L’attività agricola deve essere, sempre, sinonimo di legalità. Per queste ragioni, devono essere incrementate le azioni di prevenzione di devianza criminale in quel settore. Devono essere intensificate le iniziative finalizzate ad aiutare e a tutelare gli operatori, i quali, con coraggio e senso civico contribuiscono a combattere la criminalità organizzata. Occorre un forte impegno collettivo per contrastare il lavoro nero, grigio, sommerso, che determina condizioni di sottosalariato e povertà per i lavoratori, l’alterazione del mercato del lavoro e la concorrenza sleale subita dalle imprese virtuose.
Di fronte allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo occorre reagire con forza e denunciare. Non bisogna, però, correre il rischio opposto. La generalizzazione. Soprattutto in relazione al comparto agricolo. A questo proposito, va respinto con determinazione il messaggio distorto diffuso da certa stampa faziosa, secondo il quale nella nostra città la produzione agricola è frutto di prostituzione e sfruttamento del lavoro. Bisogna alzare la testa e dire la verità. Infatti, la maggior parte delle aziende vittoriesi sono condotte con il massimo rigore, morale e imprenditoriale. Le nostre primizie sono uniche e richieste in tutte il mondo.
L’agricoltura e il sistema agroalimentare siciliani vivono da tempo una grave crisi. La produzione è in ginocchio. L’economia di intere comunità della fascia trasformata, e il nostro territorio vittoriese in particolar modo, accusano una fase di estrema difficoltà. Le cause sono molteplici. Al di là della crisi strutturale, in un’analisi attenta e sincera vanno tenuti in considerazione diversi fattori: dalla costante riduzione dei prezzi all’origine alla concorrenza del mercato globale, fino allo scellerato accordo euro-marocchino. Ma non bisogna dimenticare anche la mancanza totale di assunzione di responsabilità della politica, sia nazionale sia regionale.
Ho il diritto di sapere e lo chiedo, innanzitutto, al governo siciliano, dove siano finiti i fondi Athos? Gli agricoltori onesti che hanno presentato regolare richiesta, rispetto ai danni subiti dal ciclone, sono stati beffati, ancora una volta. Tutto ciò è insostenibile.
La nostra agricoltura vive, quotidianamente, la totale inefficienza, l’incapacità di spesa e, soprattutto le vessazioni di un’elefantiaca struttura burocratica regionale. Nonostante le ingenti risorse disponibili con i fondi strutturali (POR e PSR) le misure di sostegno adottate sono inefficaci e risibili. Stanno contribuendo a determinare l’inevitabile disastro che coinvolge decine di migliaia di produttori.
È urgente incentivare la formazione e il riconoscimento delle OP. In particolare, va determinato un finanziamento pluriennale per la realizzazione dei Piani operativi. Per il settore agricolo, servono interventi immediati. La politica non deve più attardarsi. Il tessuto produttivo della nostra terra non può morire.