Dopo aver illustrato, nell’articolo precedente, le caratteristiche della celiachia e della “gluten sensitivity”, cerchiamo di capire se una dieta priva di glutine possa apportare benefici per la linea e/o per la salute anche in soggetti NON affetti dalle suddette patologie.
Ufficialmente, non ci sono prove che il glutine possa essere dannoso in persone sane, e nemmeno che ostacoli il dimagrimento, ma la ricerca è fino a oggi davvero limitata.
Secondo alcuni studiosi americani (W. Davis, D. Perlmutter, R. Lustig), il glutine e i cereali più in generale potrebbero avere un ruolo determinante nell’insorgenza e/o nel peggioramento di condizioni come il sovrappeso, l’obesità, la sindrome metabolica e il diabete. Per fortuna, sono in aumento gli studi su glutine e carboidrati, in relazione sia a specifiche patologie sia alla validità di diversi regimi dietetici.
Per esempio, sarebbe interessante capire se due diete identiche dal punto di vista dell’apporto energetico (kcal) e della ripartizione dei macronutrienti (per esempio, 50% carboidrati, 30% lipidi e 20% proteine), ma una aglutinata e l’altra no, darebbero lo stesso risultato in termini di perdita di peso o, ancor meglio, di massa grassa.
Vediamo pro e contro di una dieta senza glutine. “Buona parte dell’Oriente vive senza glutine, e va benissimo se la dieta è equilibrata – ha recentemente detto Margherita Bonamico, responsabile del Centro Celiachia del Dipartimento di Pediatria, La Sapienza di Roma -. La perdita di peso dipende sempre dalla dieta nel suo complesso. L’artrite e l’ipertensione non dipendono dal glutine, anche se è vero che nei celiaci il glutine può causare artrite reumatoide. Per quanto riguarda il grasso addominale, può essere che il lievito di pane e pizza dia gonfiore, ma non il glutine. Detto questo, ripeto che si vive benissimo senza glutine, e probabilmente oggi assumiamo un eccesso di glutine. In Italia consumiamo troppo pane e pasta, e sostituirli anche almeno in parte con prodotti senza glutine può fare solo bene, aiutandoci a diversificare la nostra dieta”.
Questo è solo uno dei pareri di un esperto del settore, ma che oggi si consumino troppi carboidrati è ormai un dato di fatto: oltre a pane, pasta e pizza, alimenti di uso quotidiano per noi italiani, pensiamo a biscotti e prodotti da forno, fette biscottate, crackers, grissini, merendine, snack confezionati, gelati, piatti pronti etc etc. Il consumo pro capite di questi alimenti è davvero esagerato, e purtroppo pochi sanno che la maggior parte di questi prodotti apporta carboidrati di pessima qualità (zuccheri e/o amidi raffinati), spesso in concomitanza a grassi idrogenati o additivi alimentari di ogni sorta.
In quest’ottica, ridurre o eliminare questi prodotti dalla propria dieta non può che far bene, preservando l’organismo da un eccesso di nutrienti inutili se non dannosi.
Attenzione, però, perché la dieta senza glutine può diventare un’arma a doppio taglio: da un lato è ideale per ridurre drasticamente non solo il consumo di glutine, ma anche di tutti questi alimenti “high-carb”; dall’altro, però, se si ricorre a prodotti “senza glutine”, si rischia di vanificare tutti i benefici, proprio perché questi prodotti sono industrialmente arricchiti di grassi e zuccheri/edulcoranti artificiali, di certo non necessari o tantomeno benefici per il nostro organismo.
Se si vuole provare la dieta aglutinata, quindi, l’ideale è farlo senza scomodare i prodotti per celiaci (tra l’altro alquanto costosi) disponibili ormai quasi ovunque. Gli alimenti che possono essere consumati in una dieta senza glutine sono: carne, pesce, uova, olio d’oliva, frutta secca a guscio, formaggi, latte, verdure, frutta, riso, patate e cereali come quinoa, grano saraceno e amaranto; molti di questi cibi sono notoriamente sani, ancor di più se se ne varia la frequenza e si segue la stagionalità. Così, la dieta aglutinata è assolutamente sostenibile, e qualcuno potrebbe scoprire di sentirsi meglio in termini di gonfiore addominale, regolarità intestinale e, perché no, perdere anche qualche chilo. Il punto è, in questo caso, che il dimagramento non per forza sarà dovuto all’assenza di glutine, bensì alla drastica eliminazione di quei cibi sopra citati e poco salutari, che sono causa frequente di ritenzione idrica, cattiva digestione o infiammazione generalizzata e, quindi, rappresentano un ostacolo alla perdita di peso!
Per chi volesse soltanto ridurre il glutine, invece, basterà sostituire i comuni cereali e derivati con altri alimenti “normali” ma senza glutine, come riso e patate, o gli altri cereali come quinoa, grano saraceno e amaranto. Attenzione, inoltre, ad alcuni alimenti che potrebbero veicolare il glutine pur essendone naturalmente privi. Ad esempio, le patate sono tuberi senza glutine, ma lo stesso non vale per patatine da friggere, patatine da sacchetto o purè istantaneo: in questi casi, è necessario controllare gli ingredienti in etichetta per assicurarsi dell’assenza di glutine. Ancora, il seitan è un alimento ricavato esclusivamente dal glutine (e ha anche un altissimo indice glicemico), ma molti non lo sanno. E, come accennato nell’articolo precedente, sono innumerevoli i prodotti che potenzialmente veicolano glutine, poiché lavorati in stabilimenti in cui questo ingrediente è presente.
Un’alimentazione senza glutine non è necessariamente un’alimentazione piena di rinunce e sempre diversificata rispetto agli altri commensali. Ormai, del resto, molte pietanze a base di cereali senza glutine sono presenti su tutte le tavole italiane, senza che il fattore “gluten free” sia stato volontariamente cercato. L’importante è essere consapevoli degli obiettivi che si vogliono raggiungere prima di apportare le dovute modifiche alla propria dieta.