto lo spirito di benevolenza come anima e scopo, cioè la verità nella carità, la sola che può tutelare e promuovere la giustizia e il bene comune. «Verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli vi darà testimonianza di me e anche voi date testimonianza…» (Giov. 15,26). In politica ciò che conta non è la geografia parlamentare ma il cuore dei parlamentari, non è il successo individuale ma la libertà del vero e la forza della giustizia e della carità. Al di là del teatrino e delle rappresentazioni di maniera, è più forte, condizionante e abbondante la tentazione del peccato di Mammona in tutte le sue forme (bugia, prostituzione, corruzione e affarismo) ed è più debole invece la vocazione alla santità e al dono generoso, del tempo, del sacrificio e della carità sociale. Per questo per entrare in politica bisogna fortificarsi nella fede e chiedere al Signore nella sua Chiesa una specifica grazia di missione e di Stato per essere autentici, veri e liberi e onesti per sempre. La politica concreta di cui tanto “si sparla” nei giornali e nelle televisioni ha bisogno di veri uomini e di autentici cristiani e anche del piccolo gregge dei cattolici di questo Paese purché siano capaci di testimoniare un coraggioso ed esplicito spirito di benevolenza, di amabilità, di giustizia sociale e di verità nella carità. La politica odierna ha bisogno dello spirito di Gesù, mite e umile di cuore se vuole essere intelligente, buona e lungimirante. Da sola affonda nella corruzione e nella contraddizione. Diventa il luogo della schiavitù e della imposizione di catene sia ai politici che ai cittadini. Questo spirito di benevolenza e di lucidità interiore è un dono dall’alto e una primaria virtù politica della persona che cresce con l’esercizio spirituale della preghiera e del sacrificio nella misura in cui essa è praticata come la forma più alta della carità umana e non come la tecnica di successo attraverso la strumentalizzazione dei cittadini e l’accrescimento a tutti i costi del proprio potere e del proprio consenso. La politica prima di parlare con la bocca, con le promesse e con le opere, deve saper ascoltare quindi, secondo i cristiani, la voce dello Spirito; si deve “connettere” mediante la preghiera personale ed eucaristica con la coscienza forte, libera e onesta delle persone, deve diventare più spirituale e meno ingannevole, cioè artefice “pulita e feconda” di bene comune, sensibile e attenta, dolce e pronta verso i più poveri tra i poveri. Alla fine essa è un nuovo ministero dei laici nella Chiesa: un ministero laicale di verità, carità e giustizia nel mondo e nelle istituzioni. In politica ogni cittadino deve essere rispettato come persona umana e la persona umana deve diventare, come ha scritto Papa Benedetto XVI nella Caritas in Veritate «il primo [vero e autentico!] capitale da salvaguardare e da valorizzare» (par. 25) e non tanto lo specchio dei voti. Nei partiti, nelle istituzioni e nella società le persone dovrebbero venire e contare più dei voti e degli interessi, prima del potere e del denaro, del successo elettorale del partito e della fedeltà agli stessi capi; dovrebbero venire prima del calcolo e dopo le indicazioni degli uomini di buona volontà. Una vera cittadinanza spirituale “integrale” può essere la leva profonda e necessaria per un cambiamento radicale della prassi politica nel Paese se dallo Spirito deriverà con la preghiera e le opere la diffusione della correttezza e dell’onestà, la progettazione e la realizzazione del bene medianti leggi oneste e di interesse universale. Preghiera e politica sono il binario del bene comune perché chiamano in causa lo Spirito per il cambiamento delle menti e dei cuori e delle leggi. Il ritmo non è solo l’agenda di programma ma il battito del cuore che è animato dallo Spirito. Lo Spirito Santo infatti è «come il sole che riscalda tutti» (Card. Achille Silvestrini), una luce che penetra le nostre ombre, una forza che guarisce le nostre fragilità, un cuore che non cessa mai di battere in modo umano, da padre del figliol prodigo, un albero divino e buono che dà frutti buoni e duraturi. Solo lui è l’amico più intimo degli uomini politici se vogliono essere responsabili nella loro coscienza, retti e giusti nel loro agire, portatori di benevolenza, di cordialità e di amabilità nella competizione elettorale. La benevolenza, che viene dallo Spirito di Gesù, è la via della felicità propria e di tutti, è il sentiero nascosto che porta la felicità in ogni angolo della città e in ogni casa la buona accoglienza, la francescana perfetta letizia, l’umana integrazione degli uomini stranieri in una fraternità di giusti rapporti e di buone relazioni. Essa è la voce e il segno della presenza intima e sociale del Signore Gesù nei territori dei nostri cuori, delle nostre famiglie e delle nostre città. La benevolenza è alla fine una luce spirituale che illumina una mente aperta e progettuale e riscalda un cuore perché perseveri nella testimonianza del bene e nel servizio intelligente non solo per i bisogni dell’oggi ma anche per quelli di domani delle nuove generazioni. La benevolenza non solo è rispettosa del presente e di ciò che si fa, ma è animata anche dall’etica della responsabilità verso ciò che speriamo di fare con sobrietà, con acutezza e giustizia mediante la ricerca di una soluzione giusta e intelligente dei problemi sociali. Questo è il compito storico dei cristiani in questo periodo, siano essi di destra, di centro e di sinistra, quello di testimoniare la benevolenza in politica e di procedere con coerenza, senza omertà e senza omissioni a costruire una città buona e aperta allo Spirito. La comunità cristiana ritrova il suo dovere religioso e pastorale, nell’accompagnamento spirituale e morale dei politici e dei cittadini democratici con percorsi formativi esperenziali di alta scuola e di etica pubblica. I cristiani devono riscoprire a riguardo la proprietà specifica del loro servizio laicale che è più pieno, a livello di rilevanza pubblica, non solo nella generale animazione cristiana del temporale e nella testimonianza dei valori cristiani, quanto in modo specifico individuale e corale, nell’impegno politico, nel sociale e nelle istituzioni dei cittadini democratici e dei dirigenti politici. La comune pratica quotidiana della benevolenza e il servizio civico onesto e disinteressato sono la nuova via attraverso la quale “il servizio laicale” diventa nell’altare di questo mondo e di questa città la lampada accesa e il punto di riferimento credibile per tutti gli uomini di buona volontà. I cristiani diventano così, per l’azione dello Spirito Santo, non i clericali e i fanatici integralisti, ma l’anima dialogica e solidale della politica e del suo orizzonte di senso e di valore nella civiltà superiore dell’amore e della pace. Vale per loro l’assioma di una volta: «Trova il tempo della solidarietà perché è la via dell’eternità». Così la politica diventa “più leggera e credibile” se è più spirituale e più partecipata e diventa tale se soffia in essa con forza “la tromba dello Spirito”, cioè la volontà di Dio. Solo allora ci sarà un vero inno alla vita, un autentico culto dei valori umani comuni e universali e la forza politica della risoluzione delle questioni sociali più urgenti. Si ritroveranno così finalmente ad opera dei cristiani, anche fra le strade e nei corridoi dei Palazzi del Potere, le luci fraterne e vicine della gioia di vivere e i luoghi della speranza umana. Ci sarà finalmente… la discesa della Gerusalemme celeste nelle nostre città e nel nostro mondo (Ap. 14,22-23).