Chiude il reparto di oculistica dell’Ospedale di Vittoria e si trasferisce a Comiso. Un pezzo di storia sanitaria di questo territorio dopo 50 anni viene meno nell’indifferenza generale. La scuola di Grasso Cannizzo, Bosco, Azzaro ed oggi di Belluardo radicata nel tessuto vittoriese da decenni, in una logica discutibile dei vasi comunicanti, per cui tolgo da una parte per riequilibrare dall’altra, viene meno.
Trasferire a Comiso un reparto che oggi è considerato, nell’indice di soddisfacimento delle aspettative degli utenti, uno dei migliori di tutto l’ospedale di Vittoria, mi sembra un’azione difficile da capire e soprattutto da fare accettare. E non per mero campanilismo o per una difesa strenua del territorio e delle trincee che ho sempre considerato una battaglia di retroguardia sia dei Sindaci che degli Onorevoli che di volta in volta cercano di incatenarsi per ingraziarsi il favore dei cittadini, quando si paventa una chiusura di un reparto o di un Ospedale.
Ma per onore alla verità dobbiamo dirlo forte e netto che il trasferimento di un reparto non è la soluzione dei mali della sanità ipparina e ragusana complessivamente. Le spese rimarranno le stesse, semmai peggiorerà nettamente la qualità dei servizi di ospitalità agli utenti. Inoltre si mette in grave imbarazzo il Direttore del reparto che essendo comisano ed amministratore di quel comune ha palese difficoltà nel prendere posizione.
Non é più il tempo delle vacche grasse e pertanto la comunità iblea, complessivamente meno di 300 mila anime, meno di un quartiere di una grande metropoli, non può permettersi 6 ospedali e decine di reparti palesemente doppioni uno dell’altro.
So che la Direzione Generale dell’ASP ha da tempo valutato ed è d’accordo ad una ipotesi di razionalizzazione della spesa e ad una ipotesi di efficacia, efficienza ed economicità dell’intervento in materia di sanità ospedaliera, ma bisogna avere il coraggio di uscire fuori allo scoperto e di lanciare un grande progetto sanitario provinciale.
Se ancora tergiversiamo, aspettiamo di fare quadrare il cerchio, tentiamo di equilibrare i desideri delle varie segreterie politiche, non decideremo mai e non faremo altro che sancire la MORTE LENTA di almeno tre di questi ospedali che non hanno più senso di esistere alla distanza di sei, sette chilometri l’uno dall’altro.
Ai cittadini, che vengono incitati all’allarme sociale ogni qual volta si ventila un ipotesi di ristrutturazione dei nosocomi ragusani, non interessa se l’ospedale è sotto casa o a poca distanza: ai cittadini interessa che ogni reparto abbia la guardia attiva (cioè la presenza di un medico 24 ore su 24) perché può salvare la vita, che i servizi diagnostici siano dotati di tutte le attrezzature moderne, che i medici possono fare ricerca ed aggiornamento, che gli infermieri siano in numero idoneo, che si abbattano le liste di attese, che le condizione di ospitalità siano dignitose, che si evitino i viaggi della speranze anche per patologie elementari.
Insomma stiamo attraversando un momento cruciale della politica sanitaria e non paga l’attendismo e l’immobilismo delle forze politiche che sono ancora scioccate dal repentino cambio di potere che le ha attraversate.
Alle segreterie politiche dei partiti di maggioranza ed anche a quella del PD, che tanta influenza hanno avuto nel determinare le scelte passate, diciamo di smetterla di pensare agli interessi di cordata e di adoperarsi ad un progetto comune assieme ai dirigenti dell’ASP e a tutti gli altri portatori di interessi. Perdere ancora tempo è colpevole tanto quanto fare male. (c.c.)