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C’È UN MODO LEGALE PER DIRE: “NON VOTO PERCHÈ NON MI SENTO RAPPRESENTATO DA NESSUNO”
16 Ott 2012 16:55
È l’iniziativa promossa e diffusa su Facebook nella pagina “Manifestazione ad oltranza a Roma contro la Politica e la Crisi”.
Nata nel luglio 2011 e seguita da più di 27.000 utenti all’interno di Facebook, la pagina ha come obiettivo quello di manifestare pacificamente “ad oltranza” contro la politica e la crisi.
Lo scopo dell’iniziativa è di evitare che con la legge elettorale in vigore, schede bianche e schede nulle siano conteggiate come quota premio per il partito con più voti. A tal fine vengono date delle istruzioni all’elettore, il quale deve recarsi alle urne con la tessera elettorale e il documento di riconoscimento e farsi vidimare la scheda senza toccarla per evitare che venga dichiarata nulla. Dopo la vidimazione, l’elettore deve esercitare il diritto di rifiutare la scheda, dicendo che la sta rifiutando per protesta, e chiedendo e pretendendo che tale rifiuto venga verbalizzato. È possibile che l’elettore eserciti anche il proprio diritto di aggiungere in calce al verbale un commento che giustifichi il rifiuto.
Il presidente di seggio non può rifiutarsi. L’iniziativa, infatti, fa leva sull’Art. 104 del Testo Unico delle Leggi Elettorali, D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 e successive modifiche, che afferma: “Il segretario dell’Ufficio elettorale che rifiuta di inserire nel processo verbale o di allegarvi proteste o reclami di elettori è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa sino a lire 4.000.000”.
Di fronte all’eventuale ostinazione dei presidenti e alla riluttanza dei segretari a non verbalizzare, viene consigliato all’elettore di rivolgersi alla forza pubblica per richiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario, che può avere accesso nella sezione per notificare al presidente proteste e reclami relativi alle operazioni della sezione, secondo quanto stabilito dall’ Art. 44 comma 4 del decreto.
L’iniziativa sottolinea il fatto che in assenza di una previsione normativa chiara, è forte il rischio che i presidenti di seggio potrebbero facilmente mettere in difficoltà chi volesse portare avanti questo tipo di azione, ma puntualizza il fatto che in assenza di divieti espliciti o desumibili dal combinato disposto di più norme, la presunzione sta tutta a vantaggio di ciò che non è stato in alcun modo vietato.
Una chiara esortazione all’adesione rivolta a tutti costituisce la parte finale dell’appello, che afferma: “Se noi tutti, popolo, facciamo così, anche se mandano i loro tirapiedi a votare, non raggiungeranno mai la maggioranza e per forza maggiore devono prenderne coscienza…”
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