Ragusa è la provincia con il Pil più alto dell’intera Regione, un’isola (felice) nell’isola, una terra di ricchezze che ha tutte le potenzialità per diventare una sorta di Veneto del Sud. Ma deve fare sistema: devono riuscirci i privati, un nuovo corso mai abbastanza auspicato, della pubblica amministrazione, devono riuscirci i cittadini. E’ il senso profondo della doppia tavola rotonda sulle tante eccellenze del territorio ragusano andata in scena all’Antico Convento dei Cappuccini di Ibla, nel contesto di “Panorama d’Italia”, moderata dal direttore di Panorama Giorgio Mulè.
“Salire sul treno dello sviluppo non è semplicissimo”, dice *Pietro Agen*, un ligure innamoratosi della Sicilia, che – giura – intende fare per altri due anni e non oltre il presidente della Camera di Commercio della Sicilia sud-orientale, ma in questi due anni vuole lasciare traccia: “La trafila burocratica è sempre complessa, e poi occorre riuscire a prendere il meglio dei vari territori e mettere il tutto a fattor comune in modo da allontanare il più possibile i rischi di ‘nanismo’ aziendale”.
A partire dal Grande Ostacolo, quello delle infrastrutture per i collegamenti, storico anello debole della Regione. “In realtà, paradossalmente, l’isolamento dovuto ai limiti della mobilità – prosegue Agen – ha influito sul carattere degli abitanti, li ha resi più forti e capaci di fare squadra”. Le autostrade: vanno realizzate quelle già in progetto e progettate le altre, l’aeroporto di Comiso difeso, e il sistema portale integrato – finalmente affidato, sottolinea Agen, alle mani competenti di Andrea Annunziata.
Fare sistema come anche nel caso del turismo, poiché “a nessuno piace organizzare un viaggio in una terra difficile da raggiungere”, afferma *Giovanni Occhipinti*, presidente del distretto turistico degli Iblei. A leggere le cifre che il settore ha registrato negli ultimi anni viene da chiedersi dove si sarebbe potuto arrivare. Si parla infatti di una crescita del 48 per cento nel biennio 2014-2016 e i dati di quest’anno e le stime per quello successivo hanno il medesimo, se non ancora migliore, tenore. Un incremento generato da diversi fattori: politico (i bacini turistici del nordafrica hanno perso attrattiva per via del terrorismo) economico (l’apertura dell’aeroporto di Comiso nel 2014), culturali (la popolarità riflessa per il successo del Commissario Montalbano e per i riconoscimenti dell’Unesco).
E fare sistema per l’industria. Lo ha ben detto *Taddeo Grillo* della Avimecc: “Per noi, mandare un pollo a Palermo costa 20 centesimi, mandarlo a Napoli 8: è un assurdo”. Ma nonostante simili assurdi, proprio la Avimecc rappresenta un caso straordinario di resilienza e reattività: l’azienda, che oggi costituisce con i suoi 100 milioni di fatturato il 5% del mercato nazionale delle carni avicole lavorate e il 25% di quello siciliano, ha una storia di incredibile. Un anno e mezzo fa, il 24 agosto del 2016, un incendio ha totalmente distrutto lo stabilimento di trasformazione delle carni, quello finale della “filiera corta” con cui Avimecc gestisce l’intero ciclo, dalle uova agli allevamenti alla macellazione alla confezione. Era un venerdì: già il lunedì sera la prima consegna è stata comunque onorata e nel giro di pochi mesi si è riportata la produzione ai livelli voluti, utilizzando un piccolo impianto di terzi, che è sato fatto crescere e intanto costruendo un nuovo impianto. Con le sole forze aziendali.
E vuol fare sistema – peraltro riuscendoci, in molti casi – il direttore del dipartimento pesca mediterranea dell’Assessorato regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea *Dario Cartabellotta*: “Abbiamo deciso di parlare di seafood”, spiega, “cioè del cibo che viene dal mare, pesce trasformato, elaborato in mille specialità gastronomiche, e di acquacoltura. E’ non solo un settore con grandi potenzialità ma che può e deve anche essere comunicato bene”.
Il settore del seafood cuba ben 500 milioni di fatturato, oggi in Sicilia: al terzo posto dopo il vino, che raggiunge ormai quota 1 miliardo, e l’ortofrutta che tocca gli 800 milioni. “Oggi anche a Bruxelles si riconosce il valore antropologico delle eccellenze territoriali”, ha proseguito Cartabellotta, “e qui abbiamo competenze e tradizione, a profusione. Abbiamo i mestieri del mare, i vecchi che li insegnano ai giovani anche grazie all’incentivo dei nostri tirocini, abbiamo chef straordinari che sanno giocare col pesce abbinandolo magicamente al vino”, ed è proprio parlando di “duetto” tra pesce e vino, anzi donne del vino, che Cartabellotta ha lanciato un’invenzione di marketing destinata a sicuro successo.
Ma sono state tante, le storie presentate a Ibla. Tutte interessanti, meritevoli. “Infatti, il tema”, dice *Giuseppe Cicero*, Direttore Area Imprese Sicilia Intesa Sanpaolo, “non è tanto il credito, quanto l’importanza di recuperare fiducia, di riappropriarci della nostra autostima, perché in Sicilia ci sono aziende super efficienti che competono a livello mondiale”.
Si va da Plastiche Alfa, che fa della ricerca e dell’individuazione di nuovi materiali e tecniche di produzione uno dei suoi principali punti di forza, esportando in 80 Paesi del mondo, come illustra *Josephine Pace*, esponente della seconda generazione imprenditoriale dell’azienda; alla Riolo, Punto Cobat, che opera nel settore del recupero e del riciclo da 40 anni: “Tanti sono stati i passi avanti in questo senso, sia in termini di attenzione generale da parte dei cittadini alle tematiche ambientali che per l’introduzione di nuove normative in materia”.
E ancora i pomodori di Arestia, un’industria agricola di ormai grandi dimensioni, partita con un primo stabilimento nell’84 a Vittoria, specializzatasi nel pomodoro ciliegino, che è un prodotto di eccellenza. O l’uva da tavola di Salvatore Consoli, di varietà Mazzarone, recentemente regalata addirittura a Papa Bergoglio per i poveri, di cui Consoli produce 270 milioni di chili, 54 dei quali biologici. E li vende anche all’estero, in grande quantità. O ancora l’olio della Frantoi Cutrera, “presente in 45 Paesi, con 350 riconoscimenti internazionali in 18 anni. Oggi rappresentiamo il 60% dela produzione Dop dei Monti Iblei”.
Grande visione d’impresa quella di *Gaetana Iacono*, una delle “donne del vino” che sono state le protagoniste della fioritura del vino siciliano negli ultimi vent’anni. Dalle 30 mila bottiglie dell’azienda paterna alle attuali 350 mila c’è stata tutta la passione di Gaetana, che ha scelto l’azienda dopo una laurea in farmacia predistinatale dal padre.
Panorama d’Italia – dopo uno “showcooking” tutto imperniato su pesce e vino – prosegue oggi con l’irruzione in campo della scienza: alle 17 alla Camera di commercio, il primo dei tre eventi di *Focus* su “Inquinamento e cambiamenti climatici, la Terra si trasforma”, seguito alle 19 da quello su “La salute nel piatto”: Alle 20, altra replica del Barbiere di Siviglia in formato ridotto, coproduzione dell’Accademia della Scala e del Teatro Donnafugata, che sta incantando Ragusa; e alle 21, all’Auditorium di San Vincenzo Ferreri, Gianni Poglio di Panorama intervista *Roy Paci,* che regalerà anche una live perfomance al pubblico. Domani alle 10, alla Sala Pluriuso “Falcone e Borsellino”, incontro pubblico con il vicepresidente del Cms Giovanni Legnini; e alle 12, all’Auditorium, presentazione della ricerca “Sicilia, una Regione allo specchio” di Inthera-Mondadori, commentata dal neopresidente della Regione Sicilia *Nello Musumeci*.