Adesso che la seconda edizione di “A tutto volume” è in archivio, possiamo avanzare qualche considerazione. Per la precisione, saranno tre.
La prima: l’iniziativa, che già lo scorso anno per la sua prima edizione era andata molto bene, in questa replica è andata ancora meglio. Il livello degli autori presenti è stato molto alto, numerosi gli appuntamenti e notevolissima, inusuale per la nostra città, la partecipazione di cittadini e di molti forestieri. Se proprio bisogna muovere una riserva, essa è piccolissima, è fa riferimento a qualche appuntamento fissato in un posto e poi spostato in altri. Ma, come si vede, è pochissima cosa.
La seconda: il tempo, nel senso meteorologico, ha funestato la manifestazione. Ed è questa l’ennesima dimostrazione che la città di Ragusa è poco incline alla fruizione culturale in genere ed ai libri in particolare, e gli dei dell’olimpo vogliono sempre farcelo ricordare.
La terza: l’importanza dei libri. Venerdì 6 maggio alle ore 18 a Comiso, presso i locali della “Fondazione Bufalino” in Piazza delle Erbe, nell’ambito delle iniziative per il settantacinquesimo compleanno di Piero Guccione, sarà presentata una interessante ricerca sulla corrispondenza tra lo scrittore comisano ed il pittore sciclitano. Cosa c’entra questo con “A tutto volume”? C’entra e non poco, non foss’altro che per il fatto che sempre di libri si tratta. E poi perché con l’occasione diamo notizia dell’avvenimento ed aggiungiamo che ricevendo l’invito del Centro Studi Feliciano Rossitto, che organizza l’evento comisano, abbiamo pensato ad una famosa intervista del grande Bufalino.
Al giornalista che gli chiedeva, ora sono venti anni (tanto per far capire quanto la cronaca di questo Paese si evolve), cosa pensasse della costruzione – sempre annunciata e mai realizzata – del Ponte sullo Stretto di Messina, Bufalino rispose: “Non sono concettualmente contrario, ma sottolineo anche che la costruzione dello stesso ponte potrebbe favorire la sicilianizzazione del continente e la omologazione dell’Isola. Come negare l’esistenza del tumore Sicilia e delle sue minacciose metastasi d’esportazione? È un morbo vecchio di secoli, ma non saranno né la segregazione né l’aggregazione a salvarcene: né una chirurgia che ci amputi, né un ponte che concilii. Occorrono cure diverse, e io dico timidamente: libri e acqua, libri e strade, libri e case, libri e occupazione. Libri”.