L’uomo fin dall’antichità non ha tutelato l’ambiente.
Alcuni studiosi hanno scoperto che, anche, le società antiche sono riuscite a provocare danni ecologici.
Fino al 400 D.C. l’isola di Pasqua, famosa per le gigantesche statue di pietra, era disabitata e i primi uomini giunti a conquistarla la trovarono coperta di una ricca vegetazione .
Quando l’isola venne riscoperta dai navigatori europei, insieme alle ottocento statue e alle duecentocinquanta piattaforme di pietra, scoprirono un paesaggio spoglio, senza più un albero.
In mille anni il sistematico taglio delle foreste da parte degli abitanti per ricavare i tronchi che servivano per costruire le statue, le abitazioni e le canoe ha creato gravi danni.
Senza la protezione degli alberi, il suolo si è eroso mettendo in pericolo le coltivazioni e la scarsità di legname ha limitato la costruzione delle canoe e l’attività della pesca.
Con queste disavventure ambientali molti abitanti furono costretti a tornare nelle caverne, mentre un gruppo di guerrieri seminò distruzioni visibili ancora oggi, come ad esempio le statue rovesciate e decapitate.
Alcuni archeologi hanno scoperto, anche, che molti animali si sono estinti a seguito dei grandi viaggi e della colonizzazione europea.
Come ad esempio in Madacascar scomparve il Lemore gigante e alle Hawaii l’oca.
Si pensa, inoltre, che la scomparsa della civiltà dei Maya sia dovuta anch’essa ad un disastro ambientale.
Questo dimostra che l’uomo da sempre è stato un cattivo ecologo.
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Federico Firrincieli Scuola P. Vetri cl. VA
Referente giornalista G.Galliano