Cantieri lavoro di igiene ambientale e “parentopoli”. Ma non solo. Una denuncia grave, quella della FP CGIL di Ragusa che vuole mettere fine ad un sistema che si protrae da oltre 15 anni in provincia. Parliamo di quei cantieri che vengono appaltati ogni 7-8 anni e che, secondo la CGIL, sono diventati un vero e proprio sistema per garantire assunzioni ad amici e parenti.
Una volta effettuato l’appalto da parte delle ditte, la stazione appaltante, in questo caso i Comuni, avrebbero il compito di vigilare. Eppure, secondo la CGIL, questo non avviene. Un sistema opaco, grigio, dove insistono molte zone d’ombra che negli anni ha portato a vere e proprie vessazioni, in barba alle clausole dei contratti, e ad assunzioni di amici e parenti dei titolari delle ditte o dei politici di turno. Graziana Stracquadanio, Responsabile del Dipartimento Provinciale Igiene Ambientale, afferma che tale situazione è stata favorita proprio dalla scarsa vigilanza delle stazioni appaltanti, che ha permesso il verificarsi di gravi irregolarità.
Le principali problematiche denunciate
Una delle principali problematiche è proprio quella relativa alle assunzioni arbitrarie: la mancanza di rispetto delle graduatorie per l’assunzione di lavoratori stagionali e a tempo determinato, insieme al disprezzo delle clausole contrattuali e di legge, ha aperto la porta a pratiche clientelari. Questi meccanismi hanno trasformato il gestore dei servizi di igiene ambientale in un centro di potere autonomo, che può decidere liberamente chi assumere, influenzando l’equilibrio economico e sociale del territorio. Basti pensare alle elezioni. La FP CGIL segnala il mancato rispetto del diritto alla precedenza nelle assunzioni per i lavoratori stagionali, così come le richieste legittime di trasformazione dei contratti da part-time a full-time. Inoltre, molti lavoratori vengono inquadrati a livelli contrattuali inferiori rispetto alle mansioni effettivamente svolte, con l’adozione di inquadramenti non previsti dai capitolati d’appalto. I carichi di lavoro sono troppo gravosi e non tengono conto del benessere fisico dei lavoratori, compromettendo spesso la loro salute e limitando la capacità di svolgere le mansioni assegnate. In molti cantieri, i lavoratori sono sottoposti a metodi di gestione e sfruttamento che richiamano pratiche medievali, con ricatti, intimidazioni e minacce esplicite. In alcuni casi, i lavoratori sono obbligati ad iscriversi a sindacati favorevoli alle imprese, un’ulteriore forma di coercizione sociale.
Un altro problema riguarda l’utilizzo dei servizi aggiuntivi, che generano costi incontrollabili e trasformano il servizio in una sorta di “bancomat” per pochi, con un impatto negativo sulle tariffe che i cittadini sono costretti a pagare.
La FP CGIL chiede che i Comuni rendano pubblici i costi degli appalti, inclusi i servizi extra, e stabiliscano metodi di controllo trasparenti. Inoltre, sarebbe opportuno che venisse stilato un protocollo d’intesa fra sindacati, Prefettura e Comuni, in modo da porre fine a queste pratiche.
“Si tratta – aggiunge e conclude il segretario provinciale, Giuseppe Roccuzzo – di una fotografia allarmante di un sistema che ha smarrito ogni riferimento nel rispetto dei diritti, delle regole e della dignità dei lavoratori. Non possiamo più accettare che logiche clientelari e prevaricazioni trovino spazio in un settore tanto cruciale per la qualità della vita delle nostre comunità”.