Caso Mare Ionio, a Ragusa l’udienza preliminare. Il Viminale si costituisce parte civile

A Ragusa stamane al via l’udienza preliminare sul caso “Mare Jonio”. Presenti, con gli avvocati Serena Romano e Fabio Lanfranca, quattro degli indagati: Luca Casarini, Giuseppe Caccia, Alessandro Metz, e Fabrizio Gatti. In aula davanti al giudice Eleonora Schininà, il pm titolare dell’inchiesta, Santo Fornasier a cui si è aggiunto anche il procuratore capo facente funzioni, Marco Rota. Indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, Pietro Marrone come comandante a settembre del 2020 della nave Mare Jonio, Alessandro Metz, legale rappresentante della Idra Social Shipping (società armatrice), Giuseppe Caccia vice presidente del Cda della Idra e capo spedizione, Luca Casarini dipendente della società, Agnese Colpani, medico e Fabrizio Gatti, soccorritore. Posizione stralciata per Georgios Apostolopoulos, tecnico armatoriale per problematiche legate alla notifica degli atti.

A Marrone, Caccia, Casarini e Metz vengono contestate anche irregolarità in merito al rispetto del Codice della navigazione. Al centro una operazione di trasbordo migranti che la Mare Jonio unica nave di soccorso in mare battente bandiera italiana, effettuò a settembre del 2020 prendendo a bordo 27 persone messe in salvo dalla Maersk Etienne. Un’operazione che secondo l’accusa aveva l’obiettivo di far ottenere un profitto. Prima dell’udienza preliminare sul caso Mare Jonio al tribunale di Ragusa, c’e’ stato un concentramento in piazza San Giovanni, promosso da Mediterranea Saving Humans a cui hanno dato adesione Cgil, Anpi, Libera, Chiesa Valdese, Arcigay, Sinistra Italiana.

“IL SOCCORSO IN MARE NON E’ REATO”

“Il soccorso in mare non e’ reato”, e’ scritto sulle maglie distribuite dagli organizzatori che accompagnano i quattro indagati fino alle porte del Tribunale di Ragusa. Prima dell’udienza, Luca Casarini ha detto all’Agi: “Siamo molto contenti dell’iniziativa della ‘scorta di solidarieta”; ci sono tante associazioni, tante persone, diverse da Mediterranea che oggi hanno deciso di esserci. Uno degli obiettivi politici di questo processo era di isolarci, di sbattere il mostro in prima pagine, di costruire un profilo criminale attorno al soccorso in mare e anche a Mediterranea.La risposta di tante associazioni del territorio e’ stata questa: dire che siamo tutti sotto processo”. Per Casarini, “questo processo, per noi, e’ l’occasione per dire : chi e’ che ha lasciato li’, 27 persone naufraghe, una delle quali violentata da cinque guardie prima di mettersi in mare? Quale autorita’ ha deciso questo? Sono loro che hanno commesso un grave reato di omissione di soccorso. Oggi sara’ l’inizio di questo processo”. Una udienza, quella odierna, in cui verranno poste anche delle questioni preliminari in merito alla utilizzabilita’ o meno di alcuni atti. “Innanzitutto oggi la prima cosa che porremo al giudice – dice ancora – sara’ il come sia possibile che gli atti di questo processo, atti che erano secretati, che erano un insieme di captazioni, sequestri, di comunicazioni, intercettazioni che nulla avevano a che fare, nella stragrande maggioranza, con il caso specifico, siano stati dati, per formare un dossier, a un gruppo editoriale per una campagna stampa. Ventuno prime pagine.

