Prosegue l’azione di “Confronto” per sollecitare da parte dei cinesi il rispetto delle stesse norme applicate agli operatori locali. E’ vero che la globalizzazione determina la liberalizzazione dei mercati, ma il tutto può essere accettato se esistono regole uguali per tutti: unico modo per garantire criteri leali di sana concorrenza commerciale. Il Consiglio Direttivo di “Confronto”, in riferimento alle segnalazioni ricevute da numerosi operatori economici del territorio provinciale, ha approvato un documento inviato all’intera Classe Dirigente Iblea (Prefetto, Parlamentari, Sindaci e Presidenti dei Consigli Comunali, Commissario ex Provincia Regionale, Presidente della Camera di Commercio, Organizzazioni di Categoria e Sindacali, ecc.) non solo per rappresentare il disagio patito dagli imprenditori del territorio (costretti a subire gli effetti di una concorrenza sleale e tale da lasciarli senza incoraggianti prospettive) ma anche per lamentare la insufficienza se non la mancanza di adeguati controlli in ordine al rispetto delle leggi vigenti, al pagamento delle tasse, alla tracciabilità dei capitali investiti, al corretto utilizzo del marchio CE, all’osservanza degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali, ecc. ecc. In tal senso col documento viene chiesto l’intervento delle Autorità preposte per la effettuazione dei controlli e delle verifiche che si rendono necessari per far si che gli extracomunitari vengano sottoposti alle stesse regole applicate agli operatori economici locali. Ai Sindaci in particolare viene chiesta l’intensificazione della vigilanza annonaria per verificare il legittimo comportamento di tutti gli operatori economici dell’intero territorio.
Contrariamente a quanto sostenuto a torto da qualcuno, il Consiglio Direttivo precisa che l’Associazione non è contraria alla presenza di extracomunitari anzi, ben venga il loro ruolo per calmierare i prezzi.
“Confronto” è contro un sistema in cui gli operatori economici locali sono costretti a sottostare ad un regime che li opprime, li dissangua e li costringe, fra l’altro a subire una concorrenza incontrollata e soprattutto sleale mentre gli extracomunitari, ed i cinesi in particolare, godono di una libertà quasi assoluta con possibilità di investire con capitali dei quali non si è certi se si conosce la provenienza, di aprire attività con una durata studiata per fallimenti pilotati per non pagare le tasse, ecc.: il tutto sotto gli occhi di tutti senza che alcuno si muove per contrastare una azione penalizzante per gli imprenditori locali e per il territorio e per tutta l’economia.