La crisi economica investe sempre più famiglie in provincia di Ragusa. Sono soprattutto i nuclei familiari monoreddito e con più figli ad essere maggiormente vessati dal punto di vista fiscale. Per il consigliere comunale del Movimento Civico Ibleo, Filippo Angelica, un aiuto concreto alle famiglie numerose potrebbe arrivare dall’introduzione del “quoziente familiare”. Si tratta di uno strumento già sperimentato con successo in Francia e istituito, in via sperimentale, anche in alcuni comuni italiani, come Roma, mediante il quale il calcolo delle tasse viene attuato tenendo in considerazione non soltanto il reddito percepito, ma anche il numero delle persone che compongono il nucleo familiare. Tramite questo coefficiente è possibile rimodulare il sistema di tariffazione e di accesso ai servizi comunali, come i nidi, la refezione scolastica, le prestazioni sociali agevolate, l’housing sociale ecc. Per dare qualche dato, è stato calcolato che il quoziente familiare, applicato in base al reddito ISEE alle rette degli asili nido, ha determinato, nei comuni che l’hanno introdotto, un risparmio medio annuo per le famiglie di 200 euro.
“In questi anni si è registrato un forte calo delle nascite anche in provincia di Ragusa – spiega Angelica –. L’introduzione di un quoziente familiare potrebbe contribuire a invertire questa tendenza. Inoltre, l’accesso ai servizi pubblici locali diventerebbe più equo e omogeneo. In pratica si andrebbero a ridurre e a contenere i costi a carico dei cittadini e soprattutto di quelle fasce di popolazione con maggiori difficoltà economiche e sociali”.
Si tratta in pratica di un sistema mediante il quale il calcolo delle tasse viene attuato tenendo in considerazione non soltanto il reddito percepito, ma anche il numero delle persone che compongono il nucleo familiare. Quindi il calcolo dell’imposta viene attuato dividendo il reddito familiare complessivo per un coefficiente (il quoziente, appunto) calcolato in base al numero dei componenti della famiglia.
In Italia lo strumento del quoziente familiare è stato sperimentato in primis dal comune di Parma e più recentemente dalla Regione Lombardia, per agevolare l’accesso dei cittadini e delle famiglie in determinati settori, come ad esempio il trasporto e i servizi pubblici locali. Anche Roma si sta muovendo lungo questa direttrice, tanto che la capitale si è posta come capofila di diversi comuni italiani, grandi e piccoli, per costituire un network di condivisione al fine di scambiare opinioni e idee per attuare le scelte migliori a favore delle famiglie italiane. L’idea è di puntare innanzitutto sulle imposte, sulle tariffe e sulle tasse comunali, così che i costi che devono essere sostenuti dalle famiglie per l’accesso ai servizi pubblici locali siano rimodulati non più soltanto sulla base degli indicatori Isee, ma anche in considerazione di altri elementi, come il numero dei figli a carico, la presenza di eventuali anziani o di disabili o minori in affido, la situazione occupazionale e la presenza di uno o entrambi i genitori.
La speranza è di rendere l’accesso ai servizi pubblici locali il più equa e omogenea possibile, cercando di eliminare differenziazioni sociali. Ciò è possibile andando a ridurre e a contenere i costi a carico dei cittadini, soprattutto di quelle fasce di popolazione debole e con maggiori difficoltà economiche e sociali.