Noi vogliamo chiedere oggi a questo tribunale come e’ possibile che questo sia accaduto, perche’, ricordiamo, il PM e anche la giudice e’ il custode di questi atti. L’uso di queste intercettazioni, di questo materiale, l’uso politico, l’uso illegale e’ il primo problema di questo processo che inizia proprio cosi'”. Conclusa dopo un’ora e trenta la prima udienza preliminare del caso Mare Jonio. Il ministero dell’Interno si è costituito parte civile e il giudice ha nominato un perito per stralciare dalla copia forense tutto ciò che non è rilevante ai fini della configurazione dei capi di imputazione contestati. Si tratta delle intercettazioni. L’incarico verrà conferito nella prossima udienza fissata per il 13 marzo nel corso della quale gli avvocati difensori hanno posto delle questioni preliminari. Gli indagati rispondono di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per una operazione di trasbordo di migranti che la Mare Jonio unica nave di soccorso in mare battente bandiera italiana, effettuò a settembre del 2020 prendendo a bordo 27 persone messe in salvo dalla Maersk Etienne. Un’operazione che secondo l’accusa aveva l’obiettivo di fare ottenere un profitto.    

 “Abbiamo finalmente avuto il luogo fisico per rappresentare il fatto che le intercettazioni telefoniche non abbiamo Mai potuto ascoltarle. Non abbiamo mai avuto accesso ad oggi alle intercettazioni telefoniche. Finalmente abbiamo potuto rappresentare all’Autorità giudiziaria questo vulnus della difesa gravissimo”, dice al termine dell’udienza, l’avvocato Fabio Lanfranca. 

IL VIMINALE SI COSTITUISCE PARTE CIVILE

 “Conosciamo i brogliacci che contengono una interpretazione parziale e l’estrazione di intercettazioni fatta dalla polizia giudiziaria. Il dato che abbiamo potuto verificare dalla lettura del brogliaccio è che non è vero che non ci sono telefonate con parlamentari e abbiamo appreso che addirittura sono state trascritte telefonate con la difesa. Si tratta di violazioni molto gravi che avrebbero richiesto come da Codice che si facesse una operazione di selezione prima che si arrivi all’udienza preliminare – aggiunge l’avvocata Serena Romano – il pubblico ministero non ha riversato nel fascicolo questi atti e quindi la difesa non li ha mai potuti conoscere; conosce alcuni brogliacci e da questi brogliacci sono rilevabili le gravi violazioni che abbiamo sottolineato, violazioni di tutta quella serie di norme poste a tutela della formazione del fascicolo delle intercettazioni e della vita privata degli indagati”.       

Queste intercettazioni sono o no nel fascicolo del Pm? “Non lo sono – risponde all’Agi Lanfranca – la difesa degli indagati non conoscono le intercettazioni se non attraverso una sintesi effettuata per iscritto dalla polizia giudiziaria, sintesi dalle quali abbiamo arguito che contengono registrazioni anche di intercettazioni vietate dalla legge, con parlamentari e appunto anche con i difensori. Un fatto inaccettabile e gravissimo”. “Il giudice ha disposto quindi una perizia sulla copia forense – dice Romano – verrà stralciato nella copia forense, tutto quello che è irrilevante, nonostante il danno sia stato già fatto, perché chi ha fornito la copia alla stampa ha dato anche l’irrilevante. Questo farà in modo che il danno venga contenuto per il futuro e che possa entrare nel processo solo quello che è rilevante ai fini del capo di imputazione”. L’avvocata Romano non parla di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma sottolinea che si tratti del “soccorso delle persone che si trovavano da 38 giorni a bordo della Maersk Etienne abbandonate dagli stati; tra loro una donna violentata prima della traversata, e sola in mezzo a 26 uomini. Questo è il tema”. Poi intervengono anche Casarini e Metz sulla costituzione di parte civile del Ministero dell’Interno. “Vergognoso che il ministero si sia costituito parte civile in questo processo – dice Casarini – processo di dubbia legalità e di grande violazione dei diritti di difesa. Il Ministero degli Interni si è presentato come parte civile, e questo dà la dimensione che si tratta di un processo politico”. “Che sia un fatto politico non c’è dubbio – aggiunge Metz – il ministero si costituisce inserendo anche delle fattispecie che non hanno nulla a che vedere con il nostro processo. E’ evidente che non c’è stato merito tecnico di decisione da parte del ministro Piantedosi ma è solo un fatto politico”.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it