Si è svolto mercoledì pomeriggio, presso la sede territoriale di Confcooperative di Ragusa, un seminario dal titolo “Agricoltura sociale e processi comunitari inclusivi”, organizzato da Confcooperative Sicilia-Cat (Centro Assistenza Tecnica Cooperativo).
Si è trattata di un’occasione di approfondimento sul tema dell’agricoltura intesa come strumento utile a migliorare il welfare di un determinato territorio, utilizzando progetti e processi di recupero e inserimento lavorativo con alte funzioni sociali perché destinati a soggetti svantaggiati o portatori di handicap.
“Ci sono già tante Cooperative che già sono attivi in questo settore – ha detto il presidente territoriale di Confcooperative, Gianni Gulino– e che hanno dato e continuano a dare un buon esempio di agricoltura sociale. Soprattutto svolgono un’opera di inclusione davvero interessante perché sviluppano metodi di welfare alternativi e innovativi partendo da quello che è sempre stato il settore economico di maggior traino per la nostra provincia. L’agricoltura sociale, tra l’altro, è oggetto d’attenzione da parte della legislazione europea che promuove questa modalità di impresa prevedendo dei fondi ad hoc. Il seminario, sotto questo profilo – ha concluso – serve proprio a mettere a confronto le realtà già esistenti in modo da fare rete e in questo è basilare il ruolo di Confcooperative che si affianca alle imprese con un supporto costante”.
Dell’importanza dell’iniziativa ha parlato anche il presidente della Cooperativa La Città Solidale, Aurelio Guccione, che pur non potendo essere presente perché fuori sede, ha voluto mandare i propri saluti e i ringraziamenti per i partecipanti con un videomessaggio nel quale ha sottolineato il concetto di comunità come luogo dove le persone hanno la possibilità di esprimere se stesse e dove possono essere accolte anche grazie all’agricoltura sociale.
Nel corso del convegno si è parlato della cosiddetta “Fattoria Sociale” come espressione della multifunzionalità delle imprese agricole partendo dalle tradizionali caratteristiche delle attività nei campi e del loro contesto moderno, fino alla riproposizione della loro originaria peculiarità di saper essere “comunità”. Su questo e sull’applicazione nella nostra regione della legge L.141/2015, la norma nazionale che promuove questo modo di fare impresa, è intervenuto il dr. Salvatore Cacciola, presidente della Rete Fattorie Sociali Sicilia.
“Si tratta di un fenomeno in continua espansione – ha detto Cacciola – e nel nostro territorio in particolare, più che in ogni altro luogo del resto d’Italia, si registra la nascita di tantissime iniziative che attengono all’agricoltura sociale sia nel campo della cooperazione che dell’impresa giovanile e non. Si tratta di coniugare alcuni elementi tradizionali dell’agricoltura con il valore della solidarietà promuovendo progetti di inserimento lavorativo per soggetti svantaggiati, programmi di didattici, turismo e interventi rivolti all’incremento del consumo critico e consapevole dei prodotti della terra. In pratica, agricoltori, consumatori, insegnanti e famiglie lavorano insieme in un ambiente in grado di offrire opportunità di inclusione socio-lavorativa. Fondamentale, in questo contesto, l’idea di fare rete: ci sono quelle che nascono e poi si sciolgono perché erano finalizzate ad un unico scopo, cioè quello di prendere qualcosa, per esempio in alcuni casi da enti terzi finanziatori, e quelle come la nostra che nascono e si sviluppano con principi sociali. Nel nostro caso, infatti – ha concluso – si parla di un’associazione di promozione sociale che mette in relazione chi ha bisogno con chi è davvero in grado di soddisfare quelle necessità. Alla base di tutto ci sono dei saldi principi etici come, ad esempio, il fidarsi l’uno dell’altro e un grande senso di responsabilità”.
Il rapporto tra coesione sociale e Nutrizione è stato affrontato, invece, dallo psicologo Achille Tagliaferri: “Il tema della Nutrizione è un simbolo, attraverso il richiamo alla terra, perché oggi non serve solo alimentare il corpo, ma l’Uomo, l’anima. Le persone hanno bisogno di Sicurezza, Salute, contrastare le solitudini. Bisogna lavorare sulle periferie del mondo, perché è il luogo adatto all’agricoltura sociale. Da lì, però, si deve ripartire per creare un nuovo senso di coesione sociale che diventi comunità. L’agricoltura sociale serve a promuovere il lavoro di sottili e raffinati tessitori di relazioni ormai rotte e interrotte”.
Durante il seminario, inoltre, è stato possibile ascoltare le testimonianze dei responsabili di alcuni progetti di agricoltura sociale, come Salvatore Borrelli, presidente della Coop Terra Iblea per il progetto “Terra Mia” nel quale sono stati messi in connessione tra loro professionisti del welfare e aziende agricole dove soggetti con sofferenza psichica sono stati impegnati nella realizzazione di attività produttive.
E’ intervenuta anche il vice presidente del GAL Terra Barocca, Eva Moncada, che ha spiegato come si sta operando all’interno del Piano di Azione Locale.
“Applicando la modalità botton-up, cioè dal basso verso l’alto – ha spiegato – perché abbiamo interrogato chi vive il territorio per comprendere quali potessero essere le esigenze da soddisfare e da lì abbiamo tirato fuori i temi che più di altri hanno riscosso interesse. Stiamo parlando di sviluppo e innovazione delle filiera e dei processi produttivi locali, il turismo sostenibile e l’inclusione sociale. Un lavoro ancora in itinere che, grazie anche a occasioni come questo seminario, potrà essere perfezionato con dei progetti finanziabili all’interno del PSR e che possano portare beneficio alla comunità”.
Poi ancora: Marco Carnemolla della Cooperativa sociale Terramatta; Domenico Leggio per il Progetto Costruiamo Saperi; Gisella Guastella, del Consorzio La Città Solidale, per il Progetto Giovani Attivi e Solidali; Giovanni Romano del Progetto Frutti degli Iblei.