Il G8 è palesemente superato e anche il G20 ha già evidenziato limiti eccessivi, a partire dall’incapacità di ripristinare la stabilità del sistema finanziario globale. Occorre dare spazio, ampio spazio, ai Paesi emergenti. Ed è quello che farà, in questi giorni, il sesto appuntamento dell’Aef, l’Astana Economic Forum che riunirà nella capitale del Kazakhstan 10 Premi Nobel, innumerevoli responsabili di organizzazioni internazionali e oltre 1.200 delegati stranieri esperti di economia mondiale.
Tutti impegnati, sino al 24 maggio, a discutere delle soluzioni per superare la crisi. Affrontando temi legati a 5 aree principali: la crescita economica sostenibile, la strategia finanziaria, gli aspetti sociali, la competitività dei Paesi e delle Regioni, lo sviluppo attraverso l’innovazione.
Non si tratta di un programma velleitario. Il Kazakhstan è arrivato alla sesta edizione del Forum e non solo l’interesse mondiale è cresciuto nei confronti della manifestazione, ma anche il seguito concreto da parte delle istituzioni internazionali. Ed è nata anche la Piattaforma interattiva G-Global che coinvolge 14 Premi Nobel con seguito in 160 Paesi.
D’altronde da tempo Astana è diventata una capitale che fa da punto di riferimento per la ricerca economica. Forte anche di uno sviluppo interno che ha portato, tra il 2008 ed il 2012, ad un incremento del 22% del Pil che ha raggiunto i 211 miliardi di dollari. Una Paese in crescita sotto l’aspetto economico, ma anche per quanto riguarda la capacità organizzativa, come si è visto con il vertice Osce del 2010 o con i Giochi invernali asiatici del 2011, in attesa dell’Expo 2017 quando sono attesi oltre 5milioni di visitatori. Senza dimenticare, in ambito sportivo, le grandi sposnorizzazioni a partire dalla squadra di ciclismo dell’Astana per cui corre l’italiano Nibali.
Ma tornando al Forum economico, l’importanza delle decisioni prese ad Astana è dimostrata dal dibattito che si è aperto – dopo le precedenti edizioni – sul tema di una valuta mondiale sovranazionale o sulla gestione del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale che devono essere aperte ad una gestione che tenga maggiormente conto della forza dei Paesi emergenti.
Dal Forum è giunta la richiesta, al G20, di perfezionare i meccanismi di regolamentazione e supervisione finanziaria, nonché di effettuare prove di stress per le banche, le assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie, in modo da garantirne la stabilità. Ma occorre anche rivedere la funzione del Wto per evitare che le politiche dell’organizzazione mondiale del commercio portino al monopolio dei mercati di Paesi che sono importatori netti di prodotti agricoli. In pratica i Paesi in via di sviluppo chiedono di non essere penalizzati né al momento dell’adesione al Wto né per quanto riguarda le loro esportazioni.
Ed è proprio a questo rapporto tra le maggiori potenze internazionali ed i Paesi in via di sviluppo che si rivolge la Piattaforma virtuale G-Global organizzata dall’Eurasian Economic Club of Scientist su indicazione del presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev. Una piattaforma che, lo scorso anno, ha messo a confronto sul web quasi 90mila persone di 160 Paesi. Gli obiettivi della piattaforma sono stati indicati dallo stesso Nazarbayev che ha sottolineato come – nonostante la crisi che attanaglia alcuni Paesi – l’umanità abbia grandi potenzialità per un vero sviluppo. Ma anche possibilità di autodistruzione, qualora non si procedesse con scelte corrette. Perché, ad esempio, la comunicazione globale può essere utilizzata per favorire un crollo dei principi morali e per provocare incidenti e sovvertimenti dell’ordine pubblico nei Paesi sotto attacco perché considerati scomodi.
Per il presidente del Kazakhastan, invece, occorrerebbe muoversi innanzi tutto sulla base del principio “evoluzione e non rivoluzione”. Perché, a suo avviso, «l’umanità deve utilizzare tutta la saggezza per mantenere la pace ed evitare l’autodistruzione», mentre la rivoluzione deve riguardare la scienza e la tecnologia, non la vita politica e sociale.
Partendo da questo primo punto, fondamentale, si deve proseguire verso «la giustizia, l’uguaglianza, il consenso». Mettendo fine alla sopraffazione dei Paesi “grandi” e ricchi nei confronti di quelli “piccoli” e poveri. Perché solo la cooperazione sulla base del consenso e della giustizia consentirà di sviluppare l’economia anche dei Paesi maggiori. Dunque, per Nazarbayev, serve una nuova geopolitica ed un nuovo sistema di gestione globale degli interessi dei Paesi sviluppati ed in via di sviluppo.
E servono rapporti tra Stati basati sulla tolleranza e la fiducia, a prescidere dalla ricchezza del singolo Paese, dalla sua influenza sulla politica mondiale, dalla sua esperienza storica.
Ma la fiducia – ricorda il presidente kazako, non può prescindere dalla trasparenza globale: «Il mondo, come è interpretato nel G-Global, è una comunità trasparente di nazioni». Si tratta quindi di passare dalla piattaforma virtuale alla trasparenza concreta nei rapporti internazionali, con un’apertura massima che è indispensabile per una crescita omogenea che favorisca la prosperità generale e non soltanto per qualche Paese.
Il quinto e ultimo punto indicato dal presidente kazako per il lavoro del G-Global riguarda il multilateralismo costruttivo. Puntando alla creazione di un sistema equilibrato di controlli a livello di geopolitica, con adeguati contrappesi. Cancellando la pratica dei blocchi contrapposti, eredità negativa del mondo bipolare. «Non ci deve più essere spazio – conclude Nazarbayev – per lo snobismo della geopolitica». Al contrario è indispensabile che le grandi aggregazioni internazionali coesistano pacificamente e collaborino proficuamente tra di loro.
E ancora una volta Astana ritiene di poter rappresentare un esempio vincente. Con l’Unione economica Euroasiatica che intende essere uno dei grandi protagonisti sulla scena del cambiamento econimico, sociale e geopolitico dell’intero pianeta.