Questo anno scolastico è quasi concluso e intanto fervono i preparativi per il prossimo ciclo scolastico. Già si registra l’avvio del “mercato”, la corsa al reclutamento degli alunni portatori di handicap “licenziati” dalle scuole medie. Una gara, quella tra le scuole di 2° grado, Istituti tecnici e professionali, in primo luogo, volta a promuovere le iscrizioni di tali alunni nella propria istituzione scolastica, così da consentire loro la formazione di nuove classi anche in presenza di un numero esiguo di alunni cosiddetti normodotati; ma, soprattutto, per garantire ai docenti di sostegno in servizio presso quegli Istituti di consolidare la propria sede di servizio o, ancor di più, per avere quasi certo un incarico di lavoro per l’anno successivo (ciò vale per i docenti di sostegno precari). Una doppia esigenza, quindi, che vede tra i Dirigenti scolastici e i docenti di ciascuna scuola una simbiotica convergenza d’interessi nel tentare di “appropriarsi” di questa “risorsa”.Ma spieghiamo di cosa si tratta. Il Ministero ha stabilito che i docenti di sostegno, nelle scuole secondarie di secondo grado, siano scelti fra quattro aree disciplinari: scientifica (AD01), umanistica (AD02), tecnica (AD03) e psicomotoria (AD04). Il criterio di assegnazione, ai singoli alunni, dell’insegnante appartenete ad una delle suddette aree dovrebbe avvenire, come prescrive la legge 104/92 sull’integrazione scolastica degli alunni diversamente abili, sulla base della diagnosi, del profilo dinamico-funzionale e del conseguente progetto educativo, in base ai quali il Consiglio di Classe propone e assegna l’area di intervento più adeguata al caso specifico. Ciò che sembra tanto facile e lineare nella teoria, nella pratica viene messo in atto solo in maniera molto parziale. A causa, infatti, del disinteresse di alcuni Dirigenti scolastici, della superficialità con cui certi Consigli di Classe deliberano l’assegnazione delle aree, dell’indifferenza di talune figure istituzionali, preposte al controllo del rispetto della legge e della coerenza formale e sostanziale, in alcune scuole superiori, gruppi di docenti di sostegno, che nel corso degli anni sono divenuti veri e propri clan, capeggiati dai relativi coordinatori del cosiddetto GRUPPO H d’Istituto, assegnano arbitrariamente le aree, secondo i loro personale tornaconto e la loro convenienza. In tal modo trascurano completamente i diritti e l’interesse degli alunni disabili e si arrogano, inoltre, il potere di lasciare, completamente o parzialmente, fuori altre aree di intervento, al fine di conservare il proprio posto e tutelare i propri interessi, a scapito di colleghi, ai quali legittimamente spetterebbe l’incarico. Tale fenomeno di “accaparramento” ha come maggiori beneficiari, gli insegnanti appartenenti all’area tecnica (AD03), che nella provincia di Ragusa, secondo fonti istituzionali, al momento detiene circa il 50% dei posti in tutta la provincia, segue l’area umanistica, con il 27%, quella scientifica, con il 17%, relegando l’area psicomotoria (AD04) all’ultimo posto con solo il 6% dei posti. E pazienza se i bisogni dell’alunno portatore di handicap sono di genere ben diverso; pazienza se il collega di sostegno di altra area effettivamente rispondente ai bisogni del disabile, a cui il posto sarebbe toccato, rimarrà senza incarico l’anno prossimo. Anzi, se oggi quest’ultimo protesta, denuncia o avanza pretese di rispetto dello spirito della normativa, va emarginato dal gruppo di colleghi di sostegno all’interno della scuola; se possibile, attaccato e smentito, magari ricorrendo all’aiuto di diversi “autorevoli” rappresentanti sindacali amici; magari minacciato, pur di preservare il “clan” dei docenti di sostegno che gestisce il “potere” in questa o quella scuola. Tutto questo è quanto accade, in modo più o meno generalizzato, nella nostra Provincia. Se è vero che l’esiguità stessa oggi delle risorse destinate all’integrazione degli alunni rende già di per sé problematico il rispetto sostanziale di questo diritto, è altrettanto vera la beffa aggiuntiva descritta e che si vuole DENUNCIARE, perpetrata ai loro danni e delle loro famiglie: quella di ridurre gli alunni disabili a mero “strumento”, funzionale alle possibilità occupazionali del docente. Una situazione che non può essere più tollerata e per la quale si chiede l’intervento dell’Autorità scolastica e giudiziaria competenti, verso le quali si assicura, sin da ora, ogni altro e più specifico chiarimento, precisazione o indicazione più dettagliata su fatti, luoghi, persone e circostanze.