CICALA E FORMICA RECUPERARE LA VIA DELLA SAGGEZZA

Caro Direttore,
 
leggo con piacere e interesse su http://www.ragusaoggi.it/23504/le-ragioni-della-merkel la simpatica “metafora familiare” dei Cicala e dei Formica, a firma di Vito Piruzza, che spiega chiaramente come stanno le cose nei rapporti di politica economica fra l’Italia e la Germania.
 
Non entro nel merito dei riferimenti di politica interna, che riguardano i toni anti-Merkel dei quotidiani di centro-destra, Il Giornale e Libero, ma vorrei qui esporre un paio di riflessioni stimolate dal discorso dell’onesto bancario (non banchiere!) Piruzza.
 
La prima riguarda il fatto che la famiglia Cicala, che nel suo complesso ha perduto tempo nel “restringere i cordoni della borsa” rispetto ai cugini Formica, e che (anche) per questo oggi paga il conto della speculazione finanziaria e del rigorismo bancario, è da sempre una famiglia eterogenea, in cui alcuni membri della famiglia – genitori e figli da loro prediletti – hanno condotto la vita dispendiosa di cui parla Piruzza, ma altri – i figli responsabili e negletti – hanno voluto o dovuto risparmiare, rispettivamente per virtù simili ai cugini Formica o per malversazioni e scherno da parte dei membri dissipatori della loro stessa famiglia.
 
Mi sembra allora che la metafora possa essere integrata con un riferimento chiaro e deciso a un sano principio di equità che la famiglia Cicala, nel momento della sofferenza obbligata, dovrebbe rispettare per non trasformarsi in una famiglia Cannibale. In altri termini, la famiglia Cicala dovrebbe chiedere di fare sacrifici ai genitori che hanno scialacquato e mal speso il reddito disponibile, ai figli che hanno guadagnato senza versare il loro contributo alle spese comuni della famiglia, e a quelli che con la complicità dei genitori hanno rubato soldi ai fratelli mediante il malaffare, la rendita improduttiva, l’economia speculativa, la corruzione della gestione familiare, la pigrizia nell’adempiere ai propri compiti e ai propri ruoli familiari, etc.
 
Il rischio di fare parti uguali fra disuguali, nell’ambito di una famiglia, è quello di prepararne la dissoluzione, poichè i fratelli che hanno fatto sacrifici per mantenere il resto della famiglia potrebbero reagire violentemente, procurando o poi subendo profonde ferite materiali e spirituali, ovvero potrebbero smettere di remare mentre fuori e dentro casa c’è una grande tempesta da cui tutta la famiglia rischia seriamente di essere travolta.
 
La seconda riflessione riguarda il fatto che i cugini Formica, e il suo capo famiglia, hanno sì delle buone ragioni, e la metafora di Piruzza le individua ed illustra con evidente buon senso, peraltro a benevolente monito e orientamento per la famiglia Formica. Tuttavia, dietro le sue buone ragioni, la famiglia Formica nasconde altre ragioni, inconfessate e innaturali (le formiche vere sono solidali e generose): quelle di chi, avendo accumulato risorse durante l’inverno, e potendo chiedere ai cugini Cicala, rimasti con la dispensa vuota, di pagare il tardivo rifornimento ad un prezzo notevolmente maggiore rispetto al valore reale del cibo offerto, gode nell’arricchirsi ben oltre il frutto del proprio lavoro, incamerando lo “spread” e pretendendo di dettar legge, da solo, anche per il futuro.
 
Mi sembra allora che, senza cedere a irrazionali campagne “anti-tedesche” o “anti-italiane”, e preparandosi presto a una vitale e positiva “cessione di sovranità”, la famiglia Cicala e la famiglia Formica debbano recuperare insieme la via della saggezza e della corresponsabilità verso i figli più piccoli, prima che sia troppo tardi, poichè la famiglia, in fondo, a questo da sempre serve, a proteggere i cuccioli per garantire la prosecuzione della specie.
 
Se lo ricordino i padri e le madri, e specialmente quelli che “custodiscono” per tutti, senza mai poter pensare di “possedere” per sè, le cassaforti di famiglia.