In sede di commento alla notizia da noi riportata circa la presenza di Gheddafi a Ragusa negli anni 50 quale dipendente di una società che lavorava per conto della Gulf Oil Company concessionaria dei pozzi petroliferi, un lettore con una analisi generazionale delle vicende del Rais ha escluso che ciò potesse essere accaduto in quanto il colonnello ha iniziato la scuola coranica a Sirte in Libia in età precedente alla possibile presenza a Ragusa.
Ed allora come è avvenuto che la voce che a Ragusa circolava da almeno un ventennio sia stata disattesa? E’ presto detto : un operaio libico che lavorava effettivamente a Ragusa presso la Gulf Oil Company aveva inciso a fuoco su un tubo metallico (era un saldatore) il suo nome e cognome italianizzato e cioè Muammar Gheddafi. Il tubo è poi andato a finire al piccolo museo del petrolio di Ragusa e per anni conservato nei locali di via Stesicoro appartenuti prima alla Gulf e poi all’Eni ed adesso alla Forestale.
Assieme ai reperti del museo il materiale venne poi depositato presso un caseggiato rurale che noi abbiamo individuato e che abbiamo visitato ma del tuto nessuna traccia. La notizia del tubo “firmato” è stata anche confermata da un operaio (G.T.) che all’epoca lavorava anch’egli alla Gulf e che per anni è stato sempre convinto che il suo collega libico che ha inciso a fuoco il tubo fosse il Colonello.
Evidentemente era un suo connazionale omonimo del Rais. Tutto quì. Nel ringraziare tutti quelli che hanno collaborato alla “ricerca” Ragusa oggi è particolarmente grato al lettore che consultato archivi internazionali ha ricostruito la vita del Colonnello chiusa com’ è noto con l’esecuzione a Sirte nei giorni scorsi le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.