BIMBE SPOSE E LA TERRIBILE CONSEGUENZA DELLE GRAVIDANZE PRECOCI

L’UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione) e i suoi partner hanno lanciato nel 2004 un’iniziativa globale per porre fine ai matrimoni precoci rico­noscendo i diritti alle adolescenti e le loro dirette implicazioni per la durata della povertà. La conseguenza dei matrimoni in età infantile è inoltre, l’elevato tasso di gravidanze precoci: ogni anno 15 milioni di adolescenti dai 15 ai 19 anni danno alla luce bambini.

Le adolescenti corrono altissimi rischi di partorire prima del termine poiché il loro corpo non è di solito ancora perfettamente sviluppato e pronto per il par­to, hanno anche maggiori probabilità di un parto complicato da una dilatazione insufficiente: hanno una probabilità doppia di morire durante la gravidanza o il parto rispetto alle donne dopo i 20 anni; per quelle che non hanno ancora 15 anni, poi, il rischio è cinque volte maggiore. Ancora maggiori sono i rischi per le ragazze più povere, che la malnutrizione condanna a una crescita stentata: nel rapporto del 2004 “Rising to the Challenges: the MDGs1 for Health”, la Banca Mondiale afferma che mezzo milione di donne muore durante la gravidanza o il parto in un anno. Inoltre i figli delle madri adolescenti sono più esposti a malattie e mortalità precoce.

La cura di bambini fin dall’adolescenza impedisce a molte donne in tutto il mondo di migliorare il proprio status educativo, economico e sociale. Il matri­monio e la gravidanza precoce riducono sensibilmente le opportunità educative e di lavoro e con molta probabilità avranno un impatto negativo sulla qualità della vita della donna e dei suoi figli.

Quante bimbe sono costrette a subire innumerevoli violenze. Spesso le bambine subiscono pressioni o vengono forzate a compiere atti ses­suali. Fattori come la tenera età, le pressioni sociali, la mancanza di leggi pro­tettive, o la loro mancata attuazione, rendono le bambine più vulnerabili a ogni tipo di violenza, con crimini di stupro, abuso e sfruttamento sessuale, traffico di persone, lavoro forzato, fino alla possibile vendita degli organi e dei tessuti.

Secondo le statistiche del Telefono Azzurro e Eurispes nel 2003 in Italia 2 minori al giorno sono state vittime di abusi e di violenza sessuale da parte di fami­liari, le vittime nella maggior parte dei casi sono bambine tra gli 11 e i 14 anni; tra le regioni a più alto indice di abusi ci sono la Lombardia, la Campania e la Sicilia.

Un altro fenomeno che in Italia, negli ultimi anni, si sta ampliando è quello riguardante la baby-prostituzione: il 35% delle 50.000 donne straniere coin­volte nel mercato della prostituzione ha un’età compresa tra i 14 e i 18 anni, piccole schiave da marciapiede, ragazzine provenienti soprattutto dalla Nigeria, dall’Est Europa e dai Balcani, sfruttate senza scrupoli.

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) il traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale sembrerebbe essere cresciuto tra il 1995 e il 2000 di almeno il 50% arrivando a coinvolgere circa 2. 000.000 di donne all’anno, con pratiche di asservimento connesse alla povertà e alle migrazioni: quante bambine sono tra queste?

L’estendersi del ricorso alla violenza sessuale nelle aree attraversate dai conflitti è stato ignorato per molto tempo nonostante la denuncia di molte or­ganizzazioni.

È noto che storicamente la condizione delle donne nei conflitti armati non è stata oggetto di particolare attenzione da parte del diritto internazionale. Va ricordato che lo stupro e le altre forme di abuso sessuale non erano contemplate nella Carta del Tribunale militare internazionale di Norimberga, e durante i processi ai maggiori criminali di guerra nazisti è stata scarsa l’attenzione, così come il rilievo penale, alle pur numerose testimonianze di sistematica violenza sessuale contro la componente femminile della popolazione civile.

L’adozione dei due Statuti dei Tribunali per l’ex Iugoslavia e il Ruanda ha in parte corretto i termini del problema: i crimini contro le donne, particolarmen­te quelli di natura sessuale, sono suscettibili di essere compresi nell’ambito sia della categoria dei crimini di guerra che di quelli contro l’umanità.