A Scicli, come in tutto il Sud-Est, terra di dominazioni straniere e di lotte per il lavoro e la difesa dei diritti, anche l’ultimo baluardo del Movimento Cooperativo sembra inesorabilmente destinato a cadere!
E non basterebbero – a impedire questo declino – le difese organizzate dei lavoratori dei “presidi” di Scicli, Pozzallo, Pachino, Avola e Gela, abbandonati da un “faraone” che dice di non aver altra scelta per salvare le più importanti “piramidi” di Palermo e Catania, se non quella di “affidare” i negozi, già della ex- Coop 1° Maggio, a qualche gruppo di distribuzione alimentare, sicuramente lontano da una sensibilità “Cooperativistica” e solidale! E tutto ciò proprio nella città di La Pira!
La richiesta di riduzione del canone al 50% ai proprietari degli immobili che ospitano i negozi Coop, agli stessi presentata come condizione necessaria per salvaguardare i posti di lavoro, in realtà sembra mirata a rendere più “agevole” la cessione al “promittente acquirente”, a quanto pare già visto presso i negozi Coop, dimostra quanto sia risoluta la “strategia” per arrivare rapidamente all’obiettivo ‘cessione’ dei negozi.
Ora se è vero che una Coop “non più cooperativa”, possa ripetere l’inesorabile “business is business”, è pur lecito chiedersi perché solo, e proprio gli 8-10 negozi della terra del Sud-Est, dei greci, e poi degli arabi e degli spagnoli, ora del Barocco, del Commissario Montalbano, e – perché no – del Ciliegino di Pachino e ancora del “cantalupo”, debbano essere lasciati al loro destino.
Hanno forse risultati più sconfortanti dei negozi dell’area etnea e palermitana?
O trattasi di “strategia aziendale” mirata ad un “accentramento di potere” verso un asse politico economico? E ci chiediamo, ancora: forse i vertici di Coop fanno finta di dimenticare che già 3 anni fa è stato chiesto un grosso sacrificio ai lavoratori della “I° Maggio”, con un accordo sindacale mirato alla “riduzione dell’orario di lavoro, degli scatti di anzianità e dei livelli di inquadramento”?
Ebbene, se così fosse, si sappia che la nostra gente – invece – è ancora memore del ruolo e della “reputazione” delle Coop locali e chiede alla politica di rinfrescare la memoria alla Direzione Nazionale delle Coop, invitandole a non rendersi complice o artefice di una “iniqua” scelta e – per contro – di scommettere sui negozi del Sud-Est, oggi territorio al centro dell’attenzione dei media e di un vasto pubblico di visitatori e turisti.
Sarebbe una grande sfida per tutti e un investimento per il rilancio di un’economia sostenibile e solidale che coinvolge le migliori risorse dei territori e riesce a coniugare economia ed etica.
Auspichiamo pertanto un coinvolgimento dei massimi vertici Aziendali e delle rappresentanze politiche e sindacali per una soluzione che possa offrire una “chance” ai 40 lavoratori, tutti per riaffermare l’immagine e i valori Cooperazione che opera con trasparenza nell’ambito sociale e dell’economia.