La Patagonia, questa terra estrema propaggine dell’America del Sud e della catena delle Ande, sogno di tutti gli alpinisti, ha montagne molto suggestive. Anche se, sia detto per inciso, tutte le montagne hanno un loro fascino.
Il Cerro Torre, è sempre stata considerata una delle montagne più difficili da scalare. Da qualunque lato si salga bisogna affrontare almeno 900 metri di parete granitica strapiombante e con in cima nella spianata sommitale, un cappuccio di ghiaccio e neve perenne e con le condizioni climatiche quasi sempre estremamente sfavorevoli.
Una meraviglia della natura, che molti hanno tentato di scalare. Nel 1958 spedizioni italo-argentine, quasi contemporaneamente, tentarono la vetta. Una era guidata da Walter Bonati e Carlo Mauri e l’altra da Cesare Maestri , ma entrambe le cordate dovettero rinunciare. Ne racconta diffusamente nel suo libro “Montagne di una vita”, Walter Bonatti. Nel 1959 ci fu un secondo tentativo, ma Bonatti e Mauri si ritirarono prima ancora di cominciare la scalata quando seppero che in concomitanza c’era di nuovo una spedizione guidata da Maestri, con Toni Egger e Cesarino Fava.
La scalata venne affrontata da Maestri ed Egger, mentre il terzo restò al campo come supporto.
Dopo alcuni giorni Maestri fu trovato in stato confusionale, dissedi avere conquistato la cima e che Egger era scomparso precipitando nella discesa (fu ritrovato nel 1975), ma non c’erano documentazioni fotografiche che testimoniassero l’evento, in quanto la macchina cadde insieme a Egger. Va detto però, che quando quest’ultimo fu ritrovato, non c’era traccia dell’apparecchio quindi non si considera come raggiunta la vetta. Maestri prese molto male la cosa e anni dopo (1970) tornò sul Cerro Torre portando con sé un trapano a compressione (80 chilogrammi), attrezzò la nuova via Sud- Est fissando in parete 360 chiodi a pressione! Sali fino al termine della parete rocciosa ma non sulla parte sommitale, adducendo il motivo che essendo neve e ghiaccio non faceva parte della montagna. Abbandonò il compressore all’ultimo chiodo a 60 metri dalla vetta a testimonianza di essere arrivato lì. La prima ascensione indiscussa del Cerro Torre è quella del 1974 affrontata da una spedizione compiuta dai Ragni di Lecco che giunsero in vetta in quattro.
Il bellissimo film austriaco del titolo, che è in concorso al 62° Trento Film Festival, racconta il tentativo di David Lama, uno dei più grandi talenti di clibing a livello mondiale di salire sul Cerro Torre e filmare l’impresa.
Figlio di una infermiera austriaca e di uno sherpa nepalese, ha progettato questo film che è stato portato a termine in tre anni.
Egli ha affermato che il momento più bello è stato quando ha raggiunto la vetta assieme a Peter Ortner nel 2011. “Non sono salito in free clibing,” dice “ ma non me ne importava, perché esserci era meraviglioso, mentre il momento più difficile è stato affrontare le critiche riguardante i chiodi.”
Quando lo scorso anno è risalito in ‘libera’, giusto un paio di giorni prima gli americani H. Kennedy e J. Kruk, hanno tolto gran parte dei chiodi della ‘via del compressore’ (quelli piantati da Maestri) aumentando di molto le difficoltà, ma riuscendo ad arrivare in cima col compagno Peter. Le riprese sono fantastiche. Vedere quella magnifica montagna conquistata a forza di braccia è stato molto bello. Era vertiginoso guardare certe angolature. Un film che merita essere visto.
Il regista è Thomas Dirnhofer, il resto del cast oltre a David Lama e Peter Ortner: Toni Ponhotlzer, l’americano Jim Brindwell, Markus Pucher.
Una cosa che mi ha colpito moltissimo e che mi ha dato enorme fastidio, in tanta spettacolare bellezza, è stato vedere il compressore, lì, appesoa vicino alla vetta con il cappuccetto di neve sopra. Mi sembrava uno sfregio, stupido, inutile e sommamente arrogante